Diventare dell’Opus Dei a settant’anni

Carlo, dirigente farmacista in pensione, racconta come il Signore lo abbia chiamato a far parte dell’Opus Dei dopo tanti anni di formazione cristiana.

Carlo, sua moglie Lorenza e i figli Giorgio e Federica.

«Dopo cinquant’anni dal mio primo ritiro spirituale ho chiesto l’ammissione all’Opus Dei».

Carlo è nato a Brindisi alla fine degli anni Cinquanta, dove ha vissuto fino al diploma scientifico. Sposato con Lorenza, hanno due figli. Laureato in Farmacia, per tanti anni ha fatto l’informatore scientifico, per poi diventare dirigente farmacista del Policlinico di Foggia.

«Da liceale conobbi Rosario - racconta Carlo -, insegnante di religione in un istituto tecnico di Brindisi. Si occupava anche di sport e mise su una squadra di pallavolo. Entrai in questa squadra con altri compagni. Diventai suo amico. Rosario, fedele aggregato dell’Opus Dei, mi consigliava dei libri da leggere, grandi classici, in un contesto culturale e politico molto complesso come quello della fine degli anni Sessanta. Quando ci vedevamo mi dava anche qualche consiglio per la mia vita spirituale oltre che per la mia formazione culturale».

«Rosario mi invitò al primo ritiro spirituale della mia vita - prosegue Carlo -, che si svolse in provincia di Bari, in casa che molto generosamente una persona dell’Opus Dei metteva a disposizione. Eravamo sei o sette, e il sacerdote che predicava era don Marino Signorelli. C’era Victor, oggi don Victor, allora giovane studente di medicina».

Dopo questo ritiro Carlo iniziò a frequentare la residenza universitaria di Bari, che allora si trovava in via Roberto da Bari. Nel 1977, quando Carlo stava terminando lo scientifico, fu invitato a un’attività internazionale di formazione culturale e cristiana che si sarebbe tenuta al Castello di Urio. «Ero all’ultimo anno di liceo e partecipai a questo bellissimo convegno sul giornalismo - ricorda Carlo - con Gustavo Selva, Cesare Cavalleri, Indro Montanelli e Pippo Corigliano, insieme a ragazzi italiani e stranieri. Sono sempre stato appassionato di fotografia e approfittai dell’esperienza per fare degli scatti, che ancora conservo».

Pippo Corigliano e Indro Montanelli nel 1977. Le foto sono di Carlo.

La carezza del Signore dopo un periodo buio

Nel 1978, un anno dopo l’incontro internazionale a Urio, Carlo iniziò l’università a Bari: «Continuavo a frequentare la residenza di Bari - spiega Carlo - ma poco dopo iniziai a sperimentare un lungo periodo di buio spirituale, per tutto il periodo dell’università fino a quando iniziai a lavorare, dopo il servizio militare e il matrimonio. Rosario, con il quale sono sempre rimasto in contatto e che mi conosceva bene, ha sempre rispettato il mio silenzio di quegli anni su tutto ciò che riguardava la mia vita spirituale. Con il passare degli anni questa sua testimonianza di amicizia disinteressata mi è tornata spesso in mente».

Nella sua attività di informatore scientifico, Carlo frequentava i reparti degli ospedali: «C’è stata una piccola carezza del Signore che mi ha portato di nuovo verso di Lui. Mi trovavo in un reparto di oncologia e trovai per terra una corona del rosario, lasciata chissà da chi. Non era raro che qualcuno andasse in giro con un rosario, specialmente in quel reparto; ma in quel periodo una situazione di salute di mia moglie mi stava causando parecchia ansia. Mi sembrò un piccolo segno, e mi diede la carica per ritornare alla fede».

Il “ritorno all’ovile”

Carlo decise allora di cercare un punto di riferimento a Foggia, e per farlo si rivolse alla sua certezza, l’amico che anni prima gli aveva fatto conoscere l’Opera: «Naturalmente ritornai “all’ovile di Rosario” - commenta Carlo -, che mi indicò don Vincenzo, un sacerdote di Foggia che passava molte ore al giorno nel confessionale della parrocchia della Madonna del Rosario. Dopo poco ripresi a frequentare le attività di formazione cristiana promossa dalle persone dell’Opus Dei a Foggia e cercai di riaccendere una fede “operativa” dopo oltre dieci anni di silenzio».

Don Normann Insam e Carlo all'inaugurazione di piazza san Josemaría ad Apricena, il 13 aprile 2019.

A dicembre del 2023, cinquant’anni dopo il suo primo ritiro spirituale, Carlo ha chiesto l’ammissione all’Opus Dei come soprannumerario: «Io non so come mai il Signore mi abbia fatto vedere la mia vocazione a questa età - conclude Carlo. Devo ringraziare tutte le persone che ha disseminato lungo il mio cammino e che hanno sempre pregato per me e sono rimaste “a tiro”. La direzione spirituale è stata molto importante. Anche aver visto queste persone dell’Opera spendersi così, tra famiglia, lavoro e attività formative, deve avermi ispirato nel tempo, perché non ho avuto un colpo di fulmine vocazionale. Oggi so che la fede o ha delle implicazioni e applicazioni pratiche, oppure non è fede».