Con l'Abruzzo nel cuore

Pubblichiamo il discorso che Michele Crudele, Direttore del Centro ELIS di Roma, ha tenuto all’inaugurazione dell'anno formativo il 13 dicembre scorso, in cui ha ricordato le numerose attività a favore dell'Abruzzo che il centro ha coordinato e che sono state messe in campo da fedeli dell'Opus Dei, da studenti universitari e amici.

Prima dell’alba del 6 aprile all’ELIS ho sentito tremare il mio letto e sbattere le porte dell’armadio. Ho pensato che fosse una delle frequenti leggere scosse nei Castelli romani e ho ripreso a dormire. Al mattino ho saputo invece che il terremoto era stato forte in Abruzzo. Ho subito pensato ai Casali delle Rocche gestiti dall’ELIS e a Tor d’Aveia, un centro convegni nel comune di Ocre che ho frequentato in passato. Con poche telefonate abbiamo capito che a Ovindoli non c’erano danni né alle persone né agli edifici, mentre a San Felice d’Ocre il danno era stato grave ma non si era fatto male nessuno in tutto il paese: qualche abitante ha attribuito il favore a San Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei e principale ispiratore del Centro ELIS, di cui c’è lì una piazza e un bassorilievo. Tutto intorno, invece, trecento morti, tanti feriti e decine di migliaia di persone senza casa.

Un panorama di guerra

La domanda di tutti è stata: “E noi come possiamo aiutare?”. Cooperatori, amici e studenti ELIS, conoscendo la tradizione di supporto dato in passato a calamità simili in Friuli e in Irpinia e anche per lo tsunami nello Sri Lanka, hanno dato la loro disponibilità per le iniziative che avremmo intrapreso. Un viaggio nelle zone colpite nei giorni immediatamente seguenti al disastro mi ha mostrato un panorama di “guerra”: circolavano solamente automezzi militari, della Protezione civile, Croce Rossa e simili. Interi paesi erano disabitati e inaccessibili. C’erano tende dappertutto con la gente che cercava di capire che cosa e chi aveva perso. Ma ho avuto una sensazione di ordine, di organizzazione: la prima sera dopo il terremoto tutti hanno dormito sotto un tetto o una tenda e hanno avuto un pasto caldo. Già dal giorno dopo, l’organizzazione della Protezione civile aveva fornito del necessario i terremotati.

Un modo speciale di aiutare

L’aiuto di cui avevano bisogno gli abruzzesi da parte nostra doveva essere di altra natura rispetto a quello strettamente materiale. Per i primi giorni abbiamo messo a disposizione i nostri manutentori che sono andati a montare impianti idraulici ed elettrici per le tende ma, anche parlando con responsabili dell’emergenza, abbiamo capito che potevamo aiutare in un settore che ci è specifico: l’educazione. Tanti bambini per settimane sono rimasti senza scuola, poi hanno iniziato a seguire qualche ora di lezione al mattino sotto tendoni. Un dodicenne di Succiano ha detto che dopo il terremoto “alcuni hanno perso la casa, altri hanno perso il lavoro... poi sono state chiuse le scuole, ma questo non è un gran problema!”. Invece il problema c’era e sarebbe stato più serio durante l’estate e l’anno successivo, avendo perso tanto tempo di studio. Così è nata l’iniziativa “ELIS per l’Abruzzo”, con raccolta di fondi per borse di studio, prestiti d’onore e corsi gratuiti a Roma per ragazzi e ragazze abruzzesi colpiti dal terremoto. Alcuni ragazzi che frequentano il Centro Culturale ELIS hanno suonato in piazza durante la festa patronale del nostro quartiere Casal Bruciato raccogliendo contributi dalla gente. Il pianista Michele Campanella ha tenuto un concerto nella parrocchia di San Giovanni Battista in Collatino invitando a contribuire al fondo.

La riparazione della chiesa e il ripristino della scuola di Ovindoli

Per Ovindoli ci siamo impegnati ad aiutare il parroco nella risistemazione della chiesa danneggiata. Avevamo proposto di accollarci il compito di costruire una chiesa provvisoria, ma poi è fortunatamente iniziato il restauro e ora ci stiamo concentrando sull’impianto di riscaldamento da rifare totalmente: chi vuol contribuire può trovare le istruzioni al sito https://www.elis.org/abruzzo. Per la scuola di Ovindoli abbiamo dato la nostra disponibilità a installare le attrezzature informatiche e siamo riusciti a convogliare risorse di alcune aziende e del sistema di aiuto ministeriale verso quel MUSP, modulo ad uso scolastico provvisorio.

Un'estate solidale

Ma il progetto più ambizioso è nato proprio dalla consapevolezza che per tre mesi d’estate i bambini sarebbero stati in condizioni precarie. Riuscire ad alleggerire i genitori dal peso di curarli per tutta la giornata avrebbe consentito loro di riorganizzare la propria vita professionale e cercare soluzioni per l’alloggio futuro. Bisognava perciò garantire un’assistenza continua, dal lunedì al sabato, dalla mattina alla sera. Abbiamo scelto alcuni paesi dove conoscevamo docenti e genitori, selezionando sei tendopoli. A San Felice abbiamo dato il supporto più continuativo, ma in altri posti, come San Demetrio ne’ Vestini, avevamo a volte 70 bambini da intrattenere. Abbiamo incaricato una persona di gestire professionalmente le operazioni, dedicandosi a tempo pieno a stabilire i contatti, a ottenere le autorizzazioni, a organizzare i gruppi di volontari e volontarie che intendopoli diverse svolgevano attività di gioco didattico e vere e proprie lezioni. Per non gravare troppo sull’organizzazione di assistenza ai terremotati abbiamo attrezzato il garage dei Casali delle Rocche come camerata con sedici letti e da Ovindoli, tutti i giorni, un gruppo di volontari partiva per il campo-scuola. Un altro gruppo dormiva invece nelle tende nei campi.

Da tutta Italia per far divertire e studiare i bambini delle tendopoli

Sono stati coinvolti studenti della Residenza Centro ELIS anche per dare una mano a preparare tutto il necessario, incluso un filmato di promozione dell’attività di volontariato. Era chiaro che, per coprire i turni da metà giugno a metà settembre, bisognava trovare molti volontari. Spargendo la voce per residenze universitarie e centri culturali di tutta Italia, ne sono arrivati alla fine oltre 200 che hanno assistito 230 bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni. La sfida era riuscire a farli divertire e studiare contemporaneamente, dimenticando i guai del terremoto e tranquillizzando i genitori. Il primo turno è stato molto numeroso: tanti liceali di tutta la penisola, finita la scuola, hanno scelto di dedicare dieci ore al giorno per dieci giorni a servire in modo disinteressato, dedicandosi anche a lavori materiali come pulizie e cucina oppure assistendo anziani soli. Il Prelato dell’Opus Dei, ben a conoscenza di questa iniziativa, ci aveva raccomandato di invitare i volontari a pregare per i terremotati, sapendo unire l’orazione all’azione. C’è chi ha voluto partecipare a più turni e alla fine ha trascorso un mese intero in tenda, andando in Abruzzo quando era necessario, anche con un preavviso di poche ore.

Gli universitari a convegno vicino ai terremotati

Il tradizionale Convegno di universitari della Fondazione Rui, il Chums, si è trasferito quest’anno per l’occasione dal lago di Como ai nostri Casali delle Rocche e così, oltre a seguire gli incontri culturali, i molti ragazzi partecipanti hanno dato una mano ai campi-scuola e hanno assistito anziani, intrattenendoli in modo divertente per far dimenticare loro le sofferenze patite. All’inaugurazione del convegno erano presenti il commissario Bertolaso e il presidente della Regione Abruzzo Chiodi, che hanno potuto apprezzare gli sforzi dei volontari. Anche dall’Inghilterra sono arrivati una dozzina di ragazzi: in questo modo le lezioni di inglese sono state ancora più efficaci. Uno dei gruppi più interessanti è stato quello degli alunni di Junior Consulting, un’attività didattica per laureandi che il Consorzio ELIS conduce da alcuni anni. Prima di iniziare il loro semestre, diversi di loro hanno volontariamente dedicato una settimana ai terremotati. È stato un ottimo modo di capire lo spirito di servizio e la capacità di gestire situazioni difficili con serenità e impegno professionale.

L'Abruzzo ha restituito più di quello che gli è stato dato

Un sacerdote normalmente accompagnava i gruppi di volontari, dedicando il suo tempo alla loro assistenza spirituale, ma anche a quella degli abitanti delle tendopoli. In Abruzzo moltissime chiese sono state distrutte o danneggiate e la pastorale dei terremotati è stata un serio problema. Non era infrequente vedere perciò il nostro sacerdote impegnato con confessioni e celebrazioni per gli abruzzesi, bambini inclusi. Se qualcuna ha trovato la propria vocazione professionale, dicendo “ringrazio quei bambini perché mi hanno fatto un grandissimo regalo: ho avuto un’altra riprova che è proprio l’insegnante ciò che voglio diventare”, un altro ha detto che “tutti dobbiamo pensare come perpetuare questo tipo di volontariato al di fuori delle emergenze” e qualcun altro ha affermato che “ha avuto anche una grande crescita spirituale personale grazie al sacerdote”. La consapevolezza di possedere “troppe cose” vedendo la povertà di chi ha perso tutto nel terremoto, ha spinto a propositi di un maggior distacco dai beni materiali. Molto comune è stata la considerazione di “aver ricevuto più di quello che si è donato” e di “dimenticarsi un po’ di se stessi”, tutti felici di aver aiutato, e sorpresi della partecipazione e coinvolgimento dei ragazzini, che frequentavano con interesse le lezioni nonostante il periodo estivo. Ad esempio Luca, di dieci anni, spinto dall’ambiente circostante di esigenza, ha rinunciato un giorno a comprarsi le patatine fritte per comprare un libro e leggerlo, sapendo di doversi esercitare alla lettura insieme al fratellino di sette anni.

Il ricordo di Davide

Insomma, come capita spesso con le attività di volontariato che promuoviamo anche a Roma, chi ci guadagna di più sono i volontari stessi che crescono in generosità e comprensione. La gente d’Abruzzo ha mostrato una grande riconoscenza verso questi giovani che portavano nelle tendopoli il sorriso, la disponibilità e la dedizione. Un momento drammatico è stata la morte in un incidente stradale di Davide Cerini, quindicenne di San Felice che abitava nel campo dei terremotati: indossava la maglietta gialla “ELIS per l’Abruzzo” al momento dello scontro. Davide dava una mano alle nostre volontarie, soprattutto in cucina perché studiava in un istituto alberghiero, ed era sempre disponibile per qualsiasi necessità. Per ricordare il suo esempio abbiamo istituito una borsa di studio permanente intitolata a suo nome, che quest’anno è già stata assegnata a uno studente di Tossiccia. I vostri contributi serviranno anche a questo.