Cominciare e ricominciare, anche a settembre

La nostra fede che cos’ha da dirci riguardo alla dinamica dell’alternanza tra lavoro e riposo, vita in città e villeggiatura? In questo breve editoriale don Domenico Saretto tenta di rispondere a questa domanda.

Alcuni di noi stanno godendo gli scampoli delle vacanze, ma l’inizio della scuola incombe sulla vita familiare di molti altri. Per alcuni le ferie sono ormai un ricordo distante alcune settimane, mentre altri sono adesso alle prese con il rientro nella vita ordinaria. In ogni caso — almeno nel nostro Paese, — settembre è mese di transizione dall’estate all’autunno. La nostra fede che cos’ha da dirci riguardo alla dinamica dell’alternanza tra lavoro e riposo, vita in città e villeggiatura?

Anzitutto il Creatore ci parla attraverso la natura e i suoi ritmi. E negli elementi naturali è facile notare che non c’è staticità, ma un dinamismo che alterna fasi di attività maggiore e minore. Gli esempi sono innumerevoli: il mare, nel giro di qualche ora o qualche giorno, passa da calmo a mosso ad agitato, finché non si calma di nuovo; i vulcani inattivi possono iniziare un’eruzione con o senza preavviso, per poi ritornare all’inattività; lo stesso succedersi delle stagioni, sia pure con specifiche diverse a seconda delle latitudini, determina il comportamento di piante e animali. 

il Creatore ci parla attraverso la natura e i suoi ritmi

L’uomo non può sottrarsi a questa alternanza: è cosa buona e salutare intervallare a periodi di lavoro più o meno intenso altri periodi più disimpegnati. Ciò vale per il riposo quotidiano — notturno per lo più — come per quello stagionale, che nel nostro Paese — per grandi e piccini — coincide in gran parte con la stagione estiva. Una prima conclusione — semplice ma importante — è che per l’uomo — una creatura inserito nei ritmi naturali della nostra Terra — il riposo non è solo un diritto ma anche un dovere.

Che il riposo sia doveroso, come noto trova la sua formulazione di fede positiva già nelle prime pagine della Bibbia, con il richiamo al riposo sabbatico: «Dio nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando» (Gn 2, 2-3). La formulazione ripetitiva — tipica dell’insegnamento orale, che è all’origine degli scritti biblici — vuole lasciare ben impresso un insegnamento: fatta a immagine e somiglianza di Dio, la creatura umana deve imitare il suo Signore, il quale dopo aver “lavorato” alla creazione per “sei giorni”, si concede un giorno di pausa.

la creatura umana deve imitare il suo Signore

Leggere o ascoltare la parola di Dio è sempre sfidante. Anche quando — come nel caso del comandamento del riposo — essa non pone grandi difficoltà interpretative, rimane sempre la sfida di raccordarla con le situazioni, le più svariate, sui fronti personali, familiari e lavorativi.

Ricominciare a settembre può presentare difficoltà, in parte comuni e in parte diverse, a seconda che si venga da un’estate lunga e riposante (che ci dispiace sia finita), o che non ci si sia potuto permettere le ferie (per carenza di salute o di denaro), o che ci si debba cimentare nel rientro a scuola (con le rispettive fatiche di studenti, insegnanti, famiglie), o che si debba confrontare con un lavoro poco attraente (per le complessità tecniche, o per le relazioni con capi, colleghi e collaboratori, per il traffico del pendolarismo casa-ufficio, ecc.). Insomma, può sembrare che manchino le forze proprio quando la ripresa della normalità sembra richiederne di maggiori. Come supereremo eventuali stati di scoraggiamento?

Apriamo il Vangelo su una pagina che tratta della vita ordinaria di Gesù con i discepoli più intimi. Il contesto è quello del ritorno dei Dodici dalla loro prima missione apostolica (Mc 6,7-13). Gesù li invita: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’!» (Mc 6,31). Le tre espressioni «in disparte», «voi soli», «in un luogo deserto» enfatizzano che il Maestro vuole che gli Apostoli riposino insieme con lui dalle fatiche della missione. Infatti l’evangelista annota subito dopo: «Erano molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare» (ibidem). Il progetto di gita, però, sortisce un effetto diverso: «Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (Mc 6, 32-34).

Poi addirittura Gesù chiede ai discepoli di sfamare la folla, e li chiama a collaborare con lui nel compito: «Spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti» (Mc 6, 41). E in quegli uomini non notiamo tracce di delusione e di lamentela o di esaurimento delle forze, perché Gesù è con loro e opera con loro. La comunione con Cristo tramite la preghiera, la ricarica della vita interiore; è da qui che occorre ripartire: «La tua vita interiore dev'essere proprio questo: cominciare... e ricominciare» (Cammino, n. 292). Sarà così che ripartiremo col piede giusto, che ci attendano momenti di lavoro o di ferie, di fatica o di relax, programmi impegnativi o imprevisti.

Domenico Saretto