Benedetto XVI a Santiago di Compostela e a Barcellona

Il Papa si è recato il 6 e 7 novembre in Spagna, a Santiago di Compostela in occasione dell'Anno Giubilare Compostelano, e a Barcellona per la dedicazione della Chiesa e dell'Altare della "Sagrada Familia".

Cattedrale di Santiago di Compostela

SANTIAGO DI COMPOSTELA

Alle 16.30 del 6 novembre, Benedetto XVI ha celebrato la Santa Messa in occasione dell'Anno Giubilare Compostelano nella Plaza del Obradoiro, così chiamata perché lì si trovavano le botteghe degli scalpellini che tagliavano le pietre per la costruzione della Cattedrale. La Piazza può contenere circa ottomila persone. I fedeli radunati nelle piazze vicine hanno potuto seguire la Celebrazione Eucaristica, alla quale erano presenti i Principi delle Asturie, su megaschermi.

Prima dell'omelia il Santo Padre ha detto in galiziano: "In questo Anno Santo, giungo come pellegrino tra i pellegrini, accompagnando tanti che vengono fin qui assetati della fede in Cristo risorto. Fede annunciata e trasmessa fedelmente dagli Apostoli, come san Giacomo il Maggiore, che si venera a Compostela da tempo immemorabile".

Cattedrale di Santiago di Compostela

All'inizio dell'omelia il Papa ha citato un frase della Prima Lettura: "Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù". "In effetti" - ha detto il Papa - "al punto di partenza di tutto ciò che il cristianesimo è stato e continua ad essere non si trova un'iniziativa o un progetto umano, ma Dio, che dichiara Gesù giusto e santo di fronte alla sentenza del tribunale umano che lo condannò come blasfemo e sovversivo; Dio, che ha strappato Gesù Cristo dalla morte; Dio, che farà giustizia a tutti quelli che sono ingiustamente gli umiliati della storia".

"Noi, cari fratelli, dobbiamo oggi seguire l'esempio degli apostoli, conoscendo il Signore ogni giorno di più e dando una testimonianza chiara e valida del suo Vangelo. Non vi è maggior tesoro che possiamo offrire ai nostri contemporanei". 

"Insieme a queste parole dell'Apostolo dei gentili" - ha proseguito il Papa - "vi sono le parole stesse del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, e che invitano a vivere secondo l'umiltà di Cristo, il quale, seguendo in tutto la volontà del Padre, è venuto per servire, 'e dare la propria vita in riscatto per molti'. Per i discepoli che vogliono seguire e imitare Cristo, servire il fratello non è più una mera opzione, ma parte essenziale del proprio essere. Un servizio che non si misura in base ai criteri mondani dell'immediato, del materiale e dell'apparente, ma perché rende presente l'amore di Dio per tutti gli uomini e in tutte le loro dimensioni, e dà testimonianza di Lui".

"Nel proporre questo nuovo modo di relazionarsi nella comunità, basato sulla logica dell'amore e del servizio, Gesù si rivolge anche ai 'capi dei popoli', perché dove non vi è impegno per gli altri sorgono forme di prepotenza e sfruttamento che non lasciano spazio a un'autentica promozione umana integrale. E vorrei che questo messaggio giungesse soprattutto ai giovani: proprio a voi, questo contenuto essenziale del Vangelo indica la via perché, rinunciando a un modo di pensare egoistico, di breve portata, come tante volte vi si propone, e assumendo quello di Gesù, possiate realizzarvi pienamente ed essere seme di speranza".

"Questo è ciò che ci ricorda anche la celebrazione di questo Anno Santo Compostelano. E questo è quello che nel segreto del cuore, (...), vivono tanti pellegrini che camminano fino a Santiago di Compostela per abbracciare l'Apostolo. La stanchezza dell'andare, la varietà dei paesaggi, l'incontro con persone di altra nazionalità, li aprono a ciò che di più profondo e comune ci unisce agli uomini: esseri in ricerca, esseri che hanno bisogno di verità e di bellezza, di un'esperienza di grazia, di carità e di pace, di perdono e di redenzione. E nel più nascosto di tutti questi uomini risuona la presenza di Dio e l'azione dello Spirito Santo". 

"Da qui, come messaggero del Vangelo che Pietro e Giacomo firmarono con il proprio sangue, desidero volgere lo sguardo all'Europa che andò in pellegrinaggio a Compostela. Quali sono le sue grandi necessità, timori e speranze? Qual è il contributo specifico e fondamentale della Chiesa a questa Europa, che ha percorso nell'ultimo mezzo secolo un cammino verso nuove configurazioni e progetti? Il suo apporto è centrato in una realtà così semplice e decisiva come questa: che Dio esiste e che è Lui che ci ha dato la vita". 

"È una tragedia che in Europa, soprattutto nel XIX secolo" - ha affermato il Santo Padre - "si affermasse e diffondesse la convinzione che Dio è l'antagonista dell'uomo e il nemico della sua liberà. Con questo si voleva mettere in ombra la vera fede biblica in Dio, che mandò nel mondo suo Figlio Gesù Cristo perché nessuno muoia, ma tutti abbiano la vita eterna".

Il Papa a Santiago (Foto Ciro Fusco)

 "L'autore sacro afferma perentorio davanti a un paganesimo per il quale Dio è invidioso dell'uomo o lo disprezza: come Dio avrebbe creato tutte le cose se non le avesse amate, Lui che nella sua infinita pienezza non ha bisogno di nulla? Come si sarebbe rivelato agli uomini se non avesse voluto proteggerli? Dio è l'origine del nostro essere e il fondamento e culmine della nostra libertà, non il suo oppositore. (...) Come è possibile che si sia fatto pubblico silenzio sulla realtà prima ed essenziale della vita umana? Come ciò che è più determinante in essa può essere rinchiuso nella mera intimità o relegato nella penombra? Noi uomini non possiamo vivere nelle tenebre, senza vedere la luce del sole. E, allora, com'è possibile che si neghi a Dio, sole delle intelligenze, forza delle volontà e calamita dei nostri cuori, il diritto di proporre questa luce che dissipa ogni tenebra?".

"Perciò, è necessario che Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell'Europa; che questa parola santa non si pronunci mai invano; che non venga stravolta facendola servire a fini che non le sono propri. Occorre che venga proferita santamente.  (...) L'Europa deve aprirsi a Dio, uscire all'incontro con Lui senza paura, lavorare con la sua grazia per quella dignità dell'uomo che avevano scoperto le migliori tradizioni: oltre a quella biblica, fondamentale a tale riguardo, quelle dell'epoca classica, medievale e moderna, dalle quali nacquero le grandi creazioni filosofiche e letterarie, culturali e sociali dell'Europa".

"Questo Dio e questo uomo sono quelli che si sono manifestati concretamente e storicamente in Cristo. Cristo che possiamo trovare nei cammini che conducono a Compostela, dato che in essi vi è una croce che accoglie e orienta ai crocicchi. Questa croce, segno supremo dell'amore portato fino all'estremo, e perciò dono e perdono allo stesso tempo, dev'essere la nostra stella polare nella notte del tempo. (...) Non smettete di imparare le lezioni di questo Cristo dei crocicchi dei cammini e della vita, in lui ci viene incontro Dio come amico, padre e guida. O Croce benedetta, brilla sempre nelle terre dell'Europa!".

"Lasciate che proclami da qui la gloria dell'uomo, che avverta delle minacce alla sua dignità per la privazione dei suoi valori e ricchezze originari, l'emarginazione o la morte inflitte ai più deboli e poveri. Non si può dar culto a Dio senza proteggere l'uomo suo figlio e non si serve l'uomo senza chiedersi chi è suo Padre e rispondere alla domanda su di lui. L'Europa della scienza e delle tecnologie, l'Europa della civilizzazione e della cultura, deve essere allo stesso tempo l'Europa aperta alla trascendenza e alla fraternità con altri continenti, al Dio vivo e vero a partire dall'uomo vivo e vero. Questo è ciò che la Chiesa desidera apportare all'Europa: avere cura di Dio e avere cura dell'uomo, a partire dalla comprensione che di entrambi ci viene offerta in Gesù Cristo".

Al termine dell'omelia, il Papa ha esclamato in galiziano: "Che san Giacomo, l'amico del Signore, ottenga abbondanti benedizioni per la Galizia, per le altre genti della Spagna, dell'Europa e di tanti altri luoghi al di là dei mari, dove l'Apostolo è segno di identità cristiana e promotore dell'annuncio di Cristo".

BARCELLONA

Alle 9:00 del 7 novembre, il Papa, lasciato l'Arcivescovado di Barcellona, si è recato in autovettura panoramica alla Chiesa della "Sagrada Famiglia", il capolavoro del grande architetto catalano Antoni Gaudí.

Tempio Espiatorio della Sagrada Familia, a Barcellona

Il cantiere fu inaugurato nel 1882 e i lavori proseguirono grazie a offerte private dal mondo intero e dovrebbero concludersi nel 2026 quando saranno erette le 18 torri previste, di cui 12 dedicate agli Apostoli, 4 agli Evangelisti, una a Maria e una a Gesù, la più alta di tutte, 170 m. 

Prima dell'inizio della Messa il Santo Padre ha fatto un giro in autovettura panoramica tra le migliaia di fedeli radunati all'esterno della Chiesa.

Benedetto XVI è stato accolto all'ingresso secondario della Chiesa dal Presidente della Fondazione Sagrada Famiglia e dall'Architetto Jordi Bonet, capo del progetto di costituzione della Chiesa. Successivamente il Papa si è recato nella Sala Museale della "Sagrada Famiglia" per l'incontro con  i Reali di Spagna, Don Juan Carlos e Donna Sofia.

Al termine dell'incontro il Papa si è recato nell'attigua Sagrestia per indossare i paramenti e dare inizio alla Santa Messa e dedicazione della Chiesa e dell'Altare della "Sagrada Famiglia".

All'inizio dell'omelia, il Papa ha salutato in catalano i Reali, il Cardinale Lluis Martínez Sistach, Arcivescovo di Barcellona e gli altri Porporati, i Vescovi, i Sacerdoti, i Religiosi e i laici presenti.

Nel sottolineare che: "Questo giorno è un punto significativo in una lunga storia di aspirazioni, di lavoro e di generosità, che dura da più di un secolo", il Santo Padre ha ricordato: "In questi momenti, vorrei ricordare ciascuna delle persone che hanno reso possibile la gioia che oggi pervade tutti noi: dai promotori fino agli esecutori di quest'opera; dagli architetti e muratori della stessa, a tutti quelli che hanno offerto, in un modo o nell'altro, il loro insostituibile contributo per rendere possibile la progressiva costruzione di questo edificio. E ricordiamo, soprattutto, colui che fu anima e artefice di questo progetto: Antoni Gaudí, architetto geniale e cristiano coerente, la cui fiaccola della fede arse fino al termine della sua vita, vissuta con dignità e austerità assoluta. Quest'evento è anche, in qualche modo, il punto culminante e lo sbocco di una storia di questa terra catalana che, soprattutto a partire dalla fine del XIX secolo, diede una moltitudine di santi e di fondatori, di martiri e di poeti cristiani. Storia di santità, di creazioni artistiche e poetiche, nate dalla fede, che oggi raccogliamo e presentiamo come offerta a Dio in questa Eucaristia".

 "La gioia che provo nel poter presiedere questa celebrazione si è accresciuta quando ho saputo che questo edificio sacro, fin dalle sue origini, è strettamente legato alla figura di san Giuseppe" - ha detto il Papa - "Mi ha commosso specialmente la sicurezza con la quale Gaudí, di fronte alle innumerevoli difficoltà che dovette affrontare, esclamava pieno di fiducia nella divina Provvidenza: 'San Giuseppe completerà il tempio'. Per questo ora non è privo di significato il fatto che sia un Papa il cui nome di battesimo è Giuseppe a dedicarlo".

La consacrazione dell'Altare

Quest'opera d'arte, ha proseguito il Pontefice, "è un segno visibile del Dio invisibile, alla cui gloria svettano queste torri, frecce che indicano l'assoluto della luce e di colui che è la Luce, l'Altezza e la Bellezza medesime. In questo ambiente, Gaudí volle unire l'ispirazione che gli veniva dai tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia. Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza, come ci è narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia. Introdusse dentro l'edificio sacro pietre, alberi e vita umana, affinché tutta la creazione convergesse nella lode divina, ma, allo stesso tempo, portò fuori i 'retabli', per porre davanti agli uomini il mistero di Dio rivelato nella nascita, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo".

"In questo modo, collaborò in maniera geniale all'edificazione di una coscienza umana ancorata nel mondo, aperta a Dio, illuminata e santificata da Cristo. E realizzò ciò che oggi è uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza. Antoni Gaudí non realizzò tutto questo con parole, ma con pietre, linee, superfici e vertici. In realtà, la bellezza è la grande necessità dell'uomo; è la radice dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l'opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall'egoismo".

"La Chiesa" - ha sottolineato il Papa - "non ha consistenza da se stessa; è chiamata ad essere segno e strumento di Cristo, in pura docilità alla sua autorità e in totale servizio al suo mandato. L'unico Cristo fonda l'unica Chiesa; Egli è la roccia sulla quale si fonda la nostra fede. Basati su questa fede, cerchiamo insieme di mostrare al mondo il volto di Dio, che è amore ed è l'unico che può rispondere all'anelito di pienezza dell'uomo. Questo è il grande compito, mostrare a tutti che Dio è Dio di pace e non di violenza, di libertà e non di costrizione, di concordia e non di discordia". 

"In questo senso, credo che la dedicazione di questa chiesa della Sacra Famiglia, in un'epoca nella quale l'uomo pretende di edificare la sua vita alle spalle di Dio, come se non avesse più niente da dirgli, è un avvenimento di grande significato. Gaudí, con la sua opera, ci mostra che Dio è la vera misura dell'uomo, che il segreto della vera originalità consiste, come egli diceva, nel tornare all'origine che è Dio. Lui stesso, aprendo in questo modo il suo spirito a Dio, è stato capace di creare in questa città uno spazio di bellezza, di fede e di speranza, che conduce l'uomo all'incontro con colui che è la verità e la bellezza stessa. Così l'architetto esprimeva i suoi sentimenti: 'Una chiesa [è] l'unica cosa degna di rappresentare il sentire di un popolo, poiché la religione è la cosa più elevata nell'uomo'".

"L'iniziativa della costruzione di questa chiesa" - ha ricordato ancora il Santo Padre - "si deve all'Associazione degli Amici di san Giuseppe, che vollero dedicarla alla Sacra Famiglia di Nazaret. (...). I patrocinatori di questa chiesa volevano mostrare al mondo l'amore, il lavoro e il servizio vissuti davanti a Dio, così come li visse la Sacra Famiglia di Nazaret. Le condizioni di vita sono profondamente cambiate e con esse si è progredito enormemente in ambiti tecnici, sociali e culturali. Non possiamo accontentarci di questi progressi. Con essi devono essere sempre presenti i progressi morali, come l'attenzione, la protezione e l'aiuto alla famiglia, poiché l'amore generoso e indissolubile di un uomo e una donna è il quadro efficace e il fondamento della vita umana nella sua gestazione, nella sua nascita, nella sua crescita e nel suo termine naturale". 

"Solo laddove esistono l'amore e la fedeltà" - ha proseguito il Pontefice - "nasce e perdura la vera libertà. Perciò, la Chiesa invoca adeguate misure economiche e sociali affinché la donna possa trovare la sua piena realizzazione in casa e nel lavoro, affinché l'uomo e la donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente sostenuti dallo Stato, affinché si difenda come sacra e inviolabile la vita dei figli dal momento del loro concepimento, affinché la natalità sia stimata, valorizzata e sostenuta sul piano giuridico, sociale e legislativo. Per questo, la Chiesa si oppone a qualsiasi forma di negazione della vita umana e sostiene ciò che promuove l'ordine naturale nell'ambito dell'istituzione familiare".

Benedetto XVI ha chiesto a Dio che: "in questa terra catalana si moltiplichino e consolidino nuovi testimoni di santità, che offrano al mondo il grande servizio che la Chiesa può e deve prestare all'umanità: essere icona della bellezza divina, fiamma ardente di carità, canale perché il mondo creda in Colui che Dio ha mandato".

"Cari fratelli, nel dedicare questa splendida chiesa, supplico, al tempo stesso, il Signore delle nostre vite che da questo altare, che ora verrà unto con olio santo e sopra il quale si consumerà il sacrificio d'amore di Cristo, sgorghi un fiume continuo di grazia e di carità su questa città di Barcellona e sui suoi abitanti, e sul mondo intero. Che queste acque feconde riempiano di fede e di vitalità apostolica questa Chiesa arcidiocesana, i suoi Pastori e fedeli".

"Desidero, infine" -ha detto il Papa in catalano - "affidare all'amorosa protezione della Madre di Dio, Maria Santissima, 'Rosa di aprile', 'Madre della Mercede', tutti voi qui presenti e tutti coloro che con parole e opere, con il silenzio o la preghiera, hanno reso possibile questo miracolo architettonico. Che Ella presenti al suo divin Figlio anche le gioie e le sofferenze di coloro che giungeranno in futuro in questo luogo sacro, perché, come prega la Liturgia della dedicazione delle chiese, i poveri possano trovare misericordia, gli oppressi conseguire la vera libertà e tutti gli uomini rivestirsi della dignità di figli di Dio. Amen".

Infine il Cardinale Sistach ha dato lettura della Bolla con la quale il Papa dichiara "Basilica" minore la "Sagrada Famiglia".

    VIS