“Ammazzare il tempo” ad Abidjan

Casimiro è uno dei responsabili del Centro Culturale Comoë, ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Spiega che, anche se il Paese è appena uscito da un periodo di lotte e le università sono ancora chiuse, aguzzando l’ingegno non è impossibile continuare ad assicurare formazione agli studenti.

Una lezione in Comoë.

Casimiro, tu studi e intanto gestisci la Residenza Universitaria Comoë. Come ci riesci?

Quando studiavo al Liceo Scientifico di Yamoussoukro ho potuto trarre vantaggio da ciò che si faceva a Yaouré, un centro simile a questo. Così, quando sono venuto all’Università di Abidjan ho voluto collaborare per organizzare le attività di Comoë.

Una lezione in Comoë.

In realtà tutti, o quasi tutti, quelli che frequentano Comoë sono nello stesso tempo beneficiari e organizzatori. Così, in seno a Comoë sorgono anche i club di studenti di Giurisprudenza, di Medicina o di Scienze dell’economia, che invitano professori, organizzano lezioni e conferenze.

Quali attività organizzate?

Casimiro davanti alla Residenza Universitaria.

Colloqui e conferenze per diffondere la conoscenza dei Diritti dell’Uomo, lezioni di alfabetizzazione o di sostegno scolastico nelle baraccopoli di periferia... e così via.

Una delle attività più belle degli studenti di Medicina è l’organizzazione di assistenze mediche, di vaccinazioni, di lezioni di igiene, pure nei quartieri di baracche. Nel mese di dicembre un gruppo di dieci studenti, capitanati da un medico, è rimasto per parecchi giorni nei villaggi attorno a Yamoussoukro.

Ma organizziamo anche partite di calcio, molte partite di calcio!

Quest’anno la Costa d’Avorio e le università del paese hanno attraversato dei momenti difficili. Come avete vissuto questo a Comoë?

In effetti il primo semestre è stato assai movimentato. In febbraio siamo stati anche costretti a chiudere la residenza e ci siamo trasferiti tutti quanti in un altro quartiere perché qui i combattimenti erano troppo frequenti. Molti di quelli che frequentavano Comoë sono ritornati nei loro paesi, dai loro genitori.

Questa situazione ha dato luogo ad alcuni episodi che dimostrano il senso di responsabilità e l’iniziativa di tutti: molti studenti, che a Comoë avevano ricevuto lezioni di dottrina cristiana, hanno organizzato lezioni simili nei loro paesi, d’intesa con il parroco, per gruppi di dieci o venti ragazzi: è successo a Boundoukou, Daloa, Bouafflé, Séguéla...

Gli studenti di Medicina si occupano degli abitanti della periferia.

Gli organizzatori si mantenevano in contatto telefonico con noi o, in alcuni casi, attraverso internet; così potevamo dare loro un orientamento, la bibliografia, e perfino alcuni capitoli del Catechismo della Chiesa Cattolica, quando si trovavano in qualche luogo dove non se li potevano procurare.

Una parte dei residenti, che stavano seguendo corsi di storia della filosofia e che si trovavano ad Abidjan senza la possibilità di uscire per varie settimane, hanno continuato le lezioni attraverso internet.

E ora che il paese ha riacquistato la pace?

Ora Comoë funziona quasi normalmente. Ma siccome l’università è chiusa, buona parte degli studenti, quelli che hanno i mezzi per farlo, si sono iscritti alle scuole private di insegnamento superiore. Altri sono ancora nei loro paesi. Questa dispersione dà alla vita del centro un tono particolare, forse più dinamico: ognuno è responsabile del proprio settore.

Fino a che l'Università non si riapra, gli studenti seguono lezioni di materie complementari.

Inoltre, c’è stato un evento molto importante: il Padre, il Prelato dell’Opus Dei, è venuto a trovarci. È stato magnifico; ci ha riempito della voglia di perdonare, di comprendere, di stimolare il desiderio di convivere con gioia e di ricostruire il paese.

Alla riunione con lui organizzata proprio per gli studenti, sono venuti più di 500 ragazzi, molti dei quali da paesi lontani 100 e più chilometri. Per esempio, Jean-Jacques è venuto da Agboville con 20 amici in un minibus tutto per loro.

Il Padre non veniva in Costa d’Avorio dal 1997. La maggior parte di noi, fedeli dell’Opera, non lo conosceva. In quei giorni abbiamo capito perché nell’Opera chiamiamo “Padre” il Prelato.

Come prevedi il nuovo anno appena iniziato?

Grazie a Dio, il paese si normalizza; questo ci permettere di sperare e desiderare vivamente che anche l’università si normalizzi al più presto: molti sono disorientati e non sanno come “ammazzare il tempo”.

Noi stiamo organizzando corsi di materie complementari che potrebbero essere utili a tutti, di qualsiasi facoltà: informatica, inglese, espressione orale e scritta... Inoltre, un gruppo di circa 20 ragazzi segue con grande interesse alcuni corsi sul rapporto tra scienza e fede, attraverso la filosofia. E intanto cerchiamo di fare qualche passo avanti negli studi.

Io stesso pochi giorni fa mi sono presentato a un concorso per frequentare una scuola superiore di contabilità, perché sono stato costretto a interrompere i miei studi di Scienze Economiche.

Lezione di igiene.

Come ti è andata?

Ci sono riuscito. La cosa più bella è che questo sbandamento ci ha permesso di conoscere gente nuova, e Comoë torna a riempirsi. Come ha visto, stiamo facendo alcuni lavori di ampliamento nel giardino: una dépendance e un “apatam”, una grande capanna adatta alle riunioni. Si organizzano lezioni e seminari dove si può: all’ombra di un albero, per esempio.

Esprimi un desiderio per il 2012.

A questo punto, esprimerò due desideri: che nel nostro paese continui la ripresa e che le università si riaprano al più presto.