Alcuni Vescovi affermano...

Riportiamo alcuni brani significativi di omelie delle Sante Messe celebrate per il centenario della nascita del Beato Josemaría Escrivá.

Card. Camillo Ruini, Vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma.

“Duc in altum. Di fronte a tale prospettiva, lo spirito testimoniato dal Beato Josemaría è un sicuro riferimento per addentrarsi efficacemente lungo le strade del terzo millennio. La vita e le opere del Beato ci offrono in questo compito il giusto orientamento per non perdere di vista la prima e più fondamentale delle “priorità pastorali” segnalate dal Papa a tutta la Chiesa, ovvero la santità”.

“Qui viene indicato un compito indispensabile, basilare ma al contempo arduo: scuotere le anime di tutti i fedeli dall’assuefazione alla mediocrità…Ebbene, penso che la figura del Beato Josemaría Escrivá sia un faro orientatore.”

“Il Beato ha percepito in modo vivissimo il senso della filiazione divina, e lo ha messo a fondamento dello spirito dell’Opus Dei. Penso che la sua predicazione al riguardo offra un contributo di notevole rilievo alla spiritualità e alla teologia.”

Card. Giacomo Biffi, Arcivescovo di Bologna.

“La sua avventura umana, cristiana, sacerdotale - un’avventura al tempo stesso lineare e straordinaria - è tutta racchiusa entro il ventesimo secolo. Non è disagevole - a saper leggere gli accadimenti con gli occhi penetranti della fede - vedere in questa mirabile esistenza la risposta misericordiosa di Dio alle pungenti interpellanze di un secolo tra i più travagliati e tragici della storia… “

“Ha insegnato che ogni uomo - in virtù dell’esplicita volontà del Padre - è destinato alla conoscenza della verità salvifica e alla santità; che tutti, senza alcuna esclusione, siamo chiamati ai vertici della perfezione; che ogni concreta situazione, ogni autentico valore terreno, ogni barlume di buona fede, ogni istintivo anèlito alla rettitudine, insomma l’intera condizione umana può e deve diventare invito, impulso, positivo aiuto a incamminarci decisamente verso il raggiungimento della massima ricchezza soprannaturale, e poi della gloria e della gioia senz’ombre e senza fine… In un secolo dove tutto si era andato complicando - anche entro l’area ecclesiale - sotto l’influsso delle molte e disparate ideologie, nonché delle molte e disparate analisi ed elaborazioni culturali, il Beato Josemaría ha avuto il merito incomparabile della semplificazione (che in realtà si potrebbe meglio appellare della “essenzializzazione”).”

“Che cosa è venuto a dire? E’ venuto a dire “che la santità non è cosa per privilegiati: che il Signore chiama tutti, che da tutti attende amore: da tutti, dovunque si trovino; da tutti, di ogni condizione, professione o mestiere” (Lettera “24-III-1930, n.2). Ed è stato un sollievo ascoltare una proposta di vita così sublime e così elementare, così attuale e così eterna, così accessibile e così sostanziale…”

Card. Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo.

"Ogni santo è un dono che Dio fa alla sua Chiesa per sottrarla al rischio della mediocrità e infonderle nuovi impulsi di vitalità spirituale e apostolica: i santi infatti ci sospingono verso la santità, verso questa “misura alta” della vita cristiana ordinaria, come si esprime l’attuale Pontefice nella Lettera postgiubilare Novo Millennio ineunte. Ma nel cammino di santità del beato Josemaría c’è qualcosa di caratteristico che vorrei sottolineare. Egli fu scelto non solo per essere santo a sevizio del mondo, ma anche per suscitare santi in mezzo al mondo. Nei piani di Dio il suo cammino di santità è stato legato alla missione ecclesiale di promuovere la pienezza della vita cristiana tra persone comuni di tutte le classi sociali, cioè al fare l’Opus Dei, cammino di santificazione nel lavoro professionale e nell’adempimento dei doveri ordinari del cristiano."

“Dio me lo chiede e inoltre è necessario che io sia santo e padre, maestro e guida di santi” (Appunti intimi, n. 1725). In questa affermazione del Beato c’è tutta la grandezza della sua vita e della sua missione: essere santo per essere padre, maestro e guida di santi. È questo anche il testamento d’amore che lascia a tutti, ma specialmente a voi, suoi figli spirituali: essere santi e santificatori.

Se la Chiesa proclama ufficialmente la santità del beato Josemaría, vi chiede con forza che anche voi manifestiate la santità ricevuta in dono col Battesimo in ogni tappa del vostro cammino nel cuore del mondo; che anche voi realizziate una semina di santità cristiana nella Chiesa che è in Palermo; che aiutiate il vostro prossimo a scoprire e realizzare questa “misura alta” della vita cristiana ordinaria, nelle condizioni cioè ordinarie dell’esistenza e soprattutto nell’esercizio della propria professione e del proprio lavoro, amando Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amor suo, nella fedeltà a Cristo e alla Chiesa.”

Alessandro Maggiolini, vescovo di Como.

“Una caratteristica molto importante che il Beato Escrivá ha lasciato ai membri dell’Opus Dei è la chiarezza delle idee nella fede. Si discute, si parla, si studia, ma sempre all’interno dei margini dell’ortodossia. Stando all’interno delle cose certe, si può poi discutere con un vero pluralismo di opinioni su tutto il resto. Questo è molto importante oggi, perché, in un mondo dalle tendenze pluriculturali, in cui i cattolici sono attratti dalle altre religioni, la cosa più grave è che fra i cattolici stessi ci sono persone che non ascoltano più il Magistero. So invece che per i fedeli della prelatura il Catechismo della Chiesa cattolica è il grande punto di riferimento.”

“ Ogni lavoro è santificabile, diceva il Beato Josemaría Escrivá. E’ una convinzione importante. Vari anni fa mi trovavo nell’Università di Navarra per un convegno. Visitando il Campus e l’edificio del Rettorato, capitai in un ufficio del seminterrato, dove lavorava una giovane efficiente e allegra. Le chiesi: “Ma non le costa lavorare quaggiù, così lontano dalla vivacità della vita accademica?”. Mi rispose sorridendo: “Il Padre (si riferiva al Beato Josemaría) mi ha detto che il mio lavoro in questo posto è altrettanto importante di quello che il Rettore fa nel suo ufficio all’ultimo piano”. E’ un piccolo episodio significativo. Nessun lavoro è umile.”

Ennio Antonelli, Arcivescovo di Firenze.

“Come ha fatto recentemente il Papa nella “Novo Millennio Ineunte”, il Beato Josemarìa utilizzava la frase di Gesù Duc in altum!, Prendi il largo! Per ricordare ai cristiani il dovere ineludibile dell’apostolato. Bisogna interessarsi agli altri, aiutarli trovare o a ritrovare l’amicizia con Dio, la strada di un’autentica conversione. Ognuno, nel suo lavoro professionale, nella cerchia delle sue amicizie, con tutte le persone con cui entra in contatto, deve sentirsi spinto a svolgere un apostolato audace, apostolato che non è imposizione o coazione, ma neppure semplice testimonianza. E’ amicizia, comprensione, incoraggiamento, esempio, comunicazione, comunicazione della fede”

Cosmo Francesco Ruppi, Arcivescovo di Lecce.

“Metto in evidenza l'importanza per tutta la Chiesa del messaggio affidato da Dio al Beato Josemaría Escrivá sulla chiamata universale alla santità, fatto proprio dal Concilio Vaticano II per una nuova teologia del laicato. Il Fondatore dell'Opus Dei - uno dei più grandi santi del nostro tempo- è paragonabile alla figura di Abramo, padre di un'immensa moltitudine di figli, sacerdoti e laici, chiamati ad essere santi in ogni ambito della società. Un santo che non si è limitato a scrivere, ma che ha vissuto di fede, dando impulso ad innumerevoli iniziative apostoliche di formazione, al massimo livello scientifico, in tutto il mondo: culturali, universitarie, professionali, di assistenza medica.”