Alcuni chiarimenti su un articolo pubblicato sul “Financial Times” il 31 luglio 2024

Pubblichiamo alcuni chiarimenti a proposito di un articolo pubblicato sul “Financial Times” sulla formazione dei giovani e su alcuni cambiamenti nel tempo.

Roma, 31 luglio 2024. Il “Financial Times” ha pubblicato un rapporto in cui alcuni ex membri dell’Opus Dei esprimono opinioni negative riguardo alla formazione spirituale dei giovani in attività legate all’Opus Dei. In risposta a queste testimonianze, desideriamo dire che siamo sempre rattristati quando ascoltiamo le preoccupazioni espresse da persone che hanno fatto parte dell’Opera e continuiamo ad ascoltare e ad imparare dalle esperienze di ciascuna di loro. Negli ultimi anni abbiamo elaborato procedure e protocolli di tutela in conformità con le pratiche della Chiesa e con la crescente consapevolezza sociale su questo tema, affinché il nostro lavoro di apostolato e di discernimento vocazionale con i giovani sia sempre svolto in un contesto chiaro di libertà e di autorealizzazione.

A tal proposito, respingiamo totalmente l’affermazione che vi sia un reclutamento manipolativo di minori. Ciò è dimostrato anche dal fatto che, sempre più spesso, i giovani che hanno iniziato un cammino vocazionale nell’Opera e che poi decidono che questa non è la loro vocazione, rimangono comunque successivamente in contatto con l’Opera e con le nostre attività formative.

Sebbene l'articolo del FT includa già alcune considerazioni fatte dalla Prelatura quando è stata consultata, gradiremmo fare alcune ulteriori precisazioni:

Formazione per i giovani

L’Opus Dei offre da molto tempo attività di formazione spirituale per adolescenti, con l’obiettivo di incoraggiarli a praticare le virtù cristiane, aiutandoli a diventare donne e uomini integri, che contribuiscono alla società vivendo il messaggio cristiano nella loro vita quotidiana. Queste attività includono lezioni settimanali, momenti di preghiera e di riflessione personale. Si svolgono con il coinvolgimento e l’approvazione dei genitori, e sono progettate per incoraggiare i giovani ad apprendere e a praticare la loro fede, servire gli altri, essere buoni figli, fratelli e amici, prepararsi a diventare nel futuro buoni professionisti e cittadini e a prendersi cura della propria famiglia.

Tra i giovani che partecipano a queste attività, alcuni decidono di intraprendere un cammino vocazionale nel celibato apostolico, mentre la maggioranza scopre la propria vocazione al matrimonio, e alcuni di loro alla vita sacerdotale o religiosa in altre istituzioni cattoliche. Cerchiamo di educare e responsabilizzare i giovani affinché scelgano i propri percorsi e desideriamo essere completamente trasparenti riguardo alle alternative vocazionali a loro disposizione nella Chiesa.

Come dimostra la prossima canonizzazione di Carlo Acutis da parte di Papa Francesco, cercare di acquisire una fede profonda fin dalla giovane età non è una novità. La Chiesa Cattolica ha canonizzato persone che hanno scoperto e seguito la loro vocazione fin dalla giovinezza, come santa Teresa di Lisieux, i santi Francesco e Giacinta di Fatima e molti altri. Attualmente la diocesi di Salford sta studiando l’apertura della causa di beatificazione di un giovane di Manchester, Pedro Ballester, che cominciò il suo discernimento vocazionale nell’Opus Dei all’età di 16 anni e morì a 21, nel 2018.

Aspiranti nell’Opus Dei

Secondo gli Statuti dell’Opus Dei, approvati dalla Chiesa Cattolica nel 1982, l’età minima per prendere un impegno formale è di 18 anni, dopo almeno un anno e mezzo di preparazione e di discernimento. Tale è la maggiore età per la Chiesa Cattolica (Codice di Diritto Canonico, nn. 97 e 98). I giovani che sentono una chiamata a discernere una vocazione all’Opus Dei possono diventare “aspiranti” se hanno più di 14 anni e mezzo, ma solo a condizione di avere il consenso espresso dei genitori. Questi requisiti sono pubblici e sono spiegati a questo link.

Agli aspiranti viene chiaramente detto che non sono membri dell’Opus Dei. Questi giovani ricevono l’aiuto spirituale e pastorale dell’Opus Dei, adattato alla loro età, affinché possano praticare in modo solido la loro fede cristiana. Una volta che raggiungono l’età prevista dagli Statuti, possono chiedere di unirsi all’Opera, se sentono che questa è la loro vocazione. Dopo di ciò, entrare nell’Opus Dei richiede diversi passaggi in cui la persona deve esprimere il desiderio di procedere e affermare che è una sua libera decisione. Respingiamo totalmente l’affermazione che ci sia pressione per reclutare minori. Le richieste riguardanti la fede e la vocazione devono provenire dagli aspiranti stessi e non attraverso alcuna coercizione, cosa che sarebbe aberrante e completamente contraria alle nostre linee guida. Se vengono commessi errori, desideriamo essere informati al fine di poter prendere le misure necessarie per correggerli.

Cambiamenti nel tempo

Queste linee guida sono state sviluppate nel corso degli anni seguendo i cambiamenti nella società, in ogni paese e secondo gli orientamenti della Chiesa. Ciò che abbiamo imparato dagli errori del passato ci ha portato a uno sforzo concertato per migliorare la trasparenza e la chiarezza sul processo di discernimento e l’incorporazione all’Opus Dei. Abbiamo anche ricevuto feedback che riportavano che la nostra comunicazione e la nostra collaborazione con i genitori necessitavano di miglioramenti e che dovevano essere messi in atto piani di formazione più flessibili per rispondere alle esigenze individuali. Abbiamo ascoltato, imparato e stiamo cercando di implementare continuamente miglioramenti.

Stiamo garantendo che gli aspiranti siano sufficientemente maturi per prendere decisioni riguardo la loro vocazione attraverso un consenso informato. Siamo consapevoli che i genitori hanno la responsabilità primaria per l’educazione dei loro figli adolescenti. Riconosciamo e rispettiamo la differenza di capacità tra minori e adulti nello scegliere responsabilmente la loro vocazione e il loro percorso di vita preferito. Qualsiasi impostazione contraria sarebbe errata.

Siamo impegnati a migliorare il modo in cui implementiamo i cambiamenti, il modo in cui assicuriamo che tutti ne siano consapevoli e il modo in cui li monitoriamo in tutto il mondo. Richiediamo che i centri giovanili vivano secondo protocolli che rendano sicuro l’ambiente e li seguano in tutte le loro attività in ogni regione, e ci assicureremo che rimangano idonei allo scopo e siano costantemente rispettati. Siamo un’istituzione che si impegna a incoraggiare le persone, sia giovani che adulte, a condurre vite positive volte al bene comune. Puntiamo a vivere secondo gli elevati standard che ci siamo prefissati e ad agire con decisione nel caso in cui questi standard non vengano rispettati.

Quindi, ribadiamo, siamo rattristati nel leggere delle esperienze negative di queste persone e invitiamo chiunque abbia preoccupazioni riguardo a presunti comportamenti scorretti del passato a mettersi in contatto tramite il nostro ufficio di tutela competente. Ogni accusa viene presa sul serio. Desideriamo che in tutto il mondo si garantisca che la condotta personale aderisca ai valori e agli standard attesi dall’Opus Dei, sia in questo momento che in futuro. Siamo aperti ad ascoltare tutto ciò che ci aiuti a svolgere meglio la nostra missione nella Chiesa e a risolvere i conflitti, ove esistano.

Informazioni aggiuntive

  • Alcune linee guida[1] che la Prelatura ha sviluppato per evitare qualsiasi tipo di coercizione nel processo di discernimento vocazionale:

• Negli Statuti, n. 23 (riguardante l’incorporazione) si parla della “libera ed esplicita volontà della persona interessata”.

• Nelle recenti lettere pastorali del prelato, una era dedicata alla libertà (gennaio 2018); in essa si afferma: «Agire liberamente, senza alcuna costrizione, è proprio della dignità umana e, ancor più, della dignità delle figlie e dei figli di Dio» (n. 5); un’altra si riferisce al modo in cui si vive la vocazione all’Opera (ottobre 2020), e in essa si dice: «Il Signore vuole sempre che la nostra libertà – con la grazia, che non ci toglie la libertà ma che la perfeziona - abbia un ruolo decisivo nella risposta e pertanto nella configurazione stessa della vocazione. Una libertà che conta anche, per il discernimento previo, sulla luce dei consigli di coloro che possono e devono darli» (n. 2).

Questo rafforza le idee su cui i precedenti prelati hanno insistito: per esempio, «L’identificazione con Cristo richiede la libera cooperazione umana: “Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te”. La risposta personale assume un ruolo imprescindibile, ma dove non arriva la creatura interviene la grazia di Dio. Il Signore ci ha lasciato la libertà, che è un bene molto grande e l’origine di molti mali, ma è anche l’origine della santità e dell’amore. L’origine dell’amore: solo gli esseri liberi sono in condizioni di amare e di essere felici. Difficilmente l’amore cresce dove domina la coercizione. E non c’è fedeltà senza la decisione libera e determinata di identificarsi con la Volontà di Dio» (ottobre 2011).

• Nelle linee guida sulle migliori pratiche utilizzate dai direttori e da coloro che forniscono formazione nell’Opus Dei a livello locale:

«Esiste un discernimento personale, che ciascuno porta avanti sulla propria vocazione. Questo è l’aspetto fondamentale poiché, se l’interessato non si propone di considerare la sua possibile vocazione, non serve a nulla, per così dire, ciò che altri possono ‘discernere’. Chi pretendesse di conoscere con certezza dall’esterno quale sia la vocazione di un’altra persona andrebbe fuori strada nel suo ruolo. Inoltre la risposta è pienamente personale soltanto quando nasce dal profondo dell’anima e abbraccia, liberamente, la vita intera».

«Tutti gli aspetti della formazione nei centri di san Raffaele puntano a formare persone libere, che sappiano amare e impegnarsi per amore, in modo che, quando avvertono la propria vocazione, possano rispondere a Dio con generosità e completa libertà. Alcuni giungono a scoprire la propria chiamata all’Opera. Altri decidono più avanti di diventare collaboratori e altri ancora si rendono conto che la loro strada all’interno della Chiesa è diversa, e la percorrono con gratitudine per l’aiuto, l’amicizia e la formazione che hanno ricevuto nel centro che hanno frequentato».

«È buona prassi che anche i giovani che hanno già compiuto i diciotto anni parlino con i loro genitori del proposito di chiedere l’ammissione. […] È anche un modo per rafforzare la decisione e la maturità degli interessati, che dimostrano così con i fatti che, pur essendo giovani, sono in grado di prendere decisioni libere e ponderate, agendo con responsabilità».

• Nei protocolli: le linee guida universali del prelato affermano che tra «gli obiettivi e principi che queste direttive perseguono nel combattere gli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili nell’ambito della Prelatura: [...] promuovere la consapevolezza e il rispetto dei diritti e delle necessità dei minori e delle persone vulnerabili; e una formazione adeguata per la loro protezione; prevenire qualunque forma di violenza, abuso fisico o psichico, negligenza, abbandono, maltrattamento o sfruttamento».

[1] Le linee guida sono indicazioni e orientamenti presenti in documenti di vario tipo (diritto canonico, lettere pastorali, indicazioni formative, protocolli, ecc.).