Al Congresso "La grandezza della vita quotidiana" - 8 gennaio 2002

Mons. Javier Echevarría ha tracciato il profilo umano e soprannaturale di Josemaría Escrivá nella prolusione al Congresso "La grandezza della vita quotidiana". "Tutto il suo essere respirava l’allegria di chi riceverà un tesoro, perché suo Padre glielo ha preparato", ha detto il Prelato.

Venticinque anni trascorsi ininterrottamente accanto al beato Josemaría permettono all’attuale Prelato dell’Opus Dei di delineare con grande fedeltà la figura umana e spirituale di Josemaría Escrivá. Lo ha fatto inaugurando il Congresso che si è svolto di recente a Roma.

"Così come la chiamata alla quale questo sacerdote ha risposto fedelmente contiene un significato straordinario nella storia del mondo e della Chiesa, non deve apparire strano che nella sua esistenza traspaiano alcuni doni eccezionali, umani e soprannaturali", ha affermato.

Prima di occuparsi dei "doni soprannaturali", Mons. Echevarría ha descritto le virtù umane che caratterizzavano il fondatore dell’Opus Dei. Ha giustificato questa scelta ricordando, con parole del beato, «che Dio ci vuole molto umani. La testa deve arrivare al cielo, ma i piedi devono poggiare saldamente per terra».

Josemaría Escrivá inizia a coltivare le virtù nel suo ambiente familiare, dove apprende "l’educazione, il pudore e le buone maniere. Nel convivere impara ad ascoltare, aspettare, apprendere, aiutare. Osserva la comprensione nei confronti degli anziani, dei malati e dei poveri, sapendo che nessuno può essergli indifferente".

Mons. Echevarría ha trattato poi dei doni soprannaturali, osservando come le buone maniere apprese in famiglia si trasformano in autentica carità. "Molti hanno poi potuto sperimentare che il Beato Josemaría li tratta da fratelli, con la più sincera amicizia, e grazie a questo rapporto sono usciti dal tunnel della tristezza o della solitudine".

Più avanti ha sottolineato che la sua capacità di coinvolgimento era favorita dallo "spirito costruttivo, da un’allegria contagiosa e da un atteggiamento ottimista" e, in sostanza, dalla speranza, virtù che ha trasfuso in molte anime predicando la santificazione del lavoro ordinario. Josemaría Escrivá ha dimostrato la compatibilità tra le realtà terrene e quelle spirituali, radicalmente separate dalla filosofia esistenziale del XX secolo. "L'immanenza e la trascendenza – ha concluso il Prelato – si armonizzano nel vissuto della speranza cristiana".

Unità di vita è, secondo il Beato Josemaría, l’arte di rendere compatibili le attività quotidiane e il rapporto con Dio. "A uno studente universitario che si lamenta, soprattutto in tempo di esami, che non può rendere compatibili lo studio intenso e l’orazione, risponderà: «Un’ora di studio, per un apostolo moderno, è un’ora d’orazione». Un operaio o un imprenditore che hanno orari molto pesanti, troveranno luce in questo consiglio pratico e accessibile: «Da’ un motivo soprannaturale alla tua ordinaria occupazione professionale, e avrai santificato il lavoro»".

Amore alla libertà

Mons. Echevarría ha parlato anche dell’amore alla libertà di cui diede prova il fondatore dell’Opus Dei, elemento imprescindibile di chi si abbandona in Dio. "Egli riconosce la realtà di una liberazione incomparabilmente più radicale di quella sognata dalle utopie ideologiche, poiché essa rappresenta la libertà con cui Cristo ci ha liberato: la liberazione guadagnata da Cristo sulla Croce". Scoprì pertanto che "liberandosi dai vincoli dell’egoismo, una persona si mette con fiducia nelle mani di suo Padre Dio". Ecco, di nuovo, la speranza.

"La supremazia della scelta – ha detto il Prelato – è alla base della grandezza e rilevanza dell’esistenza ordinaria. Le decisioni che ognuno prende quotidianamente, nelle occupazioni più comuni e anche in quelle straordinarie, trascendono di gran lunga gli effetti concreti, sia dal punto di vista umano sia da un punto di vista soprannaturale".

In queste vicende, egli aggiunge, "si alternano l’allegria e il dolore, i successi apparenti e gli altrettanto apparenti insuccessi; è quando un figlio di Dio risolve le situazioni con rettitudine soprannaturale e perfezione umana; è allora che si sta contribuendo al bene dei nostri simili e alla nuova evangelizzazione". E’ allora che il cristiano deve esercitare quotidianamente la virtù della fede. "I fedeli comuni saranno così, con un’immagine che il fondatore dell’Opus Dei amava ripetere, «come un’iniezione endovenosa nel torrente circolatorio della società». Saranno la «consolazione di Dio» e, in un mondo stanco, porteranno ragioni alla speranza".

E' però il lavoro, il mezzo indicato dal beato Josemaría come punto d'incontro con Dio. "Il programma di «santificare il lavoro, santificarsi nel lavoro e santificare con il lavoro» implica una profonda novità nel concetto e nella realtà del lavoro umano". L'impegno professionale non avrebbe gran senso "se il lavoro fosse esclusivamente una realtà economica" o se mancasse "la solidarietà, il vero servizio al prossimo".

Una meta, la santità nel lavoro, che secondo Mons. Echevarría è alla portata di tutti: "Per realizzare le grandi imprese non si richiedono intelligenze eccelse: sono sufficienti l'impegno per coronare con perfezione le diverse esigenze umane e soprannaturali, e lo sforzo per mettere a frutto tutti i talenti che il Creatore concede a ogni persona".