47. Chi fu Costantino?

Quasi in ogni pagina del Vangelo ci imbattiamo in personaggi che si chiedono qualcosa su Gesù: da dove viene, come mai insegna con tanta autorità, da dove deriva il suo potere, perché fa miracoli, perché sembra opporsi alle tradizioni, perché le autorità lo respingono. Sono domande che si fecero allora e si sono continuate a fare lungo i secoli. A queste domande se ne sono aggiunte altre sul Gesù storico: che lingua parlava, che rapporto aveva con Qumran, è esistito davvero Ponzio Pilato?

Flavio Valerio Aurelio Costantino (272-337), conosciuto come Costantino I o Costantino il Grande, fu imperatore dell’Impero Romano dall’anno 306 al 337. È passato alla storia come il primo imperatore cristiano.

Era figlio di un ufficiale greco, Costanzo Cloro, che nell’anno 305 fu nominato Augusto al posto di Galerio, e di una donna che arriverà ad essere santa, Elena. Alla morte di Costanzo Cloro, nel 306, Costantino è acclamato imperatore dalle truppe locali, in mezzo a una difficile situazione politica, aggravata dalle tensioni con l’antico imperatore, Massimiano, e suo figlio Massenzio. Costantino sconfisse prima Massimiano nel 310 e poi Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio, il 28 ottobre del 312. Una tradizione afferma che Costantino prima della battaglia ebbe una visione. Guardando il sole, a cui come pagano dava culto, vide una croce e ordinò che i suoi soldati ponessero sugli scudi il monogramma di Cristo (le due prime lettere del nome greco sovrapposte). Sebbene continuasse a praticare riti pagani, a partire da questa vittoria si mostrò favorevole ai cristiani. Con Licinio, imperatore in oriente, promulgò il cosiddetto “editto di Milano” (vedere la domanda seguente) favorendo la libertà di culto. Più tardi i due imperatori si affrontarono, e nell’anno 324 Costantino sconfisse Licinio e divenne l’unico Augusto dell’impero.

Costantino portò a compimento numerose riforme di tipo amministrativo, militare ed economico, ma si distinse soprattutto per le disposizioni politico-religiose, in primo luogo quelle che avviarono la cristianizzazione dell’impero. Promosse strutture adeguate per conservare l’unità della Chiesa, come modo di preservare l’unità dello Stato e legittimare la sua configurazione monarchica, e non sono da escludere altre motivazioni religiose di tipo personale. Insieme a disposizioni amministrative ecclesiastiche, prese misure contro eresie e scismi. Per difendere l’unità della Chiesa lottò contro lo scisma causato dai donatisti nel nord Africa e convocò il Concilio di Nicea (vedere la domanda Che successe nel Concilio di Nicea?) per risolvere la controversia trinitaria originata da Ario. Nel 330 spostò la capitale dell’impero romano a Bisanzio, che chiamò Costantinopoli, decisione che fu una rottura con la tradizione. Come capitava spesso in quei tempi, non fu battezzato, ed entrò nella Chiesa poco prima di morire. Lo battezzò Eusebio di Nicomedia, vescovo di tendenza ariana.

Sebbene il suo mandato non sia esente da pecche, (i suoi contemporanei hanno parlato ad esempio del suo carattere capriccioso e violento), non si può negare il risultato di aver dato libertà alla Chiesa e favorito la sua unità. Non è, invece, storicamente certo che per favorire l'unità Costantino abbia determinato il numero dei libri che doveva avere la Bibbia. In questo lungo processo, che terminò molto più tardi, i quattro vangeli erano già da molto tempo gli unici che la Chiesa riconosceva come veri. Gli altri “vangeli” non furono soppressi da Costantino, giacché erano stati liquidati come eretici decine di anni prima.