“Che tale occasione rappresenti un rinnovato impegno ad accrescere la comprensione e la collaborazione al servizio dell'edificazione di un mondo sempre più fermamente basato sul rispetto per l'immagine divina che si riflette in ogni essere umano”, ha affermato il Papa nel breve saluto rivolto ai suoi ospiti in lingua inglese.
“Su tutti voi invoco le abbondanti benedizioni dell’Onnipotente e, in particolare, il dono della pace”, ha detto prima di concludere con il saluto ebraico: “Shalom aleichem” (“La pace sia con voi”, ndr)
Di seguito il discorso di Gary Krupp:
Sua Santità,
Siamo un gruppo di persone che rappresentano un campione dell’Ebraismo e sono giunte qui con la benedizione di milioni di nostri fedeli per ringraziarla.
Poco dopo la sua elezione al trono di San Pietro, ha compiuto un significativo viaggio ad Auschwitz per rendere omaggio alle vittime dell’Olocausto. Ha difeso il popolo ebraico in ogni circostanza, come sacerdote in Polonia e durante i ventisei anni del suo pontificato. Ha denunciato l’antisemitismo come un “peccato contro Dio e contro l’umanità”. Questo tono di riconciliazione è diventato la pietra miliare del suo papato e delle sue relazioni con il popolo ebraico.
Il 13 aprile 1986 è stato il primo Papa dopo San Pietro a visitare una sinagoga. Presentandole le sue credenziali nel giugno 2003, l’ambasciatore israeliano Odded Ben-Hur ha descritto nel migliore dei modi questo avvenimento affermando: “Quel giorno ha preso sulle sue spalle la Chiesa bimillenaria e l’ha riportata al primo secolo, alla sinagoga di Cafarnao, dove Gesù pregava, chiudendo un cerchio storico”.
Nel 1992 lei ha spinto la Santa Sede ad iniziare il processo di normalizzazione delle relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele, l’amata terra natale biblica del popolo ebraico, riconoscendo simbolicamente l’esistenza di Eretz Israel ieri, oggi e sempre.
Il suo pellegrinaggio ad Israele e in Terra Santa il 21 marzo 2000, quando ha posto la sua preghiera che chiedeva perdono nel Muro del Pianto, è impresso indelebilmente nel cuore e nella mente del popolo ebraico nel mondo.
Le sue solenni riflessioni durante la sua visita al Luogo della Memoria, Yad Vashem, ci hanno profondamente commossi ed hanno toccato il nostro cuore.
E’ impossibile descrivere l’impatto emotivo che questi avvenimenti fondamentali hanno avuto sugli Ebrei in tutto il mondo. Sua Santità, questi atti di riconciliazione, così come il tentativo di porre rimedio agli antichi dissidi in tutte le religioni mondiali, sono stati una caratteristica del suo pontificato.
L’Etica Ebraica dei Padri esprime splendidamente in versi l’amore che lei ha dimostrato per tutta l’umanità; ha affermato Rabbi Hillel: “Tra i discepoli di Aronne sii un amante della pace, persegui la pace, ama tutta l’umanità ed avvicinala alla religione”.
Per i suoi atti d’amore nei confronti dell’umanità intera e per la sua instancabile ricerca della pace e della riconciliazione di tutte le fedi, Sua Santità è davvero la personificazione di questi ideali e dello spirito di Aronne, il sommo sacerdote dell’antico Israele.
Concludendo, lei si è riferito a noi, figli di Abramo, come ai suoi amati fratelli maggiori. Il mio desiderio è che gli Ebrei, i Cristiani e i Musulmani, i tre figli di Abramo, possano presto unirsi in una causa comune e in un’unica voce per difendere tutta l’umanità contro quanti diffamano Dio commettendo ingiustificati atti di violenza nel Suo santo nome.
Sua Santità, grazie, grazie, grazie. Shalom, shalom, shalom. [Traduzione dal testo originale in inglese a cura di ZENIT]