100 anni di gratitudine (9) - Dieci chilometri per gli amici

Matteo è un fedele dell’Opera che lavora nell’ambito della consulenza e l’estate scorsa ha partecipato alla Giornata Mondiale di Lisbona insieme ad alcuni amici. Questa è la sua testimonianza. “100 anni di gratitudine” è una raccolta di testimonianze che accompagnano le Assemblee regionali dell’Opus Dei per il 2024.

Raccontare l’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Lisbona è come provare a descrivere una cascata di emozioni, colori, incontri e scoperte che hanno marcato non solo il mio percorso spirituale ma anche quello personale e umano. Questo viaggio, intrapreso insieme a un gruppo di quasi duecento ragazzi italiani che frequentano i mezzi di formazione cristiana dell’Opus Dei, è stato un’avventura che ha intrecciato la fede con la scoperta di culture diverse, l’incontro con giovani da ogni angolo del mondo e la condivisione di momenti unici con il Papa.

Una birra a Boccadasse e via

Il mio viaggio ha avuto inizio a Milano, dove, appena atterrato da Berlino, dove mi ero recato per lavoro, mi sono unito a tre amici per intraprendere questa avventura. La nostra meta era Lisbona, ma il percorso che avevamo scelto ci avrebbe portato attraverso mezza Europa in meno di due settimane, a bordo della nostra fedele auto. La prima tappa è stata Genova, dove abbiamo trascorso la notte sognando i giorni a venire.

Una birra a Boccadasse, bellissimo borgo genovese, ha segnato l’inizio ufficiale del nostro pellegrinaggio.

Festa in autostrada

Da Genova, dopo aver partecipato alla Messa, ci siamo diretti verso Barcellona, pronti per percorrere questi novecento chilometri. Lungo la strada un incidente ci ha costretto a fermarci, ma abbiamo trasformato quel momento in una festa improvvisata, condividendo risate e musica a tutto volume con gli automobilisti bloccati come noi.

A Barcellona, siamo stati accolti in un club per ragazzi, dove abbiamo trascorso una serata indimenticabile sulla Barceloneta, prima di tentare, senza successo a causa di una fila interminabile, di visitare la Sagrada Familia. Abbiamo quindi proseguito il nostro viaggio verso Valencia, dove abbiamo avuto l’onore di pregare davanti a quello che si dice essere il calice dell’ultima cena e di gustare un’autentica paella Valenciana.

A Siviglia ci siamo riuniti con il resto del gruppo dei ragazzi che frequentano i Centri dell’Opus Dei italiani. Qui, abbiamo partecipato attivamente alla vita della comunità, occupandoci della pulizia e della preparazione degli spazi che ci ospitavano. Vedere gli altri italiani condividere lo stesso desiderio di partecipare alla GMG, e vedere pellegrini di tutto il mondo incrociare le nostre strade per la stessa ragione, mi ha fatto venire in mente alcune parole di san Josemaría:

«la vita intera e il comportamento dei membri dell’Opera devono essere accompagnati dalla semplicità che nasce dall’essere come tutti. Il giorno in cui si pensasse erroneamente che non siamo come gli altri, la gente ci diventerebbe inaccessibile, non potremmo servire le anime[1]».

Dieci chilometri per gli amici

Dopo due giorni ricchi di visite culturali e momenti di svago, abbiamo ripreso il viaggio verso Lisbona. Durante il tragitto, un’improvvisa febbre mi ha colto di sorpresa, costringendomi a letto in una residenza dell’Opus Dei a Lisbona, dove fortunatamente ho trovato un posto libero.

Non volevo lasciare che la malattia mi tenesse lontano dalla veglia con il Papa: una volta recuperate le forze dopo una comoda notte di sonno, mi sono recato nel luogo della veglia un paio d’ore prima dell’inizio. Giunto nei pressi degli accessi, praticamente incrociai il mio cammino con quello del Papa, che era appena arrivato: mancava poco all’inizio della veglia e scoprii di essere molto emozionato. Ma, una volta passato il Papa, scoprii che ormai gli accessi principali erano chiusi: per poter seguire la veglia insieme agli altri del mio gruppo avrei dovuto percorrere dieci chilometri per aggirare i varchi ormai inaccessibili per motivi di sicurezza. Mi sembrava un bel motivo per correre e iniziai a farlo insieme a un altro ragazzo conosciuto lì, che era rimasto tagliato fuori dopo essere andato a recuperare del cibo.

Riuscimmo a raggiungere il gruppo degli italiani per vivere il momento più bello.

Il silenzio che ha avvolto la veglia, nonostante la presenza di centinaia di migliaia di giovani, è stato un’esperienza quasi mistica, una di quelle sensazioni che restano impresse nel cuore e nell’anima per sempre. Il viaggio di ritorno, che ci ha portato attraverso Fatima, Bilbao e Lourdes, è stato altrettanto carico di significato, arricchito dalla testimonianza di fede vissuta nei luoghi sacri che abbiamo visitato.

Aperti all’incontro con l’altro

Questo non è stato solo un pellegrinaggio fisico attraverso l’Europa, ma anche un viaggio interiore che ha rafforzato la mia fede, arricchito il mio spirito e allargato i miei orizzonti. Ho scoperto la bellezza dell’incontro con l’altro, la forza della condivisione e l’importanza di vivere la propria fede in modo attivo e consapevole. Cerco di portare nel cuore gli spunti che papa Francesco ci ha voluto lasciare per questa GMG:

«Nella vita, nulla è gratis, tutto si paga. Solo una cosa è gratis: l’amore di Gesù! Quindi, con questo gratis che abbiamo – l’amore di Gesù – e con la voglia di camminare, camminiamo nella speranza, guardiamo alle nostre radici e andiamo avanti, senza paura»[2].

Invito tutti i giovani universitari, credenti e non, a vivere esperienze simili, “senza paura”. Non è necessario partecipare a una GMG per sperimentare la ricchezza di questo tipo di viaggio; basta essere aperti all’incontro con l’altro.


“100 anni di gratitudine” è una raccolta di testimonianze che accompagnano le Assemblee regionali dell’Opus Dei per il 2024. Clicca qui per leggere le testimonianze pubblicate finora, o per approfondire i temi delle Assemblee regionali.


[1] San Josemaría, Lettera n. 6, n. 52b. Disponibile su questo sito.

[2] Papa Francesco, Discorso, 5 agosto 2023.