Meditazioni: 21ª domenica del Tempo Ordinario (ciclo C)

Riflessioni per meditare nella ventunesima domenica del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Una domanda a Gesù; La gioia del sacrificio; Tutti sono invitati.

  • Una domanda a Gesù.
  • La gioia del sacrificio.
  • Tutti sono invitati.
  • Tra i seguaci di Cristo sorgevano domande. Era naturale, poiché coloro che lo ascoltavano sapevano che Lui poteva rispondere alle inquietudini più profonde. Alcuni di questi interrogativi riguardavano l’identità del Maestro, come in quell’occasione in cui i discepoli del Battista gli chiesero: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (Lc 7,20). Altre domande vertevano su come interpretare correttamente la legge, cosa fare per ereditare la vita eterna, con quale potere compiva i miracoli… Il Vangelo di oggi riporta una di queste domande: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» (Lc 13,23). Si trattava, in effetti, di una questione molto dibattuta, e sembrava che le Scritture offrissero interpretazioni differenti: alcuni sostenevano che la salvezza fosse riservata a pochi eletti; altri, che fosse praticamente irraggiungibile… Forse c’era anche chi si considerava già salvo, come se facesse parte di quel gruppo di prescelti, e per questo conduceva una vita tranquilla, senza troppe complicazioni.

    Cristo, invece di ridurre la risposta a una questione numerica, invita gli ascoltatori a sfruttare il tempo che hanno a disposizione: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta» (Lc 13,24). In questo modo, lascia intendere che in cielo non ci sono posti limitati riservati solo a pochi privilegiati: è una meta alla portata di tutti, ma che richiede un impegno costante, sostenuto dalla grazia. «Gesù non vuole illuderci, dicendo: “Sì, state tranquilli, la cosa è facile, c’è una bella autostrada e in fondo un grande portone…”. Non ci dice questo: ci parla della porta stretta. Ci dice le cose come stanno: il passaggio è stretto. In che senso? Nel senso che per salvarsi bisogna amare Dio e il prossimo, e questo non è comodo! È una “porta stretta” perché è esigente, l’amore è esigente sempre, richiede impegno, anzi, “sforzo”, cioè una volontà decisa e perseverante di vivere secondo il Vangelo»[1]. Non basta, quindi, appartenere al popolo eletto o aver ascoltato l’insegnamento del Signore: è necessario corrispondere alla grazia.

    La ragione di questo sforzo al quale ci invita Gesù è chiara: se impariamo ad amare davvero già su questa terra, mentre la nostra vita è segnata dal sacrificio e dal dono di sé, il nostro cuore si riempie di gioia e di pace. Il premio non è riservato solo all’aldilà, ma comincia a manifestarsi nello stesso impegno, che trasforma interiormente sia chi ama sia coloro che gli stanno intorno. Il cielo è per chi ha scelto di essere veramente felice già qui sulla terra, perché ha saputo rinunciare ai propri egoismi e abbandonare i propri calcoli a favore di una vita piena di Dio.

    Probabilmente abbiamo sperimentato questa logica più di una volta. Quando ci sacrifichiamo volentieri per qualcuno – dedicandogli del tempo, condividendo qualcosa a cui teniamo o assumendoci il compito più gravoso – percepiamo una gioia serena e profonda, diversa da qualsiasi sicurezza materiale. È vero che all’inizio possiamo sentire resistenza, disagio o stanchezza; ma se lo facciamo per amore, scopriamo che quello sforzo vale la pena. Intuiamo, anche senza rendercene conto, che stiamo percorrendo lo stesso cammino seguito dal Signore.

    «Come per entrare in città bisognava “misurarsi” con l’unica porta stretta rimasta aperta, così quella del cristiano è una vita “a misura di Cristo”, fondata e modellata su di Lui. Significa che il metro di misura è Gesù e il suo Vangelo: non quello che pensiamo noi, ma quello che ci dice Lui. E allora si tratta di una porta stretta non perché sia destinata a pochi, no, ma perché essere di Gesù significa seguirlo, impegnare la vita nell’amore, nel servizio e nel dono di sé come ha fatto Lui, che è passato per la porta stretta della croce. Entrare nel progetto di vita che Dio ci propone chiede di restringere lo spazio dell’egoismo, di ridurre la presunzione dell’autosufficienza, di abbassare le alture della superbia e dell’orgoglio e di superare la pigrizia per attraversare il rischio dell’amore, anche quando comporta la croce»[2].

    Il Signore non ragiona in termini numerici, perché ama ciascuno dei suoi figli. Gli sta a cuore che tutti si salvino e giungano alla conoscenza della verità. L’amore non conosce calcoli. Per questo non sorprende che Gesù dica: «Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio» (Lc 13,29). Pone soltanto «un'unica e uguale condizione: quella di sforzarsi di seguirlo ed imitarlo, prendendo su di sé, come Lui ha fatto, la propria croce e dedicando la vita al servizio dei fratelli»[3].

    È possibile che, nel nostro cammino verso la vita eterna, sperimentiamo il peso dei nostri errori. Questa realtà, lungi dallo scoraggiarci, può diventare un’occasione per sostenere tutte le anime che camminano accanto a noi e che Gesù chiama anch’esse alla salvezza. Quando si lotta per superare quei difetti con la grazia di Dio, «si finisce per superarli, anche se sembra di non riuscire mai a sradicarli del tutto. Inoltre, –continua san Josemaría–, al di sopra delle tue debolezze, tu contribuirai a porre rimedio alle grandi mancanze degli altri, purché ti impegni a corrispondere alla grazia di Dio. Riconoscendoti debole come loro — capace di tutti gli errori e di tutti gli orrori —, sarai più comprensivo, più delicato e, nel contempo, più esigente affinché tutti noi ci decidiamo ad amare Dio con il cuore intero»[4].

    La Vergine Maria può aiutarci a passare attraverso la porta stretta. «Lei per prima, dietro il Figlio, ha percorso la via della Croce ed è stata assunta nella gloria del Cielo (...). Il popolo cristiano la invoca quale Ianua Caeli, Porta del Cielo. Chiediamole di guidarci, nelle nostre scelte quotidiane, sulla strada che conduce alla "porta del Cielo"»[5].


    [1] Francesco, Angelus, 25-VIII-2019.

    [2] Francesco, Angelus, 21-VIII-2022.

    [3] Benedetto XVI, Angelus, 26-VIII-2007.

    [4] San Josemaría, Amici di Dio, n. 162.

    [5] Benedetto XVI, Angelus, 26-VIII-2007.