«Padre, Padre, sono medico.»
«Bene!»
«…come il meraviglioso cinese di cui ci stava parlando. Sono chirurgo e traumatologo. E vediamo delle scene davvero penose, Padre. Stiamo accanto ai pazienti fino alla fine. Quindi, sappiamo di correre un grande rischio: quello della routine, di diventare tiepidi nel nostro approccio. Padre, in quei momenti, come possiamo aiutare, spingere i nostri pazienti ad avvicinarsi a Dio? Quale “lucetta rossa” segnaletica può accendersi per noi?»
«Abbi presenza di Dio. Invoca la Madre di Dio, come fai già. Ieri stavo con un malato, un malato che amo con tutta la forza del mio cuore paterno, e capisco quale grande opera veramente sacerdotale svolgete voi medici. Ma non inorgoglirti, perché ogni persona ha un’anima sacerdotale, eh?»
«Sì, Padre.»
«Bisogna mettere in pratica quel sacerdozio: quando ti lavi le mani, quando indossi il camice bianco, quando metti i guanti, pensa a Dio, e pensa a quel sacerdozio regale di cui parla san Pietro. E così non cadrai nella routine, aiuterai i loro corpi e le loro anime. Coraggio!»
