Un caldo ambiente di famiglia

Alessandro Cristofari, studente universitario di 21 anni, racconta con semplicità la scelta di vita che lo ha portato a diventare numerario dell'Opus Dei, dopo una crescita serena in una normale famiglia cristiana.

Prima di tutto, soddisfo qualche legittima curiosità e mi presento: sono Alessandro, ho 21 anni, frequento il terzo anno di Scienze della comunicazione all'Università di Roma, e sono il terzo di sette figli. Romano di nascita, non mi sono mai allontanato dalla capitale, se non per le vacanze…

Sono diventato numerario dell’Opera da quando ho compiuto i diciotto anni, ma ho conosciuto l’Opera fin da piccolo, in casa mia, perchè i miei genitori sono soprannumerari e, con il massimo rispetto per la mia libertà e quella degli altri fratelli, fin da quand'ero ragazzino mi hanno incoraggiato a frequentare il club, dove si organizzavano attività sportive, corsi di modellismo (che mi ha sempre affascinato), gite, escursioni in montagna e altre attività molto attraenti. In tutto questo era, ovviamente, sempre presente lo spirito dell’Opus Dei e veniva data, con semplicità, abbondante formazione cristiana e umana, che mi aiutava a crescere.

L’ambiente mi piaceva molto e vi ho sempre trovato coetanei con cui stavo bene e anche i ‘tutor’ erano persone molto speciali, mi sentivo benvoluto e apprezzato e ho ricevuto tanto.

A casa mia ho sempre avuto un' educazione cristiana. I miei genitori mi hanno insegnato fin da piccolo ad avere un rapporto con il Signore: recitare le preghiere la sera prima di andare a dormire, chiedergli scusa per le colpe commesse lungo la giornata, confessarsi con frequenza; anche tra noi fratelli ci si è sempre aiutati a crescere umanamente e ogni tanto ci si incoraggiava a vicenda a migliorare il rapporto con il Signore, ma con semplicità e spontaneità.

Sono il terzo di sette figli, e ricordo che da bambino mi faceva un po’ ‘soffrire’ il fatto di avere due sorelle prima e due dopo di me. Per un po’ di anni in casa ero l’unico maschio, poi ne sono arrivati altri due, gli ultimi. E ricordo che spesso venivo ingaggiato dalle mie quattro sorelle per giocare a mamma e figlio, ma - lo confesso a posteriori non senza un sorriso al ricordo - a me veniva assegnato il ruolo… del cane!

Ricordo che nelle festività natalizie era consuetudine familiare passare un po' di tempo a pregare davanti al Presepe, come ha insegnato S. Josemaría, immedesimandosi nei personaggi. Ricordo momenti molto belli in cui noi figli, sdraiati a terra, contemplando il Presepe dentro al caminetto, dicevamo ognuno quello che aveva nel cuore… Ricordo che una volta dissi fra me e me: "Gesù, aiutami con tutte queste sorelle!".

Negli anni del liceo ho intensificato la partecipazione ai mezzi di formazione che l’Opera mi offriva e verso la fine delle scuole superiori, dopo lunghe riflessioni, avere chiesto e ottenuto aiuto nella direzione spirituale, ho chiesto di diventare numerario.

L’Opus Dei mi ha aiutato a rafforzare il mio carattere, a essere più allegro, anche nei momenti in cui sembra veramente dura!

Anche tre delle mie sorelle sono numerarie, e questo mi rende molto felice, mi fa sentire ancora più unito a loro e alla mia famiglia d’origine. Nell’Opera mi hanno sempre insegnato una cosa, secondo me bellissima: il modo pratico di vivere il dogma della comunione dei santi, cioè considerare e tenere presenti nella preghiera gli altri, un affetto soprannaturale che mi dà molta forza e mi fa volere più bene a loro tanto da sembrare che siano sempre con me, anche se le distanze sono più o meno grandi e non è possibile vedersi con una certa frequenza.

Sono molto grato ai miei genitori per il dono della vocazione: San Josemaría diceva sempre che la vocazione la dà Dio, ma il 90% è merito loro, nostri primi educatori.

Ho un segreto per rimanere in forma e allegro ed è una cosa che insegnava San Josemaría: sentirsi sempre come bambini agli occhi del Signore. Il bambino piccolo ha bisogno di stare accanto a suo padre e non lasciarlo, vuole sentirsi al sicuro, e nel momento in cui, quando impara a camminare, inciampa, il papà gli sta vicino e lo rialza! Ho imparato a sentirmi un bambino piccolino, e impacciato, anche ora che studio all'università e non si può proprio dire che sia piccolo. Comporta fatica e sforzo, e magari nel momento in cui si sta per raggiungere la meta si perde l’equilibrio e si cade di nuovo e magari si fanno anche dei ruzzoloni, ma mio Padre mi prende con le sue braccia! Questo mi dà tanta forza e positività.

Da pochi mesi mi sono trasferito al centro Elis, è un porto di mare in cui approdano le nostre barche. Studio con intensità, vado all'università e inoltre mi occupo dei ragazzi più giovani (i liceali) che vengono al centro per studiare, ricevere formazione e organizzare attività ricreative e sportive…proprio come facevo io ai tempi del liceo! Ma ora mi trovo dall’altro lato, ed è molto bello vedere tutto con una prospettiva differente rispetto a qualche anno fa! Ai ragazzi si cerca di insegnare lo stare insieme e il senso dell’amicizia. I ragazzi un po’ più grandi aiutano i più piccoli e imparano a crescere nelle virtù umane. Mi piace molto passare del tempo con loro e aiutarli a crescere.

E la cosa importante che cerco di trasmettere loro è l’allegria e il grande amore per la vita, che siano sempre allegri! San Josemaría lo era, perché credeva molto nel rapporto costante di amicizia con il Signore, e anch’io ci credo!