Rosaria: mamma, nonna, volontaria. Vivere con gioia e la sclerosi multipla

In questa intervista Rosaria, mamma, nonna e volontaria al Campus Bio-Medico di Roma, affetta da sclerosi multipla sin dalla giovinezza, ci racconta la sua storia.

«Dio mi ha dato anche la malattia, perché mi serviva. Probabilmente mi ha rafforzato ancora di più, mi ha fatto vedere realtà che altrimenti non avrei visto».

Rosaria, moglie, madre di due figli ormai adulti e nonna affettuosa di tre nipotini, ha dedicato la sua vita alla famiglia. Quando i suoi bambini avevano appena sette e quattro anni, ha ricevuto la diagnosi di sclerosi multipla. Nonostante la malattia, ha affrontato il percorso con determinazione, sostenuta da una profonda fede che l'ha accompagnata per oltre trent'anni. «Ho una famiglia meravigliosa, - racconta Rosaria - non chiedo altro nella vita. Sono contenta così».

Il volontariato fa parte di me, non riesco a farne a meno

Da sei anni Rosaria è volontaria alCampus Bio-Medico di Roma, dove si occupa degli “Education Box”, incontri tenuti dai professori universitari che hanno l’obiettivo di formare cittadini e pazienti su patologie, cure e stili di vita corretti: «Noi volontari accompagniamo nelle aule la gente che si iscrive, distribuiamo le brochures, diamo una mano ai medici. - racconta Rosaria - È un'iniziativa nata da poco, ma penso sia un’idea bellissima. Ormai il volontariato è diventato vita. - aggiunge Rosaria - È una cosa che fa parte di me, non riesco a farne a meno».

«Amo molto prendermi cura delle persone, - dice Rosaria, a proposito del suo impegno nel volontariato - soprattutto degli anziani, che considero un vero patrimonio di saggezza. Credo che amare chi ci è vicino sia fondamentale, perché da soli non siamo nulla: abbiamo sempre bisogno degli altri. Anche solo ascoltare chi ha un problema può fare la differenza. Per me il volontariato è questo: esserci, aiutare, condividere».

Vivere con gioia nonostante la malattia

«A me non manca nulla. Il Signore mi ha dato tutto. - dice Rosaria - A volte le persone mi dicono: “No, non ti ha dato tutto, perché sei malata”. Ma Dio mi ha dato anche la malattia, perché mi serviva. Probabilmente mi ha rafforzato ancora di più, mi ha fatto vedere realtà che altrimenti non avrei visto».

«La sofferenza non è un castigo. - aggiunge Rosaria - La sofferenza ti apre gli occhi, ti fa vedere in modo diverso chi hai intorno e soprattutto ti fa capire quanto è importante mettere le persone, specialmente quelle che sono nelle tue stesse condizioni, al centro della vita. Solo così puoi farle sentire importanti: quando si è malati, sapere che c’è qualcuno che ci tiene a te, è la cosa più bella che ci sia».

«So bene cosa si ha dentro quando si è malati. - conclude Rosaria - Per questo cerco di non far pesare questo dramma a chi lo vive. Non parlo mai della mia malattia, ma cerco di far capire che la sofferenza fa parte della vita, la dobbiamo vivere nel miglior modo possibile. Si può fare anche con gioia».