Prima insegnavo e basta…

Antonella, sposa, madre di tre figli e insegnante in un liceo di Messina, incontra l’Opus Dei e trova un significato più profondo per la sua attività di docente e per il suo rapporto con gli studenti.

Ho incontrato il Signore e ho fatto esperienza di Lui e del Suo amore in una calda giornata d'estate, durante il rito funebre officiato in occasione della morte di mio padre, avvenuta in giovane età e nel giorno precedente la laurea di mio fratello. È stata una circostanza dolorosa, che mi ha toccato profondamente. Non avevo idea di che cosa volesse dire avere la pace nonostante le sofferenze che la vita riserva. Sentivo in me una forte inquietudine, la mancanza di qualcosa di essenziale. Vagavo da una chiesa all'altra in cerca di quell'aiuto. Ma non trovavo soluzioni… Fino a che, un giorno, mio marito torna a casa dal lavoro e porta un quotidiano, dove spicca un articolo riguardante il Fondatore dell'Opus Dei - ancora non canonizzato - che parla di santificazione del lavoro, di formazione, dell'importanza delle piccole cose di ogni giorno.

Mi sento attratta, cerco di mettermi in contatto con persone dell'Opus Dei. Trascorre diverso tempo senza alcun risultato. Alla fine, in modo assolutamente inatteso, riesco a stabilire un contatto con il centro dell’Opus Dei di Catania, e a fine novembre partecipo a un incontro di formazione spirituale a Messina.

Da allora? L'avvicinamento all'Opera e ai suoi incontri di formazione ha determinato una svolta decisiva nella mia vita. Apparentemente non è cambiato nulla. Continuo a essere la persona di sempre: sposa, madre di tre figli, insegnante di lingua e letteratura inglese in un liceo scientifico di Messina. Sostanzialmente è cambiato tutto, perché io sono cambiata! Prima insegnavo e basta, ora santifico la mia giornata insegnando. Sembra poco, ma la differenza è assai grande, anzi enorme: Dio con me nella vita quotidiana! San Josemaría mi ha fatto scoprire la grandiosità del lavoro, la responsabilità di vivere quotidianamente a fianco di giovani di età compresa fra i 13 e i 18 anni, di lavorare con altri colleghi, di avere una famiglia. Quei ragazzi, che fino a quel momento erano per me studenti ai quali impartire solo lezioni, improvvisamente sono diventati "persone" da educare, comprendere e amare. La mia vita d'insegnante è cambiata. Il mio rapporto con i ragazzi è andato oltre le poche ore settimanali, scandite solo dall'alternanza di spiegazioni e verifiche. Non volevo essere più una docente di cui aver soggezione o da cui ricevere solamente nozioni. Grazie all'Opera ho avuto modo di riflettere a lungo e di rendermi conto che - per poter insegnare - bisogna non solo ascoltare e capire le persone, evitando le ricette preconfezionate, ma anche esercitare la memoria per ricordare i loro problemi, le loro ansie, le loro gioie, così che si sentano amati.

Con i miei alunni ho avuto l’occasione di svolgere diverse attività extracurriculari, per le quali ho avuto il supporto anche di mio marito, in qualità di economista. Mi sembravano importanti per poterli aiutare ad ampliare le prospettive del loro futuro ed accrescere la loro autostima con la verifica delle loro possibilità anche umane.

Ad esempio il progetto “Impresa in azione”, al quale è stato dato risalto non solo dalla stampa e dalle televisioni locali, ma anche dalla Tv nazionale, che gli ha riservato ampio spazio con vari servizi.

Sono stati coinvolti circa 15 studenti della IV classe del nostro Liceo. In una prima fase, mio marito ha dato loro i concetti base di economia e imprenditorialità. Ha spiegato loro cosa si intende per “azienda”, il suo funzionamento, le strategie d’impresa, la gestione delle risorse umane, la produzione, il marketing e la vendita, la finanza, la qualità e la soddisfazione degli stakeholder.

Dopo un’attenta analisi dei diversi tipi d’impresa e un’adeguata comprensione delle relative fonti del suo finanziamento, i ragazzi hanno deciso di costituire una S.p.A. e con la vendita delle azioni hanno creato una rete di sostenitori privati, che ha permesso loro di costituire l’impresa denominandola “Zancle 4 progress” (Zancle è l’antico nome originario della città di Messina).

Sono stati assegnati i previsti ruoli e, dopo un brain storming per la determinazione del prodotto, hanno deciso di produrre dei “poggiolini” da usare in spiaggia come poggiatesta. Il prodotto è stato interamente progettato, costruito e pubblicizzato dai ragazzi, i quali hanno lavorato in team con entusiasmo e con vero spirito d’impresa. Il mercato ha accolto positivamente il prodotto, presentato in numerose manifestazioni pubbliche, dagli Enti locali all’Orientamento universitario, ecc. Siamo stati anche invitati alla Borsa delle contrattazioni di Milano ubicata in piazza Affari nel Palazzo Mezzanotte, dove il nostro prodotto e l’amministratore sono stati largamente apprezzati.

Questo progetto e tutte le altre attività che in questi anni ho portato avanti mi hanno consentito di migliorare i rapporti non solo con i ragazzi ma anche con i colleghi. Dio mi ha fatto capire gradualmente che questa era la strada della mia santificazione, ma anche per mio mezzo della loro. Essi assumevano un’importanza speciale: erano persone cui rivelare la grande notizia "Dio è con noi ogni giorno” nelle attività quotidiane, anche le più semplici. Oggi il mio rapporto con tutti è di collaborazione. Progettiamo, all'interno della scuola, attività extra-curriculari, che aiutino e sostengano i ragazzi in difficoltà, coinvolgendo in questo sforzo studenti e docenti. Sono sicura sempre che il nostro Santo Fondatore, san Josemaría Escrivá, vigila su di me come su tutti i suoi figli perché ciascuno di noi, nella vita quotidiana, possa essere di aiuto agli altri a trovare la "strada" che fa scoprire Dio.