“Dio, se tu esisti, questo è il momento di farmelo sapere!”

Gabriella, francese, ha scoperto Dio all’improvviso, nel corso dell’ultimo anno della scuola superiore; lei stessa qui ci spiega come la cappellania del suo liceo e alcuni fedeli dell’Opus Dei l’hanno aiutata nella sua conversione.

Gabriella a sinistra, con due amiche

Gabriella, tu sei una studentessa della scuola di economia e commercio [è paragonabile alla nostra corrispondente facoltà universitaria]; è presso la cappellania del tuo liceo, mentre ti preparavi all’esame per entrare in questa scuola, che hai conosciuto una persona dell’Opus Dei. Lei ti ha aiutato nella tua ricerca di Dio e ti ha parlato in modo semplice e naturale del suo impegno nell’Opus Dei. Ci puoi raccontare questo incontro?

Ero stata battezzata e avevo seguito, come molti di noi, i corsi di catechismo sino alla 6ª (12 anni). Ma non mi interessava per nulla avere a che fare con Dio e con quello che mi dicevano di Lui. Un giorno, nel corso dell’ultimo anno prima della maturità, presi la decisione di partecipare a un fine settimana organizzato da persone credenti. Non domandatemi perché: non ho una spiegazione razionale da darvi. Gli amici, che da tempo e con insistenza avevano cercato di invitarmi alla cappellania, avevano ormai perso ogni speranza; per di più quello non era un fine settimana cui avevano previsto di partecipare. Io non comprendevo come si potesse essere sicuri che Dio esiste! Ma questo non mi preoccupava più di tanto, io ero molto felice (almeno questo era quello che pensavo).

Gabriella a sinistra, con due amiche

Ma in realtà non volevo nemmeno ancora una volta evitare di affrontare la verità. E mi ritrovai la prima sera di quel fine settimana, nella cappella, a rivolgermi a Dio, dicendogli: «Bene, se tu esisti, è questo il momento di farmelo sapere (sia chiaro che non tornerò a chiedertelo), altrimenti non importa; io sono felice così come sono»; e così mi sono messa a pregare, per un certo tempo, come se fosse per me una cosa abituale. Sono poi uscita dicendomi, tra me e me, che avevo avuto come una sensazione strana; ho scoperto più tardi che questa sensazione strana aveva un nome, lo Spirito Santo! Durante quei giorni parlammo della preghiera e mi sorpresi a parlarne in un modo del tutto naturale, rifacendomi all’esperienza di quella veglia nella cappella: i miei amici trasecolavano!

Qualche mese più tardi, mentre frequentavo in un liceo di Parigi una classe “prepa” [corso di preparazione agli studi universitari previsto dall’ordinamento scolastico francese], sono andata nella cappella che si trovava proprio lì accanto. Verso la fine dell’anno, una delle due persone che ci seguivano nella preparazione, professoressa del liceo, ci ha detto, durante una delle nostre conversazioni, che lei faceva parte dell’Opus Dei. La cosa ha suscitato un grande interesse in me che conoscevo ben poco delle istituzioni della Chiesa. E poi «Opus Dei», era un nome che mi suonava in modo strano, senza che sapessi perché. Due giorni più tardi la professoressa di spagnolo ci ha parlato dell’Opus Dei come di una sorta di «Santa Mafia» che si nascondeva dietro il regime di Franco in Spagna. Con sua grande sorpresa, sono andata a interrogarla alla fine delle lezioni e mi sono resa conto che conosceva ben poco dell’Opus Dei (non più di me in pratica).

In breve, tra la risoluzione di problemi di matematica o la stesura di relazioni di storia, mi sono decisa a fare delle ricerche sull’Opus Dei. Sono andata sul sito Internet dell’Opera; ha letto anche tutti gli articoli critici nei confronti dei membri dell’Opera e delle pratiche di questa istituzione. Poi l’insegnante, visto il mio interesse per l’argomento, mi ha proposto di presentarmi alcune giovani di una residenza per studenti, Avrainville, dove l’Opus Dei assicurava l’assistenza spirituale. Ci sono andata ed ho subito simpatizzato con alcune ragazze; sono ritornata in seguito a Avrainville ed in breve ho conosciuto tutte le persone, fedeli dell’Opus Dei che vivevano il celibato apostolico, che vi risiedevano. Debbo confessare che mi sono divertita a porre loro un sacco di domande, addirittura a provocarle, ad analizzare tutto quello che facevano. Ho capito rapidamente da dove venivano le critiche che avevo letto: tutto traeva origine da una cattiva interpretazione delle pratiche apostoliche o di pietà. Ma era sufficiente domandare con spirito aperto delle spiegazioni, per comprendere!

Tu che sei giovane e convertita di recente, che pensi dell’Opus Dei?Che cosa ti ha colpito di più del suo spirito?

Sono stata affascinata dalla formazione che si può ricevere nei centri dell’Opus Dei. Tutti i membri dell’Opus Dei sono solidamente formati. Sapevano rispondere ai miei molti interrogativi. Io ero circondata da una famiglia non credente, anzi atea, ed avevo un bisogno pressante di riuscire a spiegare la mia fede e le posizioni della Chiesa. A Avrainville hanno sempre saputo rispondere alle mie domande con semplicità ed intelligenza.

Altra cosa che ho ugualmente apprezzato è l’assistenza spirituale. Questa professoressa che ho incontrato frequentando ilprepa è sempre stata disponibile per me, malgrado il suo tempo fosse ben carico di impegni. Lo spirito dell’Opus Dei e l’assistenza spirituale mi aiutano molto ad avvicinarmi a Dio per chiedere con grande franchezza il consiglio più opportuno. Io credo anche di voler essere esigente. Mi sono sempre detta che il Centro che frequento «respira santità»; ognuno cerca di vivere la presenza di Dio anche nei più piccoli dettagli della vita quotidiana e questo si sente palpabilmente! Grazie a questo direi che c’è sempre un’atmosfera super! Da che frequento questo Centro, mi sono ispirata al loro modo di comportarsi.

Ciò che mi è inoltre sempre piaciuto è vedere l’unità di vita; come persona convertita mi pareva normale che la nostra vita sia coerente con la nostra fede, ma mi sono ben presto resa conto che questo non era chiaro per tutti, né come concetto, né come pratica (talvolta anche per me). Ero a volte delusa da persone che avevo sempre considerato cattoliche quando io non lo ero (o per lo meno non ero credente benché battezzata). In effetti avevo scoperto che Dio non aveva molto posto nella loro vita. Per me questo era normale quando uno diceva di non essere credente, ma non nel caso opposto. Così come prima non comprendevo come si potesse essere sicuri che Dio esiste, in seguito non ho capito come non si potesse avere una vita coerente con questa certezza. Ho trovato presso tutte le persone dell’Opus Dei che conosco un desiderio grande di vivere la presenza di Dio in tutti i momenti della giornata, di cercare sempre di migliorarsi mettendoci tutto l’impegno.