Nell’ambito di un’indagine giudiziaria sulla situazione personale di una donna, che faceva parte dell’Opus Dei, l’avvocato querelante ha dichiarato ai media di aver chiesto che il prelato dell’Opus Dei, mons. Fernando Ocáriz, venga convocato per esprimere la sua posizione sui fatti. La prelatura dell’Opus Dei ritiene che tale richiesta – priva di fondamento fattuale e giuridico – rientri in una strategia mediatica ingannevole e persistente che, sin dall’inizio, ha cercato di stravolgere le finalità di un’indagine penale per trattare in realtà una rivendicazione economica di natura lavorativa.
L’intera causa è un tentativo di manipolare l’applicazione di una fattispecie penale – la tratta di persone – che non ha alcuna relazione con i fatti raccontati dalla denunciante, e ancor meno con la realtà dell’Opus Dei. Si cerca di utilizzare lo strumento penale, che dovrebbe essere finalizzato all’individuazione dei reati e alla ricerca della giustizia, per perseguire un obiettivo economico, snaturando così il senso e la funzione di questo strumento giudiziario.
Quest’ultima richiesta si fonda nuovamente su congetture, senza fornire elementi concreti che giustifichino tali affermazioni. Si cerca così di estendere artificialmente l’oggetto dell’indagine penale a persone che non hanno alcun legame diretto con i presunti fatti narrati dalla denunciante. È preoccupante che questa dinamica di strumentalizzazione e distorsione del procedimento penale si ripeta, con l’obiettivo di amplificare l’impatto sull’opinione pubblica e di esercitare pressioni sul sistema giudiziario. È quanto abbiamo visto di recente con la richiesta – anch’essa accompagnata da una messa in scena mediatica orchestrata – di convocare mons. Mariano Fazio, Vicario Ausiliare dell’Opus Dei.
Come già dichiarato in precedenza, il conflitto è nato sui media come una rivendicazione per presunte irregolarità nei contributi previdenziali e lavorativi. Successivamente si è trasformato in una richiesta economica di risarcimento per danni, fino a diventare, nell’agosto 2024, un’accusa da parte di una persona che afferma di essere stata vittima del reato di “tratta di persone”. Per costruire questa denuncia si opera una completa decontestualizzazione della vocazione liberamente scelta dalle numerarie ausiliari dell’Opus Dei.
Stupisce che si utilizzino gli strumenti della giustizia per sostenere una narrazione preconfezionata volta a far emergere colpevolezze prive di fondamento nei fatti realmente accaduti. È fondamentale preservare la serietà istituzionale della giustizia e garantire che le procedure si svolgano con obiettività, senza pressioni esterne e con pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza.
La prelatura dell’Opus Dei ribadisce il proprio rifiuto di tali accuse e mantiene la piena disponibilità a collaborare con le autorità giudiziarie, confidando che la verità prevarrà.