«Non abbiamo solamente giocato a calcio, abbiamo incontrato ragazzi che ci hanno ricordato che tutti meritano una seconda possibilità».
Lo sport unisce, azzera le disuguaglianze, rende liberi. Ed è proprio a partire da questa consapevolezza che lo scorso 28 novembre l'IPE Business School ha organizzato, come fa ormai da diversi anni, la “Partita del Cuore”, una sfida che unisce allievi ed ex allievi della scuola con ragazzi dell’Istituto Penitenziario Minorile di Nisida (Napoli) in una partita di calcio a 8.
L’IPE Business School, una scuola di alta formazione manageriale che ha sede a Napoli e si ispira, nel rispetto del pluralismo, alla dottrina cattolica e al messaggio di san Josemaría, offre ai suoi studenti la possibilità di svolgere attività di volontariato presso alcune realtà associative del territorio. Ed è proprio da questo percorso che prende forma il senso della “Partita del Cuore”.

Guardare al futuro, insieme
«La “Partita del Cuore” non è solo sport - dichiara Andrea Iovene, Vice Direttore Generale dell’IPE Business School - è un gesto concreto di vicinanza sociale. Entrare a Nisida significa incontrare ragazzi che stanno cercando una nuova direzione e che hanno bisogno di sentirsi parte di una comunità che li sostiene. A pochi giorni dal Giubileo dei Detenuti, questo evento assume un valore ancora più profondo: ci ricorda che fiducia, ascolto e responsabilità possono diventare strumenti di rinascita autentica. Come IPE crediamo che la formazione non riguardi solo le competenze professionali, ma anche la capacità di costruire relazioni umane significative. Oggi, attraverso il calcio, vogliamo dare un segnale concreto in questa direzione: guardare al futuro, insieme».
La sfida è stata giocata a pochi giorni dal Giubileo dei detenuti, in programma il 14 dicembre, una ricorrenza che richiama la società a riflettere sulla dignità umana, sul perdono e sul reinserimento sociale. In questo contesto, la “Partita del Cuore” assume un significato ancora più profondo, un invito a guardare avanti, a credere nella possibilità di ricominciare.

Trasformare il terreno di gioco in uno spazio di dialogo
Gli studenti della Business School e i ragazzi dell’Istituto penitenziario hanno trasformato il terreno di gioco in uno spazio di dialogo, rispetto e incontro autentico. Un momento di sport, ma soprattutto di volontariato sociale, in cui la presenza, l’ascolto e la condivisione sono divenuti strumenti educativi potenti.
«Non abbiamo solamente giocato a calcio — racconta emozionato Francesco, ex alunno IPE — abbiamo incontrato ragazzi che ci hanno ricordato che tutti meritano una seconda possibilità. Torno a casa più ricco, con la consapevolezza che il volontariato non cambia solo chi lo riceve, ma anche chi lo fa».
A rendere il tutto ancora più bello è stato il “terzo tempo”, durante il quale ragazzi, spettatori, allievi del master, educatori, poliziotti e operatori del carcere hanno vissuto tutti insieme un momento di condivisione e di merenda.
«Ogni ragazzo merita la possibilità di rimettersi in gioco. E lo sport, con la sua immediatezza e la sua energia, è uno degli strumenti più potenti per farlo». E a Nisida questo principio si è fatto realtà, sorriso dopo sorriso, passaggio dopo passaggio.

