Aiuto alle famiglie in crisi

Pasquale Pavone è un magistrato in pensione che ha lavorato al Tribunale di Firenze, specie su cause familiari. Nel 1991 è entrato a far parte dell'Opus Dei. Da tempo ha creato un'associazione, l'AFFADIS, che mira alla ricomposizione di famiglie in crisi e ad attenuare gli effetti negativi delle separazioni e dei divorzi.

Esercitando per molti anni la professione di magistrato civile, anche con funzioni presidenziali che comportano l'intervento in materia di famiglia, ho potuto conoscere e condividere le tristi vicende della malattia e della fine di vari matrimoni. Dopo decenni di attività, arrivata la pensione, mi sono domandato se tutto quel dolore, quell'abbandono, quelle tragedie su tanti bambini mi riguardasse ancora o no.

Non ho avuto dubbi. Non esistono leggi di pensionamento per la carità e l'impiego delle proprie capacità professionali a favore di chi ne ha più bisogno. È uno degli insegnamenti ricevuti da San Josemaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei.

Così ho cominciato a parlare a condividere un progetto con colleghi e amici fiorentini e toscani: creare un'associazione di volontariato per l'assistenza ai figli e alle famiglie di divorziati e separati e alle coppie di fatto. Ne è venuta la sigla AFFADIS. Eravamo consapevoli delle conseguenze di queste lacerazioni su tutti i componenti: coniugi, figli, parenti, ma soprattutto sui più piccoli, nei quali tutto un mondo di affetti, di sicurezze e di riferimenti viene sconvolto. La sofferenza dei figli è silenziosa perché i genitori, e anche i nonni,  non prestano più attenzione alla situazione del piccolo o dell'adolescente: quando si consuma il dissolvimento familiare, tutto esplode all'interno e ciascuno dà per scontato che in questo dramma non vi siano comprimari, ma solo protagonisti, cioè i coniugi. Invece i comprimari ci sono, e sono i figli.

I figli sono costretti a subire gli effetti della disgregazione e spesso non vogliono capirli, perché non si rassegnano: li considerano un'ingiustizia crudele nei loro confronti. Dicono: noi non abbiamo fatto nulla; che colpa abbiamo?

Eppure sono ben pochi quelli in grado di recepire questi messaggi muti di sofferenza, che si manifestano nel silenzio, nell'appartarsi, nella ricerca di conforto, nelle amicizie esterne come antidoto, nel nascondersi in un mondo interiore di fantasie incerte. Eppure all'esterno i genitori vedono tranquillità, solo perché mancano liti fragorose. Invece i figli stanno mutando il loro comportamento nelle relazioni, nell'equilibrio nervoso, persino nel metabolismo, e cercano surrogati affettivi.

Gli amici con cui si è costituita l'associazione sono magistrati, avvocati, medici, psichiatri: alcuni di loro sono dell'Opus Dei o ne condividono lo spirito. Tutti sappiamo che questo impegno costa fatica, anche perché si tratta di servizi prestati gratuitamente in ore ritagliate dalla propria attività professionale. Ciò nonostante vi è stata una discreta risposta. È stato per esempio prezioso l'apporto di persone conosciute in tribunale quando esercitavano compiti di cancelliere o simili. Ora svolgono un insostituibile ruolo organizzativo nell'associazione.

Tutti si offrono quali interlocutori disponibili ad offrire un aiuto operativo, non sono di solidarietà, ma pure per aspetti legali, medici, amministrativi, psicologici. Soprattutto vengono incontro alle situazioni di solitudine e di impotenza che si manifestano spesso in questi casi.

L'associazione opera da pochi anni, ma già è nutrito il numero di persone che vengono per risolvere i loro problemi. La gioia più grande è data dalla ricomposizione di una famiglia in crisi, oppure dalla creazione di un vincolo matrimoniale fra tante convivenze o fra ragazzi che diventano padri e madri da minorenni. 

Con il bagaglio delle proprie esperienze professionali, i membri dell'AFFADIS sono in grado di fornire pareri, comporre controversie, evitare cause giudiziali inutili, tentando di recuperare il rapporto. Si comprende spesso che alla radice di una frattura vi è suscettibilità, immaturità, egoismo. Per le ricomposizioni, cerchiamo di coinvolgere tutti i protagonisti familiari, anche  i parenti. Evidentemente sono genitori e figli i destinatari principali dell'assistenza, dando i necessari supporti psicologici.

Il fatto di condividere i principi cristiani e di credere nel matrimonio indissolubile, ci fornisce non poca forza per entrare i queste situazioni spesso disperate.

In breve tempo, a livello pubblico si è destata una certa attenzione per la nostra associazione. A febbraio siamo riusciti a organizzare un convegno, patrocinato dalla Regione Toscana, dal titolo Centralità della Famiglia come Soggetto Sociale. Ci siamo sorpresi per la partecipazione di magistrati, avvocati, medici, docenti universitari, assistenti sociali. In effetti ci siamo accorti presto di essere quasi gli unici a operare nell'ottica della ricomposizione familiare. Se ne sono accorte le autorità pubbliche, che ci hanno chiamato a entrare nella Consulta per la salute del Comune di Firenze, un organismo che ha potere consultivo in materia di anziani, emarginati, handicappati, ecc. Ora siamo il referente della famiglia per il Comune.

Nonostante la fatica che comporta il far fronte a tanto lavoro, nessuno si è pentito della decisione. Sentiamo da vicino l'"aiuto" del fondatore dell'Opera, che è un riferimento per gli insegnamenti sulla famiglia, ma anche esempio di come portare avanti iniziative che la sostengano.