Vi aiuterò di più

Il 26 giugno alle 12, il fondatore dell'Opus Dei morì nel luogo in cui lavorava. La notizia della sua morte si diffuse rapidamente in tutto il mondo.

Il 26 giugno alle 12, morì nel luogo in cui lavorava. La notizia della sua morte si diffuse rapidamente in tutto il mondo.

17 maggio 1992, beatificazione di Josemaría Escrivá e Giuseppina Bakhita

Il suo corpo, rivestito con i paramenti sacerdotali, venne collocato ai piedi dell’altare di Santa Maria della Pace, attuale chiesa prelatizia dell’Opus Dei. Centinaia di persone cominciarono ad arrivare a Villa Tevere— tra queste, numerosi cardinali e vescovi — per pregare davanti al suo corpo.

Intorno alla salma si succedettero i suoi figli e figlie in veglia ininterrotta. Nel dolore, ricordavano quello che aveva spesso ripetuto negli ultimi tempi:

«Io non sono necessario. Vi potrò aiutare di più dal cielo. Voi saprete fare meglio di me: io non sono necessario».

Una fiumana ininterrotta di persone si riversò su Villa Tevere. Il volto di san Josemaría emanava una quiete ineffabile. Anche cardinali e vescovi si avvicendarono.

I funerali a Roma e le Messe in suffragio in tutto il mondo furono un singolare momento di dolore, di gioia e di conversione. Era morto un padre e un santo.

Arazzo appeso al balcone di San Pietro durante il giorno della canonizzazione

Fama di santità

Ma la fama di santità lo aveva circondato già in vita, fin dai primi anni del ministero sacerdotale. Accanto a lui si notava la vicinanza del Signore. Tutta la sua persona parlava di Dio. Frequentandolo, ci si sentiva attirati verso il Signore. Anche negli incontri affollati riusciva a non essere al centro dell’attenzione, per volgere i cuori verso Gesù. Quanti partecipavano alla sua Messa rimanevano commossi:

«Ecco un sacerdote innamorato di Dio!».

Molti sacerdoti e seminaristi, che parteciparono ai corsi di ritiro da lui predicati in tutta la Spagna tra il 1938 e il 1945, conservarono per tutta la vita il ricordo del fuoco ardente di amor di Dio trasmesso loro da «quel santo sacerdote». Già monsignore Eijo y Garay, il vescovo di Madrid che agli inizi dell’Opus Dei ne aveva compreso lo spirito e aveva protetto san Josemaría, era solito commentare: «Spero che queste saranno le mie credenziali nel presentarmi al giudizio di Dio».

Le persone che lo conoscevano, già fin dagli inizi, ne parlavano agli altri evidenziando la convinzione della sua singolare santità di vita. Da quando si stabilì a Roma nel 1946, persone di tutto il mondo andavano a trovarlo, per ascoltare le sue parole nella certezza che il Signore si servisse di lui. Impressiona la fiducia che tutti riponevano nella sua preghiera, affidandogli intenzioni di ogni sorta e sentendosi al sicuro quando egli prometteva un ricordo nella Messa. Nelle rare occasioni in cui era possibile, la gente si accalcava intorno a lui, per ascoltarlo, per baciargli la mano, farsi benedire degli oggetti religiosi che poi custodivano come reliquie.

Questa fama non fece che crescere col passare degli anni, come dimostrano gli ultimi viaggi di catechesi. Ma, pur parlando sempre di Dio, san Josemaría creava subito un’atmosfera familiare, fatta di semplicità e di fiducia.

La sua intercessione dal cielo

E l’attestato di devozione si estese come un lampo in tutto il mondo dopo la sua morte. Lo provano le folle che si raccoglievano ogni anno nelle messe in suffragio celebrate nelle principali città del mondo e l’incessante pellegrinaggio alla sua tomba, nella cripta di Santa Maria della Pace, a Villa Tevere.

Dai cinque continenti giunsero ininterrottamente notizie di favori e grazie ricevute per sua intercessione, fin dal 1975. Si tratta tanto di veri miracoli che di piccoli aiuti. Guarigioni inspiegabili, soluzione di problemi familiari, grazie relative al lavoro… Particolarmente numerosi sono i favori spirituali: conversioni, avvicinamento al Signore. In effetti, erano queste le grazie a lui più care. Quando il santuario di Torreciudad era in costruzione, per esempio, assicurava che in quel luogo sarebbe avvenuta «una cascata di grazie spirituali, che il Signore vorrà fare a coloro che ricorreranno a sua Madre Benedetta […]. Perciò mi interessa che ci siano molti confessionali, perché le persone si purifichino nel santo sacramento della penitenza e – con le anime rinnovate – confermino e ricomincino la propria vita cristiana, imparino a santificare e ad amare il lavoro, portando nelle loro famiglie la pace e la gioia di Gesù Cristo».

Processo di canonizzazione

69 cardinali, circa 1300 vescovi di tutto il mondo, 41 superiori di congregazioni religiose, sacerdoti, religiosi, esponenti delle associazioni laicali, personaggi della vita civile e migliaia di persone rivolsero al Santo Padre la richiesta di inizio della causa di beatificazione e canonizzazione, manifestando la propria convinzione che ne sarebbe derivato un grande bene per la Chiesa.

Il 19 febbraio 1981 il cardinale Ugo Poletti promulgò il decreto che introduceva la causa. Il 9 aprile 1990 il Santo Padre Giovanni Paolo II dichiarò l’eroicità delle virtù del venerabile servo di Dio Josemaría Escrivá. Il 6 luglio 1991, alla presenza del Santo Padre, veniva data lettura del decreto che sanciva il carattere miracoloso di una guarigione operata per l’intercessione del fondatore dell’Opus Dei. Si concludevano così i tramiti previ alla beatificazione.

Il 17 maggio 1992 una grande folla riempiva la piazza di S. Pietro, piazza Pio XII e gran parte di via della Conciliazione. Sulle logge della basilica di S. Pietro campeggiavano i ritratti di Josemaría Escrivá e di suor Giuseppina Bakhita, i due nuovi beati proclamati da Giovanni Paolo II.

Un decreto pontificio del 20 dicembre 2001 riconosceva il carattere miracoloso di una seconda guarigione attribuita all’intercessione del beato Josemaría. Si aprivano così le porte alla canonizzazione il 6 ottobre 2002, giorno in qui il Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato santo il fondatore dell'Opus Dei davanti a centinaia di migliaia di fedeli di più di 80 paesi.

Per pregare davanti alle sue reliquie: Santa Maria della Pace, Chiesa Prelatizia dell’Opus Dei.