CIMA: una ricerca medica per trovare soluzioni alle malattie e alla sofferenza

Nell’Università di Navarra, opera apostolica dell’Opus Dei, i Principi delle Asturie hanno inaugurato il CIMA: un Centro di Ricerca di Medicina Applicata. 320 scienziati lavorano nelle quattro aree da cui hanno origine il 90% dei decessi in Occidente. Questa iniziativa “è frutto di un’innata propensione alla cura”.

Il CIMA, un edificio di 15.030 metri quadrati nel quale lavorano 320 fra ricercatori e scienziati, nasce per dare una risposta alla necessità di combattere le malattie che oggi causano il 90% dei decessi nel mondo occidentale e che sono ancora incurabili. Nella presentazione, Francisco Errasti, direttore generale del Centro di Ricerca Medica Applicata (CIMA) dell’Università di Navarra, ha detto: “E’ opportuno e necessario svolgere una ricerca di respiro internazionale. Questo progetto si è unito a infrastrutture già esistenti nell’Università di Navarra: la Clinica Universitaria, le facoltà di Medicina, di Farmacia, di Scienze...”.

“Il CIMA è pensato per trovare soluzioni alle malattie e alla sofferenza dei pazienti”, ha affermato. “Siamo in grado di seguire tutto il processo produttivo scientifico: dalla ricerca in laboratorio fino alle verifiche cliniche nella Clinica Universitaria e al brevetto dei risultati”, ha aggiunto. In tal senso, ha dichiarato che esistono già “alcuni brevetti e siamo pronti a svilupparli e commercializzarli”.

Il rettore dell’Università di Navarra, José María Bastero, ha ricordato che sia il precedente che l’attuale Cancelliere dell’Università hanno incoraggiato questa istituzione a fare un balzo verso l’eccellenza nella ricerca: “Don Álvaro del Portillo, il precedente Cancelliere, ci ha incoraggiati a fissare mete ambiziose alla nostra ricerca e Mons. Javier Echevarría, oltre a seguire con grande interesse i primi passi del CIMA, ci ha aiutato in modo decisivo”.

Allo stesso tempo ha sottolineato che tutte le ricerche che si svolgono nel CIMA si caratterizzano per “il rispetto dei principi etici della vita cristiana e per lo spirito di servizio verso la Clinica Universitaria e altri Centri bio-sanitari dell’Università, di Navarra e della Spagna”.

L’edificio è stato inaugurato il 28 settembre dai Principi delle Asturie, Felipe de Borbón e Letizia. Per il Principe, è motivo di “soddisfazione” e di “grande speranza” sapere che in questo Centro diverse centinaia di ricercatori lavorano giorno dopo giorno in queste quattro aree, “e lo fanno a livello internazionale, con i mezzi e le tecniche più avanzate e in contatto con altri importanti Centri di ricerca del mondo. Questo Centro – ha aggiunto -, e con esso la Navarra e la Spagna, stanno per offrire grandi novità sul piano sanitario e insieme un indubbio beneficio all’umanità intera”.

Felipe ha poi messo in rilievo il prestigio internazionale di cui gode l’Università di Navarra in diversi campi, e specialmente in quello della Medicina, nella quale può contare su un Centro di “grande rinomanza” come la Clinica Universitaria. “Una clinica della quale serbo un particolare ricordo e una grande emozione, dato che in essa ha trascorso i suoi ultimi giorni – mesi – mio nonno, il Conte di Barcellona. Ho potuto constatare – ha dichiarato – l’impeccabile trattamento, sia medico che personale, che ha ricevuto finché è stato lì”.

L’innata propensione alla cura

Gli scienziati lavoreranno in quattro aree: Oncologia, Neuroscienze, Fisiopatologia cardiovascolare e Terapia genica ed Epatologia, selezionate tenendo conto della loro importanza assistenziale, della loro ripercussione sociale e della peculiare esperienza e tradizione nel campo della ricerca, che hanno sempre avuto l’Università di Navarra e la sua Clinica Universitaria. “Sono state scelte pensando alle linee di ricerca più rilevanti nei prossimi 20-25 anni per la società moderna, soprattutto quella occidentale”. All’interno di queste quattro aree, i ricercatori si concentreranno su 22 progetti di ricerca biomedica.

Un’altra novità del CIMA è il suo sistema di finanziamento, adottato in Spagna per la prima volta, che permette di incanalare l’impegno sociale di varie realtà economiche che hanno deciso di appoggiare la ricerca biomedica. Nel 2003 è stato sottoscritto un contratto di ricerca e trasferimento di tecnologia con 15 imprese ed enti costituitesi in una UTE (Unione Temporanea di Imprese), in base al quale “in cambio del finanziamento della ricerca, [i firmatari] resteranno titolari dei risultati ottenuti”. Tra i firmatari di questo accordo – che verserà in dieci anni 152 milioni di euro – figurano enti e imprese di Biotecnologia, filiali di gruppi come il BBVA, El Corte Inglés, Pontegadea, Omega Capital, il Gruppo Masaveu, la Corporazione Cassa di Navarra, Sodena, la Cassa Rurale di Navarra, Unicaja, Ungria Patentes, il Gruppo Fuertes, la Cassa Galizia e la Fondazione IEISA.

Il Dott. Jesús Prieto, direttore dell’area di Terapia Genica ed Epatologia, ha insistito sul fatto che “questo edificio è frutto di una innata propensione alla cura e anche di un certo modo di fare medicina universitaria”. In relazione alla sua area di ricerca, ha sottolineato che “le malattie croniche del fegato pongono un grande problema non solo epidemiologico, ma anche terapeutico: è urgente trovare dei trattamenti per questi processi. Per quelle malattie per le quali non sia possibile un trattamento convenzionale, faremo ricerche sul ricorso alla terapia genica, un procedimento che consiste nel trasferire alcuni geni nel tessuto malato per ottenere un effetto terapeutico”.

Nell’area delle Neuroscienze la ricerca sarà incentrata sullo studio dell’Alzheimer e del Parkinson: come ha ricordato il dott. José Masdeu, direttore di quest’area, “le malattie neurodegenerative causano gravi alterazioni nella vita dei pazienti, hanno una grande incidenza e un grande impatto sociale e personale”. Inoltre, ha messo l’accento sulla necessità di realizzare questo progetto in collaborazione con altri Centri nazionali e stranieri: “La ricerca in questa e in altre aree non si può fare da soli. Abbiamo bisogno di lavorare con colleghi spagnoli e anche con ricercatori di altre nazioni”.

Terapia genica, scienze neurologiche, cardiopatie e oncologia

Javier Díez, direttore dell’area di Fisiopatologia Cardiovascolare, ha messo in rilievo che “la prima causa di malattia e di morte nei Paesi occidentali sono le malattie cardiovascolari e si prevede che entro due decenni lo saranno in tutto il mondo”. “Queste malattie costituiscono un pericolo per la stessa sopravvivenza economica e sociale della nostra civiltà”. Perciò le ricerche saranno orientate verso due ambiti principali: l’arteriosclerosi e l’ipertensione arteriosa. “Bisogna diagnosticare precocemente la cardiopatia ipertensiva. In questo ambito ci interessa sviluppare brevetti, ed è questa la strada che abbiamo iniziato a percorrere”.

Infine, i ricercatori dell’area di Oncologia, diretta dal dott. Luis Montuenga, concentreranno i loro studi su tre tipi di cancro: quello del polmone, le neoplasie ematologiche e il cancro del colon e del retto. “Vogliamo mettere a fuoco la ricerca sul cancro in aspetti molto specifici e con un lavoro multidisciplinare, legato alla Clinica Universitaria e alle facoltà di Medicina, Farmacia, Scienze, ecc. L’integrazione multidisciplinare che converge sui progetti – ha affermato il dott. Montuenga – è una delle caratteristiche di questo Centro.

Nel benedire le nuove attrezzature, l’arcivescovo di Pamplona e vescovo di Tudela, Mons. Fernando Sebastián, ha fatto riferimento all’identità cristiana dell’istituzione, affermando che “essa costituisce un vanto per l’Università di Navarra, per la Clinica Universitaria, per Pamplona e per la Chiesa di Spagna. A parte l’importanza e il rendimento che avrà questo Centro nel campo strettamente scientifico e medico, ha prima di tutto un significato religioso e cristiano”.

Perciò ha incoraggiato tutti coloro che lavorano nel CIMA a glorificare Dio attraverso la scienza. “La vostra testimonianza – ha detto loro – è un grande contributo di serietà e di autentica conoscenza scientifica”.