6 ottobre: quarto anniversario

Per il quarto anniversario della canonizzazione di san Josemaría, ci scrivono persone che parteciparono alla cerimonia a Roma, o la seguirono per televisione, per raccontare la loro esperienza.’

Attualità del 6 ottobre 2002

Per il quarto anniversario della canonizzazione di san Josemaría, ci scrivono persone che parteciparono alla cerimonia a Roma, o la seguirono per televisione, per raccontare la loro esperienza.

Dall’Italia:

La mia vita si divide in due parti: prima di quel 6 ottobre e dopo quel 6 ottobre

Erano passati esattamente 33 giorni dall'esame di maturità classica e vivevo in residenza da sole due settimane, il 7 iniziavano le lezioni universitarie. Ero stato a Roma molte volte ma non ero mai riuscito a vedere il caro papa Giovanni Paolo. Accettai di andare a Roma principalmente per questo motivo: videre Petrum, a vedere Pietro! Ma vidi anche "il resto"della Chiesa. Era emozionante vedere la figura di Giovanni Paolo II così da vicino, così imponente nonostante l'età… come un Mosè di Michelangelo. Ma come descrivere quella gioia nobile e serenissima di sentirsi parte di un tripudio di folla? Quell'amore filiale che quel popolo dimostrava verso il Santo Padre, verso il "mio" amato papa mi lasciò stupefatto, era fuori dal comune. Sembrava un popolo così solido e veramente fondato su Pietro. E quanto più l'Opera mi sembrava compatta in se stessa tanto più l'avvertivo unita a tutta la Chiesa e ad ogni uomo e donna della terra. Ne fui certo: l'Opus era veramente Dei, era di Dio, è di Dio, sarà di Dio. Mi dissi: "Alla malora le calunnie che mi hanno propinato fino ad oggi sulla prelatura!". Non ha altro scopo che infiammare i cuori dell'Amore per Cristo, nell'unione col Papa, per mezzo di Maria. Tutto questo io, dall'angolo tra via della Conciliazione e via Pio XII l'ho toccato, veduto, vissuto! Perciò dico sempre che la mia vita si divide in due parti: prima quel 6 ottobre e dopo quel 6 ottobre. Perché l'incontro con Josemaría, con i suoi figli e col mio Papa mi ha cambiato il cuore e mi ha spinto a incamminarmi una volta per tutte sulla via del Vangelo! Nella fedeltà incondizionata a Papa Giovanni Paolo e oggi al suo successore: Benedetto!

Alexander Petrachi

Dalla Spagna:

Giovanni Paolo II ha dato un bacio in fronte a mia figlia Maria

Alla Canonizzazione del Fondatore dell’Opus Dei mi sono portata dietro mio marito e mia figlia di tre mesi. Mio marito venne come professore della sua scuola di Siviglia, con vari alunni e altri professori in autobus. Io andai in aereo con la mia figlia di tre anni e altra gente di Siviglia. Nostro Padre mi fece un favore nell’aeroporto di Siviglia, perché non trovavo il passaporto di mia figlia e riuscimmo a passare con un biglietto che non era giusto. Lì a Roma sono stata tutto il tempo con mio marito, tranne che alla Cerimonia in cui sono stata nel primo settore con la carrozzina di mia figlia molto vicino e con i volontari che ci hanno aiutato molto, quando dovevo riscaldare ogni tre ore il biberon. Ma la cosa migliore del viaggio dopo la Canonizzazione è che Giovanni Paolo II ha dato un bacio in fronte a mia figlia Maria perché ho potuto avvicinarla alla papamobile e don Javier Echevarria mi ha aiutato a farla salire perché il Papa potesse baciarla.

Rocío Molina León

Dal Messico:

Un cambiamento radicale per la trasmissione televisiva

Sfortunatamente non ho potuto essere presente alla Canonizzazione a Roma ma dal mio paese ho seguito tutta la cerimonia per mezzo della TV. Voglio commentare il fatto che i miei genitori non accettavano l’Opus Dei e non potevo far loro vedere niente che avesse relazione con essa (libri, immaginetta di san Josemaría, ecc...). Quando i miei genitori videro il video della Messa della Canonizzazione che io registrai su una cassetta, ebbero un cambiamento radicale. Ora non solo rispettano la formazione cristiana che ricevo nel centro dell’Opus Dei, ma distribuiscono immaginette di san Josemaría a familiari e amici perché si rivolgano alla sua intercessione. Non c’è dubbio che la conversione dei miei genitori la devo a mio padre san Josemaría.

Mónica L

Dall’Argentina:

Un altro anno di ringraziamento, dal 6-X-2002

Ho molto presente il 6 ottobre 2002 quando Giovanni Paolo II canonizzò san Josemaría. Da questa data è cresciuta la mia devozione a questo “santo della vita ordinaria”. A lui chiedo tanti favori piccoli e grandi. Un altro anno per ringraziare Dio per l’abbondanza di doni che ha regalato alla Chiesa attraverso la fedeltà di san Josemaría.

María

Dalla Spagna:

Voglio cambiare vita

I fatti che sto per narrare sono successi ormai da tre anni, ma finora non mi ero deciso a raccontarli per iscritto. Nel settembre del 2002, mentre mia moglie ed io ci stavamo preparando per andare a Roma alla canonizzazione dell’allora Beato Josemaría Escrivá, ricevo una telefonata dal mio capo, che mi comunica di avermi affidato un progetto in Sudafrica. Dovevo partire quanto prima e ritornare per Natale. Dopo qualche trattativa, i capi mi permisero di posticipare la partenza a dopo la cerimonia del 6 ottobre.

Prima di partire per Roma una persona, che conosceva bene la mia situazione professionale e familiare, mi domandò: “Hai già pensato che cosa chiedere a san Josemaría, a Roma?”. Non gli risposi, perché veramente non avevo ancora pensato a nulla.

La ditta in cui lavoravo all’epoca era una multinazionale di servizi di consulenza, con una filosofia aziendale molto forte e molto competitiva. Io mi trovavo a una svolta professionale: ero arrivato a un certo punto della carriera, in cui dovevo avanzare a un livello molto superiore, per non essere messo in disparte e costretto ad abbandonare l’azienda a breve termine. Per di più, in quel periodo le vendite erano scarse e la concorrenza era forte.

Dunque, all’inizio pensai di chiedere a san Josemaría di aiutarmi ad ottenere la promozione, assicurandomi così il lavoro e la stabilità economica. Ma, allo stesso tempo, pensavo che, continuando a lavorare in quell’azienda, non avrei potuto avere, nei confronti della famiglia e degli amici, quella dedicazione che desideravo e che già all’epoca era scarsa. Allora pensai di chiedere di trovare un altro lavoro; però sapevo che il mio stipendio era molto al di sopra della media di mercato e che in un’altra azienda non avrei potuto guadagnare a sufficienza per garantire il minimo di sicurezza e di istruzione che volevamo dare ai nostri figli.

Allora chiesi a san Josemaría: “Vedrai tu che cosa è meglio: io voglio cambiare vita”.

Mia moglie – che era incinta del nostro ottavo figlio – e io partimmo per Roma, dove abbiamo vissuto dei giorni indimenticabili. Al ritorno, partii immediatamente per il Sudafrica.

Le settimane passarono rapidamente e io ritornai in Spagna alla fine di novembre. Il progetto in Sudafrica era andato molto bene, io tornavo contento e pieno di speranze riguardo alla mia carriera. Fu allora che, il primo giorno in cui ritornavo nell’ufficio di Madrid, mi comunicano che sono licenziato, che nel giro di un mese devo lasciare l’azienda, e che cominci a cercare un altro lavoro. Ho subito pensato: ”Bene, sembra che san Josemaría si sia mosso, perché di fatto la mia vita sta cominciando a cambiare”.

Passarono due o tre settimane di trattative con l’azienda, grazie alle quali ho ottenuto un indennizzo economico rilevante. Nello stesso tempo, cominciai a muovermi per trovare un altro lavoro.

Dopo vari colloqui di selezione, ricordo come, poco prima dell’ultimo colloquio in quella che sarebbe diventata la mia nuova azienda, stavo prendendo un caffè e, mentre andavo a pagare, trovai un’immaginetta di san Josemaría. Sul retro lessi quello che avevo già letto molte altre volte, ma che in quel momento acquistò per me un significato molto attuale: “Il cielo e la terra, figli miei, sembra che si uniscano laggiù, sulla linea dell’orizzonte. E invece no, è nei vostri cuori che si fondono davvero, quando vivete santamente la vita ordinaria…”.

Allora mi affidai a lui con molta intensità, chiedendogli: “ Dobbiamo portare a termine il lavoro: questo è l’ultimo colloquio, per concludere il cambiamento di vita”.

Il colloquio fu lungo e duro, ma fu un successo e, nel giro di un mese, stavo già lavorando nella attuale azienda, in cui ho potuto fare una vita molto più equilibrata fra la professione e la famiglia, e per giunta a condizioni economiche migliori di quelle dell’azienda precedente.

Effettivamente, avevo cambiato vita.

J.J.R.

Dall’Italia:

6 ottobre 2002, un giorno è presente in me ogni istante che vivo

La grazia che ottenni fu a Roma il 6 ottobre 2002. Al tempo dei fatti ero studente ed avevo 24 anni. "Chiesi" di poter assistere alla canonizzazione del Santo da un punto in cui non avrei avuto distrazioni. Avevo deciso di concentrarmi in quell'occasione perché non mi sarebbe più capitato di assistere alla canonizzazione del Santo fondatore. Mi ero prefisso di fissare là tutte le mie intenzioni, professionali, la famiglia che avrei fondato io, etc. Tutto.

Tutti i giorni che sarebbero seguiti fino al mio funerale, tanto per esser chiaro.

6 ottobre 2002.

E chi se lo scorda più, direte voi..

Beh io pregai perché volevo vedere bene e da vicino il Santo Padre e i concelebranti. Di questa mia intenzione, non avevo fatto parola a nessuno, ovviamente. Ebbene, un mio amico romano, un bel giorno del settembre 2002, mi telefona da Roma per dirmi che ha per me un biglietto per la canonizzazione: nel Settore 4.

Chi è stato alla canonizzazione sa della calca che c'era e sa anche che valore aveva un biglietto del genere per quel giorno. Ero già felice: lassù mi avevano ascoltato. Iniziai a pregare per ringraziare. Ma il bello doveva ancora venire.

In ultimo, quando arrivai da Milano a Roma il 5 ottobre mattina andai ospite a casa del mio amico. La mattina dopo saremmo andati insieme alla canonizzazione e già avevo avvisato tutti i miei conoscenti che sarei stato nel Settore 4, uno posto d'eccezione. Già mi avevano espresso in molti lo stupore: un posto al Settore 4 era una rarità assoluta, "quasi" impossibile. C'era addirittura chi sosteneva che mentivo.

La mattina del 6 ottobre 2002, il mio amico mi portò in automobile fino a dietro la basilica di S. Pietro. Passammo un posto di blocco e, sorpresa: mi ritrovai in Vaticano. Gli chiesi cosa ci facessimo. Non mi disse nulla e io non replicai. Attesi.

Il mio amico, senza anticiparmi nulla, aveva rimediato due biglietti per lui e per me fra le autorità massime, fra il coro e il Santo Padre. Quando lo scoprii mi venne la pelle d'oca.

Praticamente seguii tutta la celebrazione posso dire "da dentro", perché ero alle spalle del Santo Padre, che si rivolgeva ai fedeli in piazza fino a tutta Via Conciliazione. Ero nella fila dietro i Cardinali, dove il servizio di sicurezza era fatto dai Cavalieri dell'Ordine di Malta.

Non c'è dubbio che il Santo abbia ritenuto opportuno intercedere fino a farmi ottenere la grazia che chiedevo all'Altissimo.

Quel giorno, in ogni minimo particolare, è presente in me ogni istante che vivo.

E da allora non ho smesso di ringraziare e di credere ancora più fermamente.

Federico Leone