Un'unica famiglia: essere Opus Dei, lì dove sei (V) - Matteo, Garbagna

Matteo e sua moglie Mariangela hanno quattro figli e vivono a Garbagna, un piccolo paese in provincia di Alessandria. In questa testimonianza racconta cosa significa per lui essere Opus Dei.

“Ho conosciuto l’Opus Dei tramite un amico che studiava architettura a Genova - racconta Matteo, che oggi lavora nell’impresa di costruzioni di famiglia e ha uno studio di ingegneria civile -. Io facevo ingegneria, ma questo ragazzo alto, magro e con un grande naso frequentava un corso molto complesso insieme a me. Era molto simpatico e una volta andammo insieme a una gita a Venezia organizzata dall’università, e ci conoscemmo meglio: mi invitò alla residenza Delle Peschiere, a Genova. Lì mi mostrò le foto del primo campo di volontariato e lavoro in Polonia, al quale aveva partecipato insieme ad altri residenti e persone di tutta Italia. Mi fermai a una meditazione e da lì iniziai a frequentare i mezzi di formazione cristiana. Mi piacevano le persone che incontravo perché erano bravi studenti e professionisti, sapevano divertirsi e si preoccupavano di pregare”.

“Nei primi anni di vocazione all’Opus Dei mi preoccupavo molto di organizzare tante attività per amici e amici di amici. Un giorno, durante una settimana di studio, un soprannumerario con qualche anno di vocazione in più di me mi spiegò che secondo lui stavo perdendo di vista la cosa più importante: mia moglie, che per me è la strada per il Cielo. Da quel momento capiì che doveva essere proprio così: mia moglie sarebbe venuta prima di tutto. Per questo, oltre per il fatto che Garbagna e Genova, dove c’è il centro dell’Opus Dei più vicino, sono distanti un’ora di macchina, organizziamo tante attività per famiglie e giovani insieme”.

Matteo e Mariangela hanno organizzato negli anni tanti momenti di condivisione per coppie sposate e per famiglie, con l’intento di mettere al servizio degli altri l’esperienza maturata nel loro matrimonio o facendosi aiutare dal parere di esperti di dinamiche familiari. Per esempio, quest’anno hanno organizzato un format di serata di formazione con un’introduzione teorica su un tema fatta da un sacerdote, una testimonianza di un laico su come vive il tema di cui si è parlato, e la chiusura con un momento musicale.

“Papa Francesco spesso ci ha invitato a buttarci in avanti - sottolinea Matteo -, a uscire dal recinto delle comodità. Io onestamente faccio fatica ad andare oltre quello che mi viene più facile. Ma, per esempio, l’anno scorso insieme a mia moglie abbiamo pensato che era il momento di fare qualcosa per i nostri figli: la formazione che abbiamo ricevuto è stata fondante per la nostra famiglia, e desideriamo che anche loro ricevano qualcosa del genere, ma non solo da noi. Abbiamo organizzato un corso sull’affettività e sulla coppia, chiedendo a degli amici di mettersi in gioco raccontando la loro esperienza. E proprio sentire come hanno vissuto la crisi queste persone ha colpito molto i ragazzi che sono venuti ad ascoltare”.

Ma cosa significa fare l’Opus Dei a Garbagna e a Tortona, dove Matteo e la moglie lavorano? “Per prima cosa voler bene al Signore e poi voler bene a mia moglie, ai miei figli, far bene il mio lavoro, ai miei amici. Come? Non parlando, ma con cose concrete. Per farlo, filtro tutto nell’orazione. Ho un piano settimanale di preghiera. Il lunedì prego per tutti. Il martedì prego per mia moglie, i miei figli e le loro famiglie. E così in avanti per ogni giorno della settimana. Chiaramente prego anche per i miei fratelli dell’Opus Dei, ma sicuramente vorrei poterli vedere di più oltre le due volte al mese che vado a Genova per il circolo e per il ritiro: ci proverò, anche se è difficile viste le distanze”.