"Offrite sollievo nel nome di Gesù"

Il Prelato dell'Opus Dei ha conferito il diaconato a 34 fedeli dell'Opus Dei nella basilica di Sant'Eugenio a Roma. Pubblichiamo l'omelia con alcune foto.

Qui di seguito riportiamo l'omelia del Prelato:

OMELIA NELLA MESSA PER L'ORDINAZIONE DIACONALE

DI FEDELI DELLA PRELATURA

Mons. Javier Echevarría, Prelato dell'Opus Dei

Roma, Basilica di Sant'Eugenio, 13-XI-2010

Cari fratelli e sorelle.

Carissimi figli che state per diventare diaconi.

1. Pieni di gratitudine alla Trinità Santissima, assistiamo all'ordinazione diaconale di questi trentaquattro uomini, fedeli dell'Opus Dei. Tra le diverse cerimonie liturgiche della Chiesa, il conferimento dei Sacri Ordini, oltre a causare una grande gioia al popolo cristiano, è una celebrazione che gode di particolare bellezza, piena di simbolismo e di significato. Mediante i gesti che io come Vescovo compirò, come strumento vivo di Gesù, Sommo ed Eterno Sacerdote, il mistero di Dio penetra con maggior forza e incisività nei nostri cuori. Come ha scritto il Santo Padre Benedetto XVI, «la bellezza della liturgia è parte di questo mistero; essa è espressione altissima della gloria di Dio e costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del Cielo sulla terra»[1]. Dobbiamo dunque partecipare con la massima pietà e con la gioia di compiere un atto di culto voluto dal Signore Gesù.

È questo un evento molto soprannaturale, percepibile solo agli occhi della fede; e, allo stesso tempo, pieno di umanità, perché costatiamo come l'unico sacerdozio, quello di Gesù Cristo, continua nel tempo attraverso i suoi ministri. Mediante l'imposizione delle mani da parte del Vescovo e l'orazione consacratoria, Dio Padre invierà su questi fratelli nostri lo Spirito Santo, che «imprime in loro un segno ("carattere") che nulla può cancellare e che li configura a Cristo, il quale si è fatto "diacono", cioè, il servo di tutti»[2]. Chiediamo dunque alla Santissima Trinità che accresca in noi, in questa celebrazione eucaristica, le virtù teologali: la fede, la speranza e la carità.

Dobbiamo anche renderci conto che non solo i nuovi diaconi, ma noi tutti, in quanto cristiani, abbiamo ricevuto la missione di servire gli altri, a esempio del Maestro, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti (Mt 20, 28). Oggi, traendo profitto della grazia che il Signore ci invia, preghiamo perché questa missione affidata alla Chiesa –in modo particolare, ai diaconi, come ricorda la prima lettura della Messa in riferimento ai leviti istituiti da Mosè perché fossero di aiuto al servizio del sommo sacerdote Aronne– brilli nel mondo con tutto il suo splendore e la sua grande efficacia.

Ai diaconi compete, secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, «assistere il vescovo e i presbiteri nella celebrazione dei divini misteri, soprattutto dell'Eucaristia, distribuirla, assistere e benedire il matrimonio, proclamare il Vangelo e predicare, presiedere i funerali e dedicarsi ai vari servizi della carità»[3]. Rivolgiamoci allo Spirito Santo chiedendoGli che la forza che darà a questi nuovi ministri, mediante la configurazione con il Figlio amatissimo del Padre, giunga alle anime che essi dovranno aiutare nel cammino della santità.

2. Il servizio a Dio lo svolgerete, figli miei diaconi, nella cura amorosa di quanto riguarda il culto divino. Già prima, come fedeli cristiani che hanno ricevuto nel Battesimo una partecipazione al sacerdozio di Cristo, avete cercato di mettere amore e delicatezza nelle diverse manifestazioni della pietà eucaristica: partecipare alla Santa Messa consapevoli del mistero che si fa presente sull'altare; fare con amore le genuflessioni davanti al Santissimo Sacramento; e tanti altri segni esterni di pietà che rivelano la sincerità della nostra fede nella presenza eucaristica del Signore.

Adesso, come diaconi, la vostra vicinanza fisica e spirituale a Gesù Eucaristia sarà ancora più grande. Avrete il privilegio di toccare con le vostre mani e di distribuire ai fedeli le sacre Specie, che nascondono e al contempo manifestano la presenza del Corpo e il Sangue di Cristo; prenderete in mano l'ostensorio per impartire la benedizione eucaristica; potrete portare la comunione ai malati e il viatico ai moribondi, confortandoli nel viaggio verso la patria celeste... Svolgerete questi servizi pastorali nel migliore dei modi, se cercate di comportarvi come San Josemaría: nella sua vita e nei suoi libri abbiamo tutti, chierici e laici, una dottrina da seguire in meravigliosa sintonia con la tradizione della Chiesa, un esempio da imitare per crescere in rispetto e intimità con Gesù.

In quest'anno, 80º anniversario dell'inizio dell'apostolato dell'Opus Dei tra le donne, voluto da Dio, e che dal 14 febbraio scorso stiamo percorrendo con Santa Maria, mi viene spesso in mente la devozione con cui San Josemaría si riferiva a un'immagine della Madonna che si diffuse molto all'epoca della sua infanzia, quando San Pio X diede un forte impulso alla pratica della comunione frequente. Raffigurava Maria –scrisse in una delle sue omelie– nell'atto di adorare l'Ostia Santa. Oggi, come allora e come sempre, la Madonna insegna a metterci in rapporto con Gesù, a cercarlo e a riconoscerlo nelle diverse circostanze della giornata e, in modo particolare, in questo istante supremo – in cui il tempo si unisce all'eternità – del Santo Sacrificio della Messa[4]. Alla scuola di Maria –Donna eucaristica, come è stata chiamata da Giovanni Paolo II– impareremo ad avere con Gesù, Figlio suo e Fratello nostro, tutte quelle delicatezze di vero amore verso la Santissima Eucaristia, che Egli si aspetta da noi.

3. Per quanto riguarda il servizio agli uomini, oltre alla predicazione della Parola di Dio e all'amministrazione di alcuni sacramenti, vorrei soffermarmi sulle opere di misericordia, che sono state tra le prime manifestazioni dell'ufficio diaconale nella Chiesa. È noto come, nei primi tempi, il Paraclito suscitò la necessità di scegliere sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito Santo e di saggezza, per aiutare gli Apostoli nell'adempimento della loro missione[5].

Tra gli uffici che furono loro affidati, la Scrittura si sofferma in particolare sulla cura delle persone più bisognose nella Chiesa: i poveri, le vedove, i malati. «Con il passare degli anni e con il progressivo diffondersi della Chiesa –ha scritto l'attuale Romano Pontefice–, l'esercizio della carità si confermò come uno dei suoi ambiti essenziali, insieme con l'amministrazione dei sacramenti e l'annuncio della Parola»[6]. E questo fino al punto che i cristiani erano riconosciuti dai pagani, soprattutto, per l'esercizio eroico della carità. «Guardate come si amano», dicevano i pagani nel vedere i nostri predecessori nella fede mettere in pratica il comandamento dell'amore fraterno, insegnato loro da Cristo[7].

Ai nostri giorni, in molti posti, lo Stato e altre istituzioni sociali, ma soprattutto la Chiesa, si prendono cura dei poveri, dei malati, degli orfani, ecc. Malgrado tutto, sarà sempre necessaria la cura amorevole e delicata degli indigenti, che solo un cuore pervaso dalla carità di Cristo può mettere in atto. Come nei primi tempi, la Chiesa, con un disinteresse pieno di carità viva, rivolge le sue cure a ogni tipo di persona. Questa dedizione agisce come la calamita, attirando i cuori di molti che sono lontani da Dio, e che noi vorremmo avvicinare al Signore. Insisto: questi servizi di carità sono compito di tutti i cristiani, sebbene la Chiesa li affidi in modo particolare ai diaconi. Ma anche ognuno di noi dev'essere disponibile ad alleviare i bisogni altrui, che molte volte non sono soltanto di carattere materiale, ma anche spirituale. La lontananza da Dio, la solitudine, l'indifferenza, e tante altre necessità favorite da una società che spinge all'egoismo, ci offrono tante occasioni di fare del bene.

Figli miei, abbiate a cuore, in modo particolare, gli ammalati e quanti soffrono nel corpo o nello spirito, cercando di avvicinarvi a loro per offrigli un po' di sollievo nel nome di Gesù. Con parole di Benedetto XVI, nel suo recente viaggio a Santiago di Compostela, vi rammento che «per i discepoli che vogliono seguire e imitare Cristo, servire il fratello non è più una mera opzione, ma parte essenziale del proprio essere. Un servizio che non si misura in base ai criteri mondani dell'immediato, del materiale e dell'apparente, ma perché rende presente l'amore di Dio per tutti gli uomini e in tutte le loro dimensioni, e dà testimonianza di Lui, anche con i gesti più semplici»[8].

4. Prima di concludere, mi rivolgo ai genitori, fratelli e amici degli ordinandi. Mi complimento con voi per questo segno di predilezione che Iddio ha avuto con i vostri cari, e allo stesso tempo vi ricordo che dovete –dobbiamo– pregare per loro e per tutti i candidati al sacerdozio. Preghiamo anche per il Papa, per il Cardinale Vicario di Roma, per tutti i vescovi e i sacerdoti della Chiesa, affinché siamo degni della grazia che Dio ci ha accordato per il bene dell'umanità.

E non tralasciamo il gratissimo dovere di chiedere alla Trinità che voglia inviare a tutte le Diocesi molti seminaristi, decisi a portare l'allegria e la pace del Cielo fino agli angoli più sperduti del mondo. Lo facciamo ricorrendo all'intercessione della Madonna, di San Giuseppe, di San Josemaría e di tutti i santi, in questo mese in cui la Chiesa fa una particolare memoria di loro. Così sia.

I candidati al diaconato provenivano da 15 Paesi :

- Paolo Calzona (Italia)

- Isidro Miguel Fontenla (Spagna)

- Enrique Alonso de Velasco (Olanda)

- Benito Agustín Calahorra (Spagna)

- Alfonso Romero Corral (Spagna)

- Francisco Martín Vivas (Spagna)

- Gonzalo Otero (Spagna)

- José Manuel Giménez Amaya (Spagna)

- José Manuel de Lasala (Spagna)

- Alberto Barbés (Spagna)

- Vicente Guzmán (Spagna)

- Ferran Canet (Spagna)

- Piero Vavassori (Italia)

- Manuel José Martínez (Spagna)

- Damien Peter Lim Guan Heng (Singapore)

- Pablo Mones Cazón (Argentina)

- Francisco Javier Insa (Spagna)

- Juan López Agundez (Spagna)

- Alejandro Macía Nieto (Colombia)

- Anthony Kenechukwu Odoh (Nigeria)

- John Richard Grieco (Stati Uniti)

- Thierry Sol (Francia)

- Robert Weber (Austria)

- Josepmaria Quintana (Spagna)

- Francisco Contreras Chicote (Spagna)

- Fabiano Dourado Guedes (Brasile)

- Juan Pablo Lira (Messico)

- Juan Manuel Carranza (Argentina)

- Christian Mendoza Ovando (Messico)

- Federico Guillermo Ruiz López (El Salvador)

- Michał Twarkowski (Polonia)

- Lucas Buch (Spagna)

- Joseph Thomas (Stati Uniti)

- Ivan Kanyike Mukalazi (Uganda)

La cerimonia delle ordinazioni presbiterali si effettuerà a maggio del 2011.

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[1] Benedetto XVI, Exort. apost. Sacramentum caritatis, 22-II-2007, n. 35.

[2] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1570.

[3] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1570.

[4] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 94.

[5] Cfr. At 6, 1-6.

[6] Benedetto XVI, Litt. enc. Deus caritas est, n. 22.

[7] Cfr. Tertulliano, Apologetico 39.

[8] Benedetto XVI, Omelia nella cattedrale di Santiago de Compostela, 6-XI-2010.