Marzano: «Senza un codice etico non può esserci un vero progresso»

All'inaugurazione dell'anno accademico del Centro Elis di Roma è intervenuto il Ministro delle Attività Produttive, il dott. Antonio Marzano, sul tema: “Capitale umano e sviluppo”. Articolo pubblicato su "Il Messaggero" del 24 novembre 2003.

«II capitale finanziario, quello intellettuale devono essere accompagnati da un qualche codice etico. Senza etica potrebbe esserci una crescita materiale, ma non un progresso della società». E' il messaggio lanciato dal ministro per le Attività produttive, Antonio Marzano, all'inaugurazione dei 40mo anniversario dell'Elis, il Centro formativo voluto da Giovanni XXIII e realizzato da Josemaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei. Il progresso, ha aggiunto il ministro, deve contenere due caratteristiche: «la memoria e la speranza. La memoria dei valori che ci portiamo dietro e la speranza per il bene che faremo».

Marzano ha sottolineato come ora più che mai la nostra sia una società della conoscenza in cui assume un ruolo fondamentale il capitale intellettuale. Per questo il ministro ha raccomandato che nella formazione ci sia flessibilità. La preparazione dei giovani deve essere specialistica ma anche «capace di adattare il capitale intellettuale alle esigenze dell'economia».

Un altro elemento importante per raggiungere gli obiettivi di sviluppo è che «le imprese non siano sala d'attesa, ma dentro il processo formativo». «Vedo molti manager che vengono dal passato - ha detto Marzano - ho paura dell'improvvisazione».

Anche Giuseppe Corigliano, portavoce dell'Opus Dei Italia, ha posto l'attenzione sulla stretta correlazione tra formazione e mondo del lavoro. «Il 90% dei ragazzi che vengono qui - ha detto - dopo un anno trova lavoro. E' una dimostrazione che con la formazione si riesce a sconfiggere la disoccupazione». «L'impegno sociale dell'Elis - ha precisato Michele Crudele, direttore dei Centro - rimane identico nelle sue motivazioni di fondo, ma cambia continuamente in conseguenza dei mutamenti della società».

G.Qua. // Il Messaggero