Gesù è l'Emmanuele nella Pasqua

"Dio vuole essere Dio con noi anche soffrendo la nostra incomprensione e il nostro disamore". Una riflessione di don Marco Vanzini su Gesù e la Pasqua. Buona Pasqua a tutti!

Siamo abituati a pensare – ed è ben giusto – che Dio si è rivelato come l'Emmanuele, il Dio con noi, nel Natale. È in quel momento che il Figlio eterno di Dio si è fatto uomo, uno di noi, un bambino, e ha posato per la prima volta il suo sguardo «su questa benedetta terra degli uomini»[1].

Ma, a ben vedere, è nella Pasqua, nell'evento della Croce e della Risurrezione di Gesù, che Dio si è rivelato fino in fondo come il Dio vicino, dichiarando all'uomo il suo amore "fino alla fine" (Gv 13, 1).

Dio si è rivelato fino in fondo come il Dio vicino

La vita di Gesù è stata un continuo andare a cercare gli uomini: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là (Mc 1, 38). E così vuole che facciamo anche noi: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28, 20). Ha chiamato a sé, guarito, illuminato con la sua parola e i suoi gesti la vita degli uomini.

A un certo punto si è fermato. L'ultima cena, con il dono di Se stesso nell'Eucaristia e con il gesto – la lavanda dei piedi – che esprime come Egli vuole stare per sempre con noi: come colui che serve. Poi la preghiera, prolungata, nel Getsemani. Gesù si è fermato. Si è fatto raggiungere dai suoi nemici che si affannavano nel tentativo, più volte fallito, di mettere le mani su di lui. Ma in questo farsi raggiungere e mettere le mani addosso, fino a lasciarsi inchiodare a una croce, Gesù rivela che il Cuore di Dio viene sempre raggiunto, ferito e mortificato dal peccato degli uomini.

Gesù si è fatto raggiungere dai suoi nemici che si affannavano nel tentativo, più volte fallito, di mettere le mani su di lui

Non si sottrare, non vuole sottrarsi, poiché Colui che ama non è mai insensibile a ciò che accade all'amato, e perché Dio vuole essere Dio con noi anche soffrendo la nostra incomprensione e il nostro disamore.

Così, nella Croce, Gesù è nel modo più profondo l'Emmanuele, il Dio che rimane vicino all'uomo anche quando l'uomo non sa o non vuole amare Lui, né gli altri, né se stesso. Gesù non schiva la Croce perché è Dio che non vuole separarsi dall'uomo.

Quanto facilmente invece, l'uomo tende a separarsi dagli altri e anche da se stesso per evitare la croce che sempre si trova nel rapporto con i fratelli e nell'accettare i propri limiti. Nella Croce, Dio ci mostra che l'uomo vale, che io valgo, che l'altro vale –sempre– «tutto il sangue di Cristo»[2].

La vicinanza di Dio all'uomo non termina qui però. Il giorno di Pasqua, appena risorto, Gesù sembra non avere altro da fare che andare dai suoi per confortarli (cfr. Gv 20, 14-16), per radunarli (cfr. Lc 24, 13-35), per fugare il loro smarrimento e la loro angoscia (cfr. Lc 24, 36-49), per rivelare nella sua umanità glorificata la propria identità divina (cfr. Gv 20, 24-28), per confermarli nella loro condizione di amici e testimoni suoi (cfr. Gv 21, 14-17; Mt 28, 16-20).

Il Risorto non si è allontanato dagli uomini!

Il giorno di Pasqua, appena risorto, Gesù sembra non avere altro da fare che andare dai suoi per confortarli

Anche quando ascenderà al Cielo, non sarà per andarsene, ma per venire a noi –a ciascuno di noi– come aveva promesso: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). Ora, come Risorto, può essere come non mai il Dio con noi, disponibile ad un rapporto personale e umanissimo con ognuno di noi. «Egli è in grado di passare non solo attraverso le porte esteriori chiuse, come ci raccontano i Vangeli (cfr. Gv 20, 19). Può passare attraverso la porta interiore tra l’io e il tu, la porta chiusa tra l’ieri e l’oggi, tra il passato ed il domani»[3]. La buona notizia della Pasqua è dunque che «Cristo vive. Questa è la grande verità che riempie di contenuto la nostra fede. Gesù, che morì sulla Croce, è risorto […] Cristo vive. Gesù è l’Emmanuele, Dio con noi. […] Dio si delizia ancora di stare tra i figli degli uomini»[4].

Don Marco Vanzini


[1] SAN JOSEMARÍA, È Gesù che passa, n. 14.

[2] Ibidem, n. 80.

[3] BENEDETTO XVI, Omelia nella Veglia Pasquale, 22 marzo 2008.

[4] SAN JOSEMARÍA, È Gesù che passa, n. 102.