Basta cominciare (7): Stare vicino a chi soffre

Ognuno di noi può aiutare molto le persone anziane o malate, offrendo loro tempo e affetto. È questa l’esperienza di Hijung, che negli Stati Uniti insegna informatica a persone anziane, e di Willi, che in Germania suona la chitarra e canta per gli anziani. Compaiono entrambi nel settimo video della serie “Basta cominciare. Come aiutare gli altri”. Insieme a loro, danno testimonianza anche Valdir, consigliere familiare brasiliano, e due infermiere cilene, Antonia e Fernanda.

Domande per il dialogo

― Come ti spieghi l’importanza che hanno le attività che svolgono Hijung e Willi? Occorre molta preparazione per avviare iniziative del genere?

― Valdir, Antonia e Fernanda prestano servizi professionali, ma ritengono che la cosa più importante non siano le loro cognizioni. Secondo loro, che cosa è più importante quando si occupano dei loro pazienti?

― Fino a che punto pensi che siano importanti la compagnia e l’affetto per coloro che sono soli o malati?

― Che cosa credi si debba fare per dare un buon consiglio? Vi sono persone che potrebbero aver bisogno di un tuo consiglio?

― Fernanda dice che chiunque, nella sua situazione e facendo ciò che gli piace può aiutare gli altri. Considerando il tuo caso particolare, le daresti ragione? Perché?

Proposte di azione

― Informati sulle istituzioni che assistono gli anziani, i malati, i bambini o gli immigrati, e, nella misura delle tue possibilità, offri la tua collaborazione e la tua preghiera.

― Individua nel tuo ambiente le persone che hanno davvero bisogno di aiuto, di compagnia, di affetto, di amicizia o di un consiglio, e rifletti in che modo puoi metterti al loro servizio.

― Partecipa con spirito di servizio all’assistenza ai malati di casa tua: prepara loro da mangiare, tieni loro compagnia quando hanno bisogno di averti vicino, sii affettuoso con loro, ecc.

― Pensa a come spiegare ai malati, con delicatezza, il valore santificante e redentore della situazione in cui si trovano: le loro preghiere, davanti a Gesù, hanno un valore immenso.

― Parla con Dio, nella tua orazione personale, su come ti comporti con coloro che frequenti di più, cercando di scoprire se puoi essere più affettuoso e anche se puoi dare loro qualche consiglio

Meditare con la Sacra Scrittura

― Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio (2 Cor 1, 3-4).

― Fratelli miei, sono anch’io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l’un l’altro (Rm 15, 14).

― Benedetto il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio cuore mi istruisce (Sal 15 [16], 7).

― Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre (Lc 7, 12-15).

― Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà (Mt 16, 24-25).

Meditare con Papa Francesco

― Il pianto di Gesù è l’antidoto contro l’indifferenza per la sofferenza dei miei fratelli. Quel pianto insegna a fare mio il dolore degli altri, a rendermi partecipe del disagio e della sofferenza di quanti vivono nelle situazioni più dolorose […]. Il pianto di Gesù non può rimanere senza risposta da parte di chi crede in Lui. Come Lui consola, così noi siamo chiamati a consolare (Meditazione, 5 maggio 2016).

― Non possiamo essere messaggeri della consolazione di Dio se noi non sperimentiamo per primi la gioia di essere consolati e amati da Lui. Questo avviene specialmente quando ascoltiamo la sua Parola, il Vangelo, che dobbiamo portare in tasca: non dimenticare questo! Il Vangelo in tasca o nella borsa, per leggerlo continuamente. E questo ci dà consolazione: quando rimaniamo in preghiera silenziosa alla sua presenza, quando lo incontriamo nell’Eucaristia o nel sacramento del Perdono. Tutto questo ci consola (Angelus, 7 dicembre 2014).

― Il Signore non ci parla soltanto nell’intimità del cuore; ci parla sì, ma non soltanto lì, ma ci parla anche attraverso la voce e la testimonianza dei fratelli. È davvero un dono grande poter incontrare degli uomini e delle donne di fede che, soprattutto nei passaggi più complicati e importanti della nostra vita, ci aiutano a fare luce nel nostro cuore e a riconoscere la volontà del Signore (Udienza, 7 maggio 2014).

― Cercate sempre di essere sguardo che accoglie, mano che solleva e accompagna, parola di conforto, abbraccio di tenerezza. Non scoraggiatevi per le difficoltà e la stanchezza, ma continuate a donare tempo, sorriso e amore ai fratelli e alle sorelle che ne hanno bisogno. Ogni persona malata e fragile possa vedere nel vostro volto il volto di Gesù; e anche voi possiate riconoscere nella persona sofferente la carne di Cristo (Discorso, 9 novembre 2013).

― Quanto vorrei che fossimo capaci di stare accanto ai malati alla maniera di Gesù, con il silenzio, con una carezza, con la preghiera (Tweet, 29 luglio 2016).

― Dare la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno può sottrarsi (Tweet, 8 settembre 2016).

Meditare con san Josemaría

― Mi aspetta un malato, e non ho il diritto di fare aspettare un malato, che è Cristo (novembre 1972).

― Quelle parole lasciate scivolare proprio al momento giusto all’orecchio dell’amico che vacilla; quella conversazione orientatrice che hai saputo provocare così a proposito; e quel consiglio professionale che migliora il suo lavoro universitario; e la discreta indiscrezione che ti porta a suggerirgli orizzonti insospettati di zelo… Tutto questo è “apostolato della confidenza” (Cammino, n. 973).

― Non puoi essere soltanto un elemento passivo. Devi diventare un vero amico dei tuoi amici: “aiutarli”. Anzitutto, con l’esempio della tua condotta. E poi, con il tuo consiglio e con l’ascendente che l’intimità conferisce (Solco, n. 731).

― La generalizzazione dei rimedi sociali contro la piaga della sofferenza o della indigenza […] non potrà soppiantare mai, dato che questi rimedi sociali stanno su un altro piano, la tenerezza efficace – umana e soprannaturale – di un contatto diretto, personale, con il prossimo: con quel povero di un quartiere vicino, con quell’altro malato che vive il proprio dolore in un ospedale immenso; o con quell’altra persona – ricca, forse –, che ha bisogno di un po’ di affettuosa consolazione, di un’amicizia cristiana per la sua solitudine (Lettera, 24 ottobre 1942).

― Quando sei ammalato, offri con amore le tue sofferenze, e si trasformeranno in incenso che si innalza in onore di Dio e che ti santifica (Forgia, n. 791).