«Mi chiameranno beata»: Santa Maria nell’anno liturgico

La prima festa dell’anno è dedicata alla Madonna, che occupa un posto speciale nel mistero cristiano. La Chiesa ricorda ai suoi figli la presenza fisica e discreta di Maria: accanto a san Giuseppe, è in pellegrinaggio con noi attraverso la storia.

Nella celebrazione annuale dei misteri di Cristo «la santa Chiesa venera con speciale amore la beata Maria Madre di Dio, congiunta indissolubilmente all’opera salvifica del Figlio suo; in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della Redenzione e contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere»[i].

Con tratti brevi ma incisivi, il Concilio Vaticano II mostra il significato del culto liturgico a santa Maria. Ci può aiutare a comprenderlo una constatazione semplice e profonda: la più bella arte cristiana, che nasce dalla preghiera della Chiesa. Se, per esempio, entriamo in una chiesa di tradizione bizantina, il nostro sguardo viene attratto, appena percorriamo la navata, dagli occhi del Cristo Pantocratore che suole dominare la volta dell’abside. Il suo amabile volto ci ricorda che il Dio infinito ha assunto i caratteri ben definiti dei figli degli uomini. Sotto di Lui, adorna dei colori imperiali, si trova Maria, la Tutta Santa, attorniata dagli arcangeli con ricchi paramenti liturgici. A un terzo livello, infine, sono disposti gli apostoli e i santi che, come noi – communicantes –, offrono il sacrificium laudis, il sacrificio di lode gradito a Dio Padre[ii].

La prima devozione mariana

Questa immagine aiuta a capire la posizione unica di Maria nella vita e nella liturgia della Chiesa. Come piaceva considerare a san Josemaría, Ella è anzitutto la Madre di Dio, la Theotokos: sta in questo «la radice di tutte le perfezioni e di tutti i privilegi che l’adornano»[iii]. Per questo una delle preghiere mariane più antiche la definisce audacemente Dei genetrix, colei che ha generato Dio[iv]; e anche per questo il culto liturgico di Maria si svilupperà soprattutto a partire dal Concilio di Efeso (V secolo), quando la Chiesa definisce il dogma della sua Maternità divina.

In altre rappresentazioni, santa Maria appare mentre sorregge il velo del calice eucaristico, o in una posizione corporea di “Vergine orante e offerente”. Si esprime in tal modo che la partecipazione al mistero pasquale del Signore sia il centro e la radice della sua vita. Questo modo singolare nel quale Maria si unisce, come Madre, all’azione redentrice di Gesù è il fondamento del culto mariano: la Chiesa venera la Madonna confessando il posto che spetta soltanto a Lei. Per questo già nelle più antiche professioni di fede battesimali e nelle prime preghiere eucaristiche si trovano allusioni alla Madre di Dio. Questa presenza speciale di Maria spiega, inoltre, perché il modo più naturale di onorarla consiste nel celebrare il mistero di suo Figlio, soprattutto nell’Eucaristia.

«Per me, la prima devozione mariana – mi piace pensarla così – è la Santa Messa. In questo insondabile mistero si percepisce, come tra veli, il volto purissimo di Maria»

Per me, la prima devozione mariana – mi piace pensarla così – è la Santa Messa [...]. Nel Sacrificio dell’altare, la partecipazione della Madonna ci ricorda la silenziosa discrezione con cui accompagnò la vita di suo Figlio, quando percorreva la terra di Palestina. La Santa Messa è un’azione della Trinità: per volontà del Padre, con la cooperazione dello Spirito Santo, il Figlio si offre in oblazione redentrice. In questo insondabile mistero si percepisce, come tra veli, il volto purissimo di Maria»[v]. Celebrando il mistero di Cristo, la Chiesa incontra Maria e, contemplandola, scopre il modo in cui può vivere i divini misteri: con Lei ascoltiamo e meditiamo la Parola di Dio e ci associamo alla sua voce che benedice, rende grazie e loda il Signore; con Lei ci consideriamo associati alla Passione di suo Figlio e alla gioia per la sua Risurrezione; con Lei imploriamo incessantemente il dono dello Spirito Santo[vi].

Le origini del culto mariano

L’ultima riforma della liturgia romana ha voluto mettere in evidenza la centralità del mistero di Cristo, e per questo ha inserito la memoria della Madre di Dio nel ciclo annuale dei misteri di suo Figlio. A parte le due celebrazioni nelle quali Maria appare indissolubilmente unita a Cristo – l’Annunciazione (25 marzo) e la Presentazione del Signore (2 febbraio) – le feste mariane dell’attuale Calendario romano generale comprendono tre solennità[vii], due feste[viii], cinque memorie obbligatorie[ix] e sei memorie libere[x]. D’altra parte, alcuni periodi liturgici come l’Avvento e il Natale contengono altri riferimenti mariani. La possibilità, infine, di celebrare la memoria libera di Santa Maria il sabato, insieme con alcuni elementi della Liturgia delle Ore, costituiscono la base settimanale e quotidiana del culto liturgico mariano. Conoscere alcuni dettagli sull’origine e lo sviluppo di questo culto ci può aiutare a essere figli migliori della nostra Madre del Cielo.

L’intimo legame esistente tra il culto mariano e le feste del Signore ha fatto in modo che alcune di queste solennità e feste siano state commentate in articoli precedenti. È il caso, per esempio, della solennità della Maternità divina di Maria, che il rito romano celebra nell’ottava del Natale, il primo giorno dell’anno. Questa costituiva la grande commemorazione mariana prima dell’arrivo, alla fine del VII secolo, di quattro feste di origine orientale: la Presentazione del Signore, l’Annunciazione, la Dormizione (che ora si celebra come l’Assunzione) e la Nascita di Maria.

L’arrivo dei cristiani fuggiti dalla Palestina, dalla Siria e dall’Asia minore, come conseguenza delle invasioni arabe del VII secolo, ha arricchito la liturgia romana con l’assimilazione di diverse tradizioni liturgiche. Tra esse si trovano quattro feste legate alla memoria di alcuni eventi della vita della Madonna lì dove, secondo la tradizione, erano accaduti. La costruzione di chiese in questi luoghi provocò durante i secoli IV-VI una prima crescita del culto liturgico mariano. Alcuni esempi sono la basilica nella Valle del Cedron, legata al dies natalis di Maria che nel VI secolo finirà per prendere il nome di festa della Dormizione; la basilica di Nazaret, fatta costruire dall’imperatrice Elena in memoria dell’Annunciazione; la basilica edificata sulla piscina di Bethesda, che resterà legata al ricordo del concepimento e della nascita della Madonna; o la basilica di Santa Maria la Nuova, innalzata agli inizi del VI secolo nelle vicinanze dell’antico Tempio di Gerusalemme per ricordare la presentazione di Maria.

Tutte queste feste ci introducono nella memoria storica della grande famiglia del Popolo di Dio, che sa che «la storia non è sottoposta a forze cieche né è dovuta al caso, ma è la manifestazione delle misericordie di Dio Padre»[xi]. La Chiesa, come del resto Maria, non ha un cuore senza radici, ma conosce bene la propria origine ricordando luoghi e volti precisi. Il progressivo accoglimento di queste commemorazioni della Madonna in altre regioni del mondo è un riconoscimento di questa logica di Dio.

Nello stesso tempo, dato che la Chiesa è una Madre che accoglie nel suo seno tutte le culture, la venerazione di Maria si svilupperà secondo la particolare sensibilità umana, teologica e spirituale di ogni popolo. Così, per esempio, la tradizione bizantino-costantinopolitana ha conosciuto una prima fase piuttosto sobria del culto mariano, ma con il tempo ha generato ricche composizioni poetiche in onore della Theotokos. L’inno Akathistos è uno dei più amati e diffusi: «Ave, per Te la gioia risplende; Ave, per Te il dolore s’estingue. Ave, salvezza di Adamo caduto; Ave, riscatto del pianto di Eva». Da parte sua, la tradizione etiopica manifesterà la sua profonda pietà mariana nelle preghiere eucaristiche e nella istituzione del maggior numero di feste mariane conosciuto in una tradizione liturgica: più di 30 nel corso dell’anno.

La Chiesa, come del resto Maria, non ha un cuore senza radici, ma conosce bene la propria origine ricordando luoghi e volti precisi

Anche il rito romano ha una sua storia. Alla fine del VII secolo, papa Sergio I arricchisce le quattro feste recentemente arrivate dall’Oriente con un elemento che caratterizzerà la devozione popolare romana: le processioni litaniche per la città. Più avanti saranno composti i testi della Messa e dell’ufficio di Sancta Maria in Sabbato, si estenderà per l’intera Europa la consuetudine di dedicare il sabato alla Madonna e appariranno nuove antifone per la liturgia delle Ore. Alcune di esse sono oggi l’ultima preghiera che, prima di addormentarsi, esce fiduciosa dalle labbra della Chiesa: Alma Redemptoris mater, Salve Regina, Ave Regina caelorum, Regina coeli laetare, tutte composte tra l’XI e il XIII secolo. Più tardi si diffonderanno ugualmente alcune feste mariane, come la Visitazione, all’inizio celebrata dai francescani e poi, nel XIV secolo, estesa a tutta la chiesa latina.

Dopo il Concilio di Trento si diffondono in tutte le liturgie di rito romano altre feste celebrate fino allora soltanto in alcune regioni. Per esempio, san Pio V estese a tutta la chiesa latina la festa romana della Dedicazione di Santa Maria ad Nives (5 agosto). Nei secoli XVII e XVIII diverse commemorazioni legate alla pietà mariana di alcuni ordini religiosi passeranno, per vie diverse, al Calendario generale: Nostra Signora del Carmelo (carmelitani), Nostra Signora del Rosario (domenicani), Nostra Signora dei Dolori (servi di Maria), Nostra Signora della Mercede (mercedari), ecc.

«Ave, per Te la gioia risplende; Ave, per Te il dolore s’estingue. Ave, salvezza di Adamo caduto; Ave, riscatto del pianto di Eva»

Questa espansione che va dalla periferia a Roma e da Roma alla periferia[xii], riflette la sapienza materna della Chiesa, che promuove tutto ciò che crea unità e nello stesso tempo si adatta a trattare i suoi figli «in maniera diversa – con giustizia ‘disuguale’ –, perché ciascuno è diverso dagli altri»[xiii]. Questo rispetto per le tradizioni locali permane nel calendario attuale, che riconosce l’esistenza di feste mariane particolari, legate alla storia e alla devozione dei diversi membri del Popolo di Dio. Questo spiega la presenza, nel calendario della Prelatura, della festa di Nostra Signora del Bell’Amore, fissata al 14 febbraio.

Un periodo particolarmente importante del culto liturgico mariano è stato lo scorso XX secolo, che ha conosciuto quattro nuove feste mariane: la Madonna di Lourdes (Pio X, nel 1907), la Maternità della Vergine Maria (Pio XI, nel 1931), il Cuore Immacolato di Maria (Pio XII, nel 1944) e Santa Maria Regina (Pio XII, nel 1954). Oltre alla memoria del Santissimo Nome di Maria (12 settembre), l’ultima edizione del Messale romano ha inserito le memorie libere di Nostra Signora di Fatima (13 maggio) e Nostra Signora di Guadalupe (12 dicembre). L’estensione a tutto il rito latino di alcune celebrazioni legate a interventi particolari della Madonna dimostra l’amorevole vigilanza della Chiesa, che ricorda ai suoi figli la presenza, discreta ma efficace, di Maria: insieme a san Giuseppe, Ella va in pellegrinaggio con noi attraverso la storia

Molti porticati di chiese medievali presentano una immagine della Madre di Dio che tiene fra le braccia il Bambino. Con lo sguardo e il sorriso accoglie e saluta i pellegrini

Con la benedizione della Madre

Molti porticati di chiese medievali presentano una immagine caratteristica dell’Occidente: la Madre di Dio tiene fra le braccia il Bambino e con lo sguardo e il sorriso accoglie e saluta i pellegrini. Questa immagine, collocata nello spazio pubblico che si apre alla città, ci parla dello stile accogliente e missionario di Maria, che modella la vita della Chiesa attraverso la liturgia.

La sua presenza ci ricorda che Ella ci aspetta quando entriamo in una chiesa o in un oratorio per aiutarci a coltivare l’amicizia con suo Figlio. Sapere che Maria ci aspetta è un invito a raccoglierci, a prepararci bene alle diverse azioni liturgiche: una delicatezza di figli che si concreta in alcuni dettagli come arrivare per tempo, senza fretta, e disporre tutto il necessario (tovaglie d’altare, candele, libri) con quell’attenzione e quell’affetto che nostra Madre, «donna eucaristica»[xiv], metterebbe nel prepararsi alla «frazione del pane» della Chiesa primitiva[xv].La gioia della Tutta Bella consiste nel «riprodurre nei figli i lineamenti spirituali del Figlio primogenito»[xvi]. Alla scuola di santa Maria, «la Chiesa impara a essere ogni giorno “serva del Signore”, a essere pronta a partire per andare incontro alle situazioni di maggiore necessità, a essere premurosa verso i piccoli e gli esclusi»[xvii]. Per questo, dopo averci invitati a entrare per essere trasformati da Lei, nostra Madre torna a salutarci e dal portico ci invia verso quella «bellissima guerra di pace»[xviii], gomito a gomito con gli uomini, nostri fratelli.

Juan Rego


[i] Conc. Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium (4-XII-1963), 103.

[ii] Cfr. Messale Romano, Canone Romano.

[iii] San Josemaría, Amici di Dio, n. 275.

[iv] Cfr. Liturgia delle ore, Ad completorium, Antifona Sub tuum presidium.

[v] San Josemaría, “La Virgen María”, in Por las sendas de la fe, Cristiandad, Madrid 2013, pp. 170-171.

[vi] Cfr. Collectio Missarum de Beata Vergine Maria, nn. 13.17.

[vii] Sono le seguenti: 1 gennaio, La Madre di Dio; 15 agosto, L’Assunzione; 8 dicembre, l’Immacolata Concezione.

[viii] 31 maggio , La Visitazione; 8 settembre, La Nascita della B.V. Maria.

[ix] Il sabato successivo alla solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, Cuore Immacolato di Maria; 22 agosto, Santa Maria Regina; 15 settembre, Nostra Signora dei Dolori; 7 ottobre, Nostra Signora del Rosario; 21 novembre, Presentazione di Maria al Tempio.

[x] 11 febbraio, Nostra Signora di Lourdes; 13 maggio, Nostra Signora di Fatima; 16 luglio, Nostra Signora del Monte Carmelo; 5 agosto, Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore; 12 settembre, Santo Nome di Maria; 12 dicembre, Nostra Signora di Guadalupe.

[xi] San Josemaría, “Las riquezas de la fe”, in Por las sendas de la fe, p. 31.

[xii] Cfr. San Josemaría, Forgia, n. 638.

[xiii] San Josemaría, Amici di Dio, n. 173.

[xiv] San Giovanni Paolo II, Enc. Ecclesia de Eucharistia (17-IV-2003), nn. 53-58.

[xv] Cfr. At 2, 42.

[xvi] Beato Paolo VI, Es. ap. Marialis cultus (2-II-1974), n. 57.

[xvii] Papa Francesco, Omelia, 5-VII-2014.

[xviii] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 76.