​Meditazioni: giovedì della 2ª settimana di Avvento

Riflessioni per meditare nel giovedì della seconda settimana di Avvento. Ecco i temi proposti: La necessità della purificazione interiore; La purezza di cuore; L’amore si accende e cresce nell’orazione.

La necessità della purificazione interiore ǀ La purezza di cuore ǀ L’amore si accende e cresce nell’orazione


La necessità della purificazione interiore

«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista» (Mt 11, 11). Queste parole di Gesù che leggiamo nel vangelo della Messa di oggi, sono state custodite fedelmente dalla Chiesa, che fin dalle origini ha venerato in modo particolare il Precursore. Lo possiamo vedere, per esempio, nella liturgia, che celebra con solennità la sua nascita, perché è intimamente collegata con il mistero della incarnazione di Cristo.

Anche i quattro vangeli mettono in risalto la figura di san Giovanni Battista. È l’ultimo dei profeti, quello che chiude l’Antico Testamento e guarda al Nuovo, annunciando Gesù, il Messia, l’Agnello di Dio. Suo padre, Zaccaria, quando riacquistò la parola che aveva perduto per la sua iniziale mancanza di fede, lodò Dio con il Benedictus, la preghiera che appare particolarmente significativa in questo tempo liturgico: «E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati» (Lc 1, 76-77). Dichiarava in tal modo la missione che avrebbe dovuto svolgere Giovanni: rendere più fecondo l’arrivo di Gesù, più vicino, chiamando alla penitenza e alla conversione dei cuori.

Per poter scoprire Cristo è necessaria una certa purificazione. «Chiedi al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, e a tua Madre, di aiutarti a conoscerti e a piangere per tutte quelle cose sporche che ti hanno attraversato e che hanno lasciato – ahimè – tante incrostazioni... E nel contempo, senza allontanarti da questa considerazione, digli: dammi, Gesù, un Amore che sia fuoco di purificazione, nel quale la mia povera carne, il mio povero cuore, la mia povera anima, il mio povero corpo, si consumino, ripulendosi di tutte le miserie terrene... Poi, il mio io ormai vuoto, riempilo di Te: che non mi attacchi a nulla qui sulla terra; che mi sostenga sempre l’Amore»[1].


La purezza di cuore

«Poiché io sono il Signore, tuo Dio, che ti tengo per la destra e ti dico: Non temere, io ti vengo in aiuto» (Is 41, 13). Queste parole del profeta Isaia, nella prima lettura della Messa, ci ricordano che, nell’impegno per disporci meglio a ricevere Gesù, la cosa più importante è la nostra fiducia nell’aiuto che ci verrà dalla grazia divina. È Dio che ci trasformerà se siamo docili alle sue ispirazioni. Così sorgerà nel nostro cuore una vita nuova, si rigenererà ciò che forse fino a quel momento sembrava sterile in noi. Potremo assaporare, divenuta realtà nella nostra anima, questa dolce promessa del Signore: «Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua; la terra arida in zona di sorgenti» (Is 41, 18).

Dio ci concederà la sua grazia come i fiumi destinati a dare vita ai campi. In quel misterioso tessuto tra la nostra volontà e la sua, il nostro compito consiste nel desiderare e accogliere, togliendo gli ostacoli che potrebbero soffocare il frutto: «Gesù, che il mio povero cuore sia un giardino recintato – chiediamo con san Josemaría –; che il mio povero cuore sia un paradiso, dove Tu possa abitare; che il mio Angelo Custode lo difenda, con spada di fuoco, con cui purifichi tutti gli affetti prima che entrino in me; Gesù, con il divino sigillo della tua Croce, sigilla il mio povero cuore»[2].

Vogliamo amare il Signore di tutto cuore e, per questo, gli chiediamo di aiutarci a migliorare in ciò che ancora ci è di ostacolo ad avere i suoi stessi sentimenti: mancanza di carità e di misericordia verso gli altri, egoismo, indifferenza... Chiediamo, dunque, l’aiuto della grazia per ripulire il nostro cuore: «Questo dono è stato dato a coloro che lo hanno chiesto, a coloro che lo hanno voluto, a coloro che hanno lavorato per riceverlo»[3]. L’invito che la Chiesa ci rivolge nell’Avvento non è una semplice assenza di contaminazione. Si tratta di una cosa radicalmente diversa, molto più attraente e che è alla portata di tutti: vogliamo purificare il nostro cuore, chiedendolo al Signore con umiltà, per identificare sempre più il nostro cuore con il cuore di Cristo.


L’amore si accende e cresce nell’orazione

«Noi cristiani siamo innamorati dell’Amore: il Signore non ci vuole freddi, rigidi, come materia insensibile. Ci vuole impregnati del suo affetto»[4]. Per riempire di amore divino il nostro cuore è necessaria una preghiera continua, come chiediamo nell’orazione colletta della Messa di oggi: «Risveglia, o Dio, la fede del tuo popolo perché prepari le vie del tuo unico Figlio, e per il mistero della sua venuta possa servirti con la santità della vita». Da parte nostra dobbiamo fare in modo di «agire e vivere e morire da innamorati»[5], facendo nostra una preghiera di san Josemaría: «Signore!, concedimi di essere così tuo che non entrino nel mio cuore neppure gli affetti più santi, se non attraverso il tuo Cuore piagato»[6].

La liturgia dell’Avvento ripete spesso l’annuncio pressante: il Signore viene e bisogna preparargli una strada sempre più ampia, una dimora sempre più pulita, un cuore sempre più disponibile. Tuttavia, per una persona innamorata, aspettare è poco: l’amore spinge ad andare alla ricerca. Perciò, da ora in poi, vogliamo che coaguli in un proposito per andargli incontro nell’orazione, con dimostrazioni di affetto, come hanno fatto la Vergine santissima e san Giuseppe. Vogliamo incontrare Gesù nelle nostre manifestazioni di pietà durante la giornata per dirgli che lo amiamo, che ci dolgono le nostre infedeltà, che siamo impazienti di riceverlo.

Dio premierà il nostro sforzo di avvicinarci a lui perché, come recitiamo nel salmo di oggi, «Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore» (Sal 145, 8). Egli ci darà un cuore più libero, più innamorato, che trabocchi di pace e di gioia verso tutti coloro che ci stanno accanto. Per avere una maggiore certezza di essere ascoltati, ricorriamo alla Vergine, Madre del Bell’Amore, seguendo il consiglio che ci dà san Josemaría: «Devi dire alla Vergine, proprio adesso, nella solitudine piena di compagnia del tuo cuore, parlando senza rumore di parole: Madre mia, questo mio povero cuore qualche volta si ribella... Ma se tu mi aiuti... E ti aiuterà, affinché tu lo custodisca puro e prosegua per il cammino a cui Dio ti ha chiamato»[7].


[1] San Josemaría, Forgia, n. 41.

[2] Ibid., n. 412.

[3] San Gerolamo, Commento al vangelo di Matteo, 3, 19, 11.

[4] San Josemaría, Amici di Dio, n. 183.

[5] San Josemaría, Forgia, n. 988.

[6] Ibid, n. 98.

[7] Ibid, n. 315.