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Quando morì, il suo funerale fu una chiara testimonianza dell’affetto che aveva saputo coltivare.

Un cuore per i poveri

Frassati nacque in una famiglia con una posizione economica piuttosto privilegiata a Torino, in Italia. Suo padre era un politico e imprenditore influente, e il suo ambiente sociale gli offriva comodità e opportunità che molti giovani non potevano nemmeno immaginare. Tuttavia, ciò che definiva davvero Pier non era la vita agiata, ma la sua profonda sensibilità verso i più bisognosi.

Lontano dall’accontentarsi di dare solo ciò che gli avanzava o di compiere gesti simbolici, Pier si impegnava sul serio. Lo si vedeva spesso partecipare a opere di carità, visitare ospedali, aiutare i malati e collaborare con associazioni che lavoravano per i poveri e gli emarginati. Per molti del suo ambiente, questa dedizione di Pier risultava persino sconcertante: come poteva qualcuno della sua classe sociale preoccuparsi tanto per chi viveva nella povertà?

Pier non dava solo denaro o beni materiali, ma donava tempo, amicizia e la sua presenza sincera. Per lui la carità era uno stile di vita, il riflesso di una fede viva e della convinzione che l’amore cristiano esige un impegno reale, che va ben oltre la comodità o la convenienza.

Quando morì, il suo funerale fu una testimonianza chiara dell’affetto che aveva seminato: vi presero parte non solo familiari e amici, ma anche molti poveri e persone umili che lo avevano conosciuto e che lui aveva aiutato. Questo dice molto dell’impronta profonda che lasciò in coloro che più avevano bisogno di lui.

Oltre il comfort, la chiamata a donare con il cuore

Nella vita di oggi è molto facile cadere nella tentazione di dare solo ciò che ci avanza: qualche moneta, un po’ di tempo quando non abbiamo molto altro da fare, o un aiuto che non complichi troppo la nostra routine. Spesso restiamo nella comodità e mettiamo al primo posto altre cose, come lo studio, le uscite con gli amici o, semplicemente, il riposo. Ma Pier ci invita a fare un passo in più, a guardare la carità da un’altra prospettiva.

Dare solo ciò che avanza può sembrare sufficiente, ma non cambia davvero nulla — né nella nostra vita né in quella degli altri. Ciò che trasforma veramente è quando decidiamo di coinvolgerci sul serio, quando apriamo il cuore e lasciamo che la realtà di chi ci circonda ci tocchi, anche se questo comporta qualche sacrificio o disagio.

Madre Teresa di Calcutta era solita rispondere, quando qualcuno le chiedeva quanto bisognasse dare ai poveri: «Dai fino a che ti fa male». Ed è che solo quando avvertiamo il peso del nostro dono, quando ci costa rinunciare a qualcosa di nostro — tempo, comodità, progetti, denaro — stiamo davvero iniziando ad amare. Pier Giorgio viveva questo in modo radicale, non perché gli avanzasse, ma perché capiva che l’amore autentico chiede qualcosa da noi: ci chiede di osare e andare oltre ciò che è facile, donando non solo cose, ma una parte di noi stessi.

Molte volte desideriamo fare del bene, ci commuovono i bisogni degli altri e ammiriamo chi si dona, ma al momento della verità ci manca il passo del sacrificio. Vogliamo aiutare senza che faccia male, senza che ci cambi troppo la vita. Ma la vera carità, quella che trasforma, ha sempre un prezzo: quello della nostra stessa generosità.

E, paradossalmente, è proprio quando doniamo con tutto il cuore — fino a che costa — che sperimentiamo una gioia più profonda, una pace diversa da qualsiasi altra. Perché in quel momento scopriamo che Dio non si lascia vincere in generosità: Egli riempie con la sua gioia il vuoto che sentiamo nel rinunciare a qualcosa per gli altri. Ciò che sembrava una perdita si trasforma in un dono molto più grande.

Domande per riflettere

● In quali momenti della giornata o della settimana ti accorgi di dare priorità alla tua comodità o ai tuoi progetti invece che ad aiutare o prestare attenzione agli altri?

● Quali piccole cose potresti fare per aiutare qualcuno?

● Senti di usare i tuoi talenti e le tue capacità per il bene degli altri? Oppure spesso li custodisci solo per te?

● Come ti senti davvero quando dedichi tempo o attenzione a qualcuno che ne ha bisogno? Noti che ti dona qualcosa in cambio?

● Che cosa ti impedisce di impegnarti di più con gli altri e di uscire dalla tua zona di comfort?

Consigli pratici

Prima di sederti a riposare, guarda se puoi fare qualcosa per gli altri
Un piccolo gesto prima di rilassarti può cambiare la giornata di qualcuno. A volte basta solo essere attenti.

Chiedi al Signore quali talenti ti ha dato e come puoi metterli al servizio degli altri
Dedica un momento per riflettere e chiedere a Dio che ti aiuti a scoprire e usare i tuoi doni per aiutare.

Individua la tua zona o le tue abitudini di comfort
Riconoscere quali routine o luoghi (il divano, TikTok, ecc.) ti portano a chiuderti troppo in te stesso è il primo passo. Non si tratta di eliminarli, ma di non dar loro la priorità. Aprendo TikTok, per esempio, puoi dire: «Signore, se mentre sono qui qualcuno ha bisogno di me, fammelo vedere e aiutami ad aiutare».