Meditazioni: Venerdì della quarta settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel venerdì della quarta settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Giovanni Battista è un martire della verità; Un cuore puro per amare Dio; Cercare la gloria del Signore e non la propria.

- Giovanni Battista è un martire della verità

- Un cuore puro per amare Dio

- Cercare la gloria del Signore e non la propria


Gli apostoli sono appena ritornati dalla loro prima esperienza evangelizzatrice, quando il Nuovo Testamento ci narra la morte di san Giovanni Battista. Questa successione di fatti sembra suggerire che la missione apostolica richiede la vita stessa e che il martirio è il modo più alto di seguire Gesù Cristo, data la somiglianza fra i due destini[1]. Ci vengono dati alcuni particolari della morte di Giovanni, decapitato in uno dei palazzi di Erode durante la festa di compleanno del re. A causa della sua predicazione, coraggiosa e scomoda, e malgrado la grande stima che gli riservava Erode, questi lo aveva incarcerato. «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello» (Mc 6, 18), aveva detto il Battista. A richiedere il suo martirio fu Erodiade, la donna con la quale il re conviveva e che odiava Giovanni.

Non c’è dubbio che l’impegno nella ricerca della verità è esigente e riguarda la parte più profonda del nostro essere. «La verità ha a che fare con la vita intera. Nella Bibbia, porta con sé i significati di sostegno, solidità, fiducia, come dà a intendere la radice ‘aman, dalla quale proviene anche l’Amen liturgico. La verità è ciò su cui ci si può appoggiare per non cadere. In questo senso relazionale, l’unico veramente affidabile e degno di fiducia, sul quale si può contare, ossia “vero”, è il Dio vivente»[2].

La verità piena la raggiungiamo solo in Gesù Cristo, che disse: «Io sono la verità» (Gv 14, 6); la verità piena è quell’incontro che sazia senza saziare. Al ritmo di una vita santa, piena della misericordia di Dio, la verità crescerà in noi sempre più. Erode, e lo stesso accadrà a Pilato durante la Passione, sacrificò la verità per evitare complicazioni. Benché apprezzasse Giovanni e lo ascoltava con piacere, si lasciò trascinare dalle circostanze. È Erode, più che Giovanni ad essere realmente incatenato: gli mancava l’amore forte che muove la libertà verso il bene e verso la verità.


Il martirio del Battista avvenne in un ambiente di frivolità e di rappresaglia: un banchetto e un ballo che portarono a un giuramento imprudente; l’odio e la rabbia di Erode; la brutalità di una decapitazione. A fronte della fedeltà di Giovanni s’innalza una superficialità che finisce nell’assassinio di un uomo innocente.

Erode non colse l’occasione di ascoltare le parole e i consigli di Giovanni. Due anni dopo ebbe modo di incontrare Gesù Cristo la mattina del venerdì santo e ancora una volta sprecò quest’altra occasione. Anche se allora «vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto» per «averne sentito parlare» (Lc 23, 8), non riconobbe in lui il Salvatore. Lo guardò con curiosità, ma senza un’apertura di cuore. Trovandoselo davanti, cercò solo un po’ di spettacolo, un uomo che riuscisse a stupirlo con qualche miracolo. Gesù, che dialogava con tutti, però, «con Erode, frivolo e impuro, nemmeno una parola: [...] non ascolta neppure la voce del Salvatore»[3].

Giovanni, Erode lo aveva decapitato; Gesù Cristo, invece, «lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato» (Lc 23, 11). La situazione nella quale viveva forse nasconde, dietro una maschera di risate, un profondo vuoto di amore, mancanza di dominio di sé, scarsa sensibilità a tutto ciò che è soprannaturale. Noi invece vogliamo contemplare Gesù con occhi puri, con un cuore delicato e disponibile al soprannaturale. Infatti «il nostro cuore è nato per amare, e quando non gli viene dato un affetto puro, limpido e nobile, si vendica e si riempie di miseria. Il vero amore di Dio – e quindi una vita pulita – è ugualmente lontano dalla sensualità e dall’insensibilità, dal sentimentalismo come dall’assenza o dalla durezza di cuore»[4].


«Lui deve crescere; io, invece, diminuire» (Gv 3, 30), aveva detto Giovanni ai suoi discepoli quando gli portarono notizie sulla predicazione di Gesù. La sua missione era compiuta: aveva visto e indicato l’Agnello di Dio. Ormai poteva cedere il passo al Messia, mettendosi da parte perché Cristo potesse crescere, essere ascoltato e seguito. Con questa stessa disposizione d’animo, realista e umile, affrontò il martirio. «Dato che sparse il suo sangue per la verità – scrive san Beda –, sicuramente lo sparse per Cristo»[5]. E con la sua testimonianza precedette la morte del Signore.

Il Battista, «con la libertà dei profeti, ammonì Erode. Incarcerato per tale audacia, non si preoccupò della morte né di un processo dall’esito incerto, ma, pur in catene, i suoi pensieri erano rivolti al Cristo, che aveva annunciato»[6]. San Josemaría vedeva nell’atteggiamento di san Giovanni un modello per la propria vita: «Nascondermi e scomparire è ciò che debbo fare, in modo che solo Gesù risplenda»[7]. Questa discrezione di san Giovanni, questa sincera ricerca della gloria di Gesù e non della propria, sono i tratti che gli permisero di dare la suprema testimonianza del martirio.

«La vita cristiana esige, per così dire, il “martirio” della fedeltà quotidiana al Vangelo, il coraggio cioè di lasciare che Cristo cresca in noi e sia Cristo ad orientare il nostro pensiero e le nostre azioni»[8]. Maria, Regina dei martiri, presenterà al Padre il nostro desiderio di cercare la verità e di condividere questo incontro con coraggio.


[1] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2473: «Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede; il martire è un testimone che arriva fino alla morte».

[2] Papa Francesco, Messaggio per la 52ª giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 2018.

[3] San Josemaría, Via Crucis, I mistero doloroso, n. 3.

[4] San Josemaría, Amici di Dio, n. 183.

[5] San Beda, Omelia 23, libro 2.

[6] Origene, Omelia 27, su san Luca 2-4.

[7] San Josemaría, Lettera, 28-I-1975.

[8] Benedetto XVI, Udienza, 29-VIII-2012.