Meditazioni: Venerdì della prima settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel venerdì della 1a settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Portano il loro amico accanto a Gesù; Le conseguenze del perdono dei peccati; Tutti abbiamo bisogno di buoni amici.

- Portano il loro amico accanto a Gesù

- Le conseguenze del perdono dei peccati

- Tutti abbiamo bisogno di buoni amici


IL DESIDERIO DELLA GENTE di vedere Gesù va crescendo nella zona. Il Vangelo ci dice che «non vi era più posto neanche davanti alla porta» (Mc 2, 2). Alcuni giorni fa vedevamo che la folla si accalcava davanti alla casa di Simone, ma ora non c’è un posto neppure lì. Sta avvenendo quello che Pietro aveva detto: tutti cercano il maestro. Gesù ha riscaldato i loro cuori, ha fatto risorgere la speranza in gente preoccupata e depressa; però questa volta si tratta di una speranza diversa, molto più grande di quanto immaginavano. Le parole e i miracoli di Cristo hanno fatto sì che i sogni di un popolo che da secoli aspettava il Messia questa volta sembrano avverarsi. E se fosse lui veramente il Messia?, si domandavano. E se fossimo così fortunati da averlo in casa, a Cafarnao? Per la gente semplice che attorniava Cristo non esiste privilegio più grande che l’aver conosciuto colui che li ha abbagliati con la luce della sua dottrina. Essi, personaggi di secondo piano nella società del loro tempo, hanno trovato il grande tesoro; quelli che sono stati sempre gli ultimi, sono stati cercati per mettersi in testa al popolo della promessa.

In mezzo a questa folla, quattro amici hanno udito, o forse visto, Gesù. Hanno un quinto amico che però è paralitico, e a uno di loro è venuto in mente che, se riuscissero a portarlo sino a Gesù, ci sarebbero buone probabilità che potesse essere guarito. Comunque, arrivati nelle vicinanze, trovano tanta gente lì accalcata che non sanno cosa fare. In tutti i gruppi c’è sempre uno che suole avere qualche idea piuttosto peregrina, tanto da suggerire che si potrebbe calare l’amico attraverso il tetto della casa. Non vedono altra possibilità per metterlo davanti a Gesù. Noi, molti secoli dopo, quando preghiamo, possiamo ancora fare qualcosa di simile con i nostri amici. «Non si può comunicare la vicinanza di Dio senza averne fatto esperienza, senza sperimentarla ogni giorno, senza lasciarsi contagiare dalla sua tenerezza. Ogni giorno, senza lesinare tempo, dobbiamo metterci di fronte a Gesù, portargli le persone, le situazioni, come canali sempre aperti tra lui e il nostro popolo»[1].


SCOPRIRE GESÙ E DIRLO AGLI ALTRI sono due facce della stessa moneta. Ogni cristiano è destinato a condividere la stessa missione di Cristo. «La luce della fede ci permette di riconoscere quanto sia infinita la misericordia di Dio, la grazia che opera per il nostro bene. Ma la stessa luce ci fa anche vedere la responsabilità che ci è affidata per collaborare con Dio nella sua opera di salvezza»[2].

Eppure l’apostolo non è migliore degli altri. Per questo si riempie di gratitudine e il sapersi scelto stimola la sua creatività, come avviene a questi amici. «Scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico» (Mc 2, 4). Vogliono mettere il loro amico davanti al Signore, pensano che questo sarà sufficiente. «Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: Figlio, ti sono perdonati i peccati» (Mc 2, 5). Da là sopra i suoi amici si meravigliano, si congratulano a vicenda, e probabilmente Gesù li avrà guardati con complicità per essere riusciti nel loro intento. In qualche modo, hanno introdotto il loro amico nel cuore del maestro. Possono vedere la faccia allegra del loro amico, ben diversa dall’angoscia che sicuramente la contraeva prima di essere calato. Forse restano anche loro sorpresi che Gesù perdoni i suoi peccati, però l’espressione del loro amico dice tutto: ora si sente liberato.

Anche noi vorremmo sentirci a quel modo ogni volta che siamo guariti da Gesù. «Non restateci male se fate una sciocchezza, o dodici, di seguito – dice san Josemaría –. Che credete? Che siete impeccabili? Io ho sessantotto anni: o meglio, quarantuno e un poco... Non illudetevi: non pensate che, quando sarete vecchi, sarà tutto tranquillo. Continueranno le stesse passioni, e magari più contorte. Sicché tutta la vita è lotta, però è facile!»[3].


DOPO CHE GESÙ PRONUNCIA LE SUE PAROLE di perdono avviene un piccolo diverbio. Alcuni di quelli che stanno all’interno si irritano. Non ammettono che Gesù dica che lui perdona i peccati del paralitico, perché questo può farlo solo Dio. Richiama l’attenzione la posizione fisica in cui si trovano questi personaggi, che l’evangelista, ispirato dallo Spirito Santo, ha registrato: «Erano seduti là alcuni scribi» (Mc 2, 6). Sappiamo che quelli che vogliono veramente bene al paralitico stanno guardando la scena appollaiati sul tetto. Quelli che, viceversa, si lamentano che Gesù perdoni i peccati, sono seduti comodamente. L’apostolo, come questi amici del Vangelo, non aspetta seduto che le cose accadano. La sua fede in Dio lo induce a fidarsi dello Spirito, vero protagonista della sua missione, e si mette in azione ogni giorno.

In realtà essi neppure chiedono a Gesù che lo guarisca, né si irritano perché all’inizio si limita a perdonargli i peccati. Non marcano il passo a Dio, ma si adeguano al ritmo di Gesù. Il dialogo prosegue mantenendo le aspettative. Gesù domanda loro «Perché pensate queste cose nel vostro cuore?» (Mc 2, 8). Forse tutti si sentirono interpellati, benché la domanda fosse rivolta agli scribi. Questi ultimi sapevano perfettamente a che cosa si riferiva, ma Gesù non diede loro il tempo di rispondere: «Dico a te – disse al paralitico -– alzati prendi la tua barella e va’ a casa tua» (Mc 2, 11).

La gioia di quelli che guardavano dal foro del tetto esplode in felicità e gratitudine. Vedono che l’amico cammina, prende la sua barella e se ne va con i suoi piedi. Sicuramente corsero ad abbracciarlo. Come sarà stata la gratitudine verso i suoi amici di uno che è stato un paralitico? Come avrà abbracciato ognuno di loro e magari in modo speciale colui che ha avuto la rischiosa idea di calarlo dal tetto? Tutti noi abbiamo bisogno di buoni amici che ci mettano davanti a Gesù. E nessuno come la madre di Gesù per compiere questa missione. La sua immaginazione e la sua simpatia renderanno sempre attraente il cammino di ritorno alla sua compagnia. «Madre nostra, ti rendiamo grazie per la tua intercessione a nostro favore davanti a Gesù; senza di te non ci sarebbe stato possibile andare verso Lui. Com’è vero che a Gesù sempre si va e si ritorna da Maria!»[4].


[1] Papa Francesco, Discorso, 12 –IX-2019.

[2] Papa Francesco, Udienza, 29-IX-2021.

[3] San Josemaría, Appunti di una riunione familiare, 5-IV-1970.

[4] San Josemaría, Appunti di una meditazione, 10-IV-1937.