Meditazioni: Venerdì della 10ª settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel venerdì della decima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: La pienezza delle Beatitudini; Alla ricerca della purezza di cuore; Eliminare tutto ciò che è di ostacolo.

- La pienezza delle Beatitudini

- Alla ricerca della purezza di cuore

- Eliminare tutto ciò che è di ostacolo


Il sermone della montagna è il primo dei cinque grandi discorsi nei quali san Matteo riunisce gli insegnamenti di Gesù sul Regno di Dio. Preambolo di questo discorso è la proclamazione delle Beatitudini (Mt 5, 1-11): in esse «ci dà i nuovi comandamenti, che non sono norme, ma indicano la via della felicità che Egli ci propone»[1]. Nel renderle vita della nostra vita, noi che seguiamo Cristo possiamo diventare, con il suo aiuto, sale della terra e luce del mondo.

Con le Beatitudini sullo sfondo, il Signore interpreta i principali precetti della legge. Vuole estrarre ogni loro contenuto mediante una serie di antitesi tra i comandamenti antichi e la sua nuova maniera di proporli: «Avete inteso che fu detto... ma io vi dico». La sua maniera di esprimersi - «io vi dico» - creava una grande impressione fra la gente perché equivaleva a rivendicare a se stesso l’autorità di Dio. A quello che aveva detto Mosè Gesù aggiunge la novità, lo porta alla pienezza.

Il Signore non annulla i comandamenti della legge, ma li interiorizza, li illumina in modo tale che possano veramente uniformare il nostro cuore a quello di Dio. Per i discepoli «le parole di Gesù, amorose e allo stesso tempo esigenti»[2], sono un programma di santità: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5, 48). «È vero: Gesù è un amico esigente che indica mete alte»[3], sicuramente più elevate di quelle di Mosè, arriva fino alle ultime conseguenze. Per Gesù ogni comandamento acquista pieno significato come una esigenza dell’amore, e tutti confluiscono nel più grande di tutti: amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stesso (cfr. Mt 22, 36-40). L’amore è esigente e in questo sta la sua bellezza.


«Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Mt 5, 27). Commentando questo versetto, san Gregorio Magno avvertiva: «Dobbiamo, dunque, essere vigilanti, perché non si deve vedere quello che non è lecito desiderare»[4]. I precetti del Signore non sono arbitrari; al contrario rispondono ai desideri del cuore dell’uomo, giacché, conoscendoci intimamente, Dio ci propone ciò che è un autentico percorso di felicità. In precedenza, all’inizio del discorso, il Maestro aveva assicurato che saranno beati quelli che sono veramente «puri di cuore» (Mt 5, 8).

Con questa beatitudine il Signore ci invita a identificare il nostro sguardo con il suo; a formare una interiorità che porti a rivolgere a Lui i nostri affetti e i nostri pensieri. Limitare la purezza di cuore soltanto a combattere le tentazioni e gli impulsi disordinati potrebbe indurre a concepirla come un peso. Ci farebbe perdere di vista che, in realtà, la vita con Dio ci riempie di un «Amore che sazia senza saziare»[5] i nostri desideri più profondi. Quando il re Davide supplica «Crea in me, o Dio, un cuore puro» (Sal 51[50], 12), sta chiedendo la capacità di gustare e godere ciò che è veramente valido, e non solamente ciò che è effimero.

«Non basta fermarsi “alla superficie” delle azioni umane, bisogna penetrare proprio nell’interno»[6]. Nella lotta contro il peccato il Signore va alla radice, punta al cuore, perché è lì che si stabilisce la bontà o la cattiveria dei nostri atti. «Esamina con sincerità il tuo modo di seguire il Maestro – suggerisce san Josemaría –. Considera se ti sei dato a Lui in una maniera formale e arida, con una fede priva di vibrazione; se non c’è umiltà, né sacrificio, né opere nelle tue giornate; se non c’è in te altro che facciata e se non sei attento al particolare di ogni istante..., in una parola, se ti manca Amore»[7].


«Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna» (Mt 5, 29). Le parole del Signore, con immagini che impressionano, ci esortano «a non scendere a patti col male [...]. Gesù è radicale in questo, esigente, ma per il nostro bene, come un bravo medico. Ogni taglio, ogni potatura, è per crescere meglio e portare frutto nell’amore. Chiediamoci allora: cosa c’è in me che contrasta col Vangelo? Che cosa, concretamente, Gesù vuole che io tagli nella mia vita?»[8].

«Non avere la viltà di fare il “coraggioso”: fuggi!»[9], consiglia san Josemaría. Per seguirlo sulla via, qualche volta dobbiamo evitare le occasioni che ci allontanano dall’amore e fare a meno di tutto ciò che ci è di ostacolo. Abbiamo fatto nostro un tesoro nascosto per il quale siamo disposti a vendere tutto il resto, anche cose che sappiamo che sono buone. «La fedeltà si rivela soprattutto nello sforzo e nella sofferenza»[10], e a volte richiede delle rinunce. Diceva sant’Agostino: «In ciò che si ama o la difficoltà non si sente o si ama la difficoltà stessa [...]. Le attività di quelli che amano non sono mai penose»[11].

Maria visse i momenti di gioia e quelli di dolore con il medesimo amore. Possiamo chiederle che interceda per noi perché anche noi dobbiamo essere in grado di affrontare queste diverse situazioni convinti che tutto quello che Dio ci chiede è per tenerci più vicini a Lui.


[1] Papa Francesco, Udienza, 29-I-2020.

[2] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 33.

[3] San Giovanni Paolo II, Messaggio, 15-VIII-1996, n. 3.

[4] San Gregorio Magno, Moralia, 21, 2.

[5] San Josemaría, Amici di Dio, n. 208.

[6] San Giovanni Paolo II, Udienza, 16-IV-1980.

[7] San Josemaría, Forgia, n. 930.

[8] Papa Francesco, Angelus, 26-IX-2021.

[9] San Josemaría, Cammino, n. 132.

[10] Mons. Fernando Ocáriz, Lettera Pastorale, 19-III-2022, n. 3.

[11] Sant’Agostino, De bono viduitatis, 21, 26.