Meditazioni: Venerdì dell’11ª settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel venerdì dell'undicesima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Tutto è per il bene; Un Re diverso da quelli della terra; Riempire il cuore.

- Tutto è per il bene

- Un Re diverso da quelli della terra

- Riempire il cuore


Subito dopo la morte di Acab, le conseguenze delle sue cattive azioni e di quelle di sua moglie si fecero sentire in maniera drammatica. I loro nemici congiurarono per uccidere il figlio e tutti i superstiti della sua famiglia. La violenza era tale da superare le frontiere e si estendeva anche al regno di Giuda: non risparmiarono neanche il re Ocozia e tutti i suoi fratelli. Allora «Atalia, madre di Ocozia, visto che era morto suo figlio, si accinse a sterminare tutta la discendenza regale» (2 Re 11, 1), in modo da poter regnare da sola sul paese.

In mezzo a tutta questa follia, i piani di Dio vanno facendosi strada, fidando nella collaborazione di persone pie. Uno dei figli di Ocozia, nato da poco, venne salvato da una delle sue zie che, rischiando la propria vita, «sottraendolo ai figli del re destinati alla morte, lo portò assieme alla sua nutrice nella camera dei letti» (2 Re 11, 2). «Lo nascose così ad Atalia ed egli non fu messo a morte. Rimase nascosto presso di lei nel tempio del Signore per sei anni; intanto Atalia regnava sul paese» (2 Re 11, 3). In tal modo si salvò la dinastia davidica, dalla quale Dio aveva promesso sarebbe venuto il Messia.

A volte, di fronte a circostanze avverse, quando si vedono le conseguenze del peccato nel mondo, possiamo sentire la tentazione della paura o dello scoraggiamento. «È normale non sentirsi in grado di cambiare il corso della storia. Ma affidiamoci al potere della preghiera»[1]. L’intimità con Dio ci aiuterà a ricordare che «tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio» (Rm 8, 28). È vero che «non sempre per noi è possibile riconoscere immediatamente il bene. Qualche volta non riusciremo neppure a comprenderlo. Cercare di stare vicino a Dio non ci evita le normali stanchezze, perplessità e sofferenze della vita; però questa vicinanza ci può indurre a vivere tutto in maniera diversa»[2]. Dio si fa strada sempre, è sempre più forte: questa certezza ci aiuta a mettere nelle sue mani le difficoltà della nostra vita.


Trascorsi sei anni chiamarono i capi del popolo. Una volta riuniti mostrarono loro il figlio del re, che era rimasto nascosto nel tempio per paura della regina Atalia. Il sacerdote gli consegnò la lancia e lo scudo di Davide. Attorniando il figlio del re, impugnarono le armi e uscendo cominciarono ad applaudire e gridare: «Viva il re!» ( 2 Re 11, 12). Racconta la Scrittura che quel giorno si poteva vedere che «tutto il popolo della terra era in festa e suonava le trombe» (2 Re 11, 13).

È una festa simile a quella che avrà luogo quando Gesù farà il suo ingresso a Gerusalemme. Tuttavia, il Signore non fu sempre circondato da tale splendore. Pur essendo Re e Signore dell’universo, quasi sempre si presenta a noi debole e bisognoso del nostro aiuto per il suo regno. «Voi tutti, nel considerare la santa Umanità di Nostro Signore, sentite nelle vostre anime una gioia immensa: un Re dal cuore di carne, come il nostro, che pur essendo l'autore dell'universo e di ogni singola creatura, non impone il suo dominio con prepotenza, ma viene come un poverello a chiedere un po' d'amore, mostrandoci, in silenzio, le sue mani piagate»[3].

Così come è accaduto molte volte al popolo eletto, Cristo non garantisce il successo umano, ma assicura una pace e una gioia che solo lui può dare. Il suo potere non è quello dei re e dei potenti della terra. «È il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte. È il potere dell’Amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto»[4]. Il regno di Dio è discreto. Cerca un piccolo spazio nella nostra anima per regnare con la sua pace.


Una sola persona nella Giudea non partecipa alla gioia del popolo. Come è logico, si tratta di Atalia che «quando sentì il clamore delle guardie e del popolo (…). Guardò, ed ecco che il re (…), mentre tutto il popolo della terra era in festa e suonava le trombe, si stracciò le vesti e gridò: «Congiura, congiura!» (2 Re 11, 13-14). Credeva di aver messo fine a tutta la discendenza regale, ma non era così. E adesso nessuno la seguiva più. Lei che era spinta così lontano per afferrare il trono, esce tristemente di scena, con sollievo del popolo sul quale aveva regnato per sei anni.

Può succedere anche a noi, come ad Atalia, che a volte smettiamo di gustare la gioia che ci viene dal regno di Gesù nel nostro cuore. E magari cerchiamo di colmare questo vuoto con cose che non ci possono dare soddisfazione. Il Signore ci avverte dell'insensatezza di questo modo di sprecare la vita: «Accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6, 20-21).

Il cuore di Atalia appare pieno di tenebra. Invece, il cuore immacolato di Maria ci appare colmo di luce. Possiamo chiedere a Lei che ci aiuti «a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature: dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la nostra ingordigia, alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore. (…) E così ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore, quello di amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità»[5].


[1] Mons. Fernando Ocáriz, Messaggio, 26-I-2022.

[2] Mons. Fernando Ocáriz, Messaggio, 12-VIII-2020.

[3] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 179.

[4] Benedetto XVI, Angelus, 22-XI-2009.

[5] Francesco, Messaggio, 4-X-2018.