Meditazioni: Sabato della 3ª settimana di Quaresima

Riflessioni per meditare nel sabato della terza settimana di Quaresima. I temi proposti sono: Atteggiamento umile per pregare; La chiusura del fariseo; Il vantaggio del pubblicano.

- Atteggiamento umile per pregare

- La chiusura del fariseo

- Il vantaggio del pubblicano


Prima di raccontare la parabola del fariseo e del pubblicano, san Luca mette in evidenza che Gesù lo ha fatto « per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri» (Lc 18, 9). In questo modo, il Signore vuole farci vedere qual è l’atteggiamento giusto per parlare con Dio; cioè, partendo dalla nostra intima verità: con l’umiltà di saperci peccatori bisognosi della misericordia divina. «L’umiltà è il fondamento della preghiera»[1], dice il Catechismo della Chiesa.

San Josemaría definiva se stesso come «un peccatore che ama Gesù Cristo»[2]. Questa è stata una linea comune nella vita dei santi: lasciarono brillare la luce di Dio nella loro vita, e per questo era facile scoprire le oscurità personali. Questo è l’atteggiamento con cui il sacerdote, nella santa Messa, si rivolge al Signore in nome della Chiesa intera: « Anche a noi, tuoi ministri, peccatori, ma fiduciosi nella tua infinita misericordia, concedi, o Signore, di avere parte alla comunità dei tuoi santi apostoli e martiri»[3].

Riconoscere la nostra debolezza porta, quindi, a sentirci sostenuti da Dio. La sua misericordia è più grande delle nostre cadute. Per questo il cristiano affronta la vita senza scoraggiarsi, dato che la consapevolezza di essere peccatore non impedisce di essere cosciente di una realtà più decisiva: essere figlio molto amato di Dio. « Rifùgiati nella filiazione divina: Dio è il tuo Padre amantissimo. Questa è la tua sicurezza, il fondale in cui gettare l'ancora, succeda quel che succeda alla superficie del mare della vita. E troverai gioia, fortezza, ottimismo, vittoria!»[4]. Questo è il giusto modo che il Signore vuole che abbiamo per avvicinarci a lui, come spiega nella parabola: non siamo dei “giusti” autosufficienti, ma figli che hanno bisogno del loro Padre.


Il primo personaggio ad apparire nella parabola è un fariseo salito al tempio per pregare. In apparenza, la sua preghiera ha un inizio perfetto, perchè comincia ringraziando Dio. Tuttavia, subito dopo si rivela che qualcosa non funziona: il suo ringraziamento non è per un riconoscimento dell’azione di Dio su di lui, ma si limita a enumerare tutte le proprie qualità e i propri meriti: «Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo». E proprio al centro della sua preghiera, c’è una frase che rivela il motivo per il quale compiva tutto questo: «perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano» (Lc 18, 11-12).

Il fariseo cade in quel comportamento che san Luca aveva preannunciato prima di raccontare la parabola: disprezza gli altri ritenendosi giusto. Confrontandosi mentalmente con il pubblicano, ritenne di uscirne in vantaggio. Magari agli occhi della gente poteva anche avere ragione, dato che quelli erano considerati pubblici peccatori, avendo tradito il popolo di Israele. Tuttavia, non considera che soltanto Dio vede nel profondo dei cuori. Nessun paragone sarà mai capace di avvicinarsi alla portata dello sguardo divino.

È stato proprio questo, per molti, l’ostacolo principale a riconoscere il Messia:chiudersi nelle proprie sicurezze e in un’ottica esclusivamente umana. «Questa cecità ha un'influenza immediata nei rapporti con i nostri simili. Il fariseo che credendosi luce non permette a Dio di aprirgli gli occhi è lo stesso che tratta con superbia e ingiustamente il prossimo»[5]. Per questo, il Signore dirà poi che costui non tornò giustificato a casa sua: se possedeva già tutto quello che gli serviva, non sarebbe stato capace di accogliere la salvezza che Dio gli offriva.


Il secondo personaggio della parabola è il pubblicano che, mentre prega, non si permette neppure di alzare gli occhi verso il cielo. Si limita semplicemente a battersi il petto, dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore». E, subito dopo, Gesù aggiunge: «Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato» (Lc 18, 13-14).

Il pubblicano inizia la sua preghiera consapevole di essere un peccatore. Inoltre, nel suo caso, è conosciuto da tutto il popolo, dato che è un collaboratore dell’autorità straniera. Tale realtà che, apparentemente può essere un ostacolo, è invece un vantaggio rispetto al fariseo, perché la generale opinione degli altri gli ricorda di essere un peccatore: la sua mancanza è evidente. Ma le sicurezze sulle quali costruisce la sua vita non sono le proprie qualità, e neppure il riconoscimento degli altri, ma soltanto la compassione di Dio. «Agisce da umile, sicuro solo di essere un peccatore bisognoso di pietà. Se il fariseo non chiedeva nulla perché aveva già tutto, il pubblicano può solo mendicare la misericordia di Dio. E questo è bello: mendicare la misericordia di Dio! Presentandosi “a mani vuote”, con il cuore nudo e riconoscendosi peccatore, il pubblicano mostra a tutti noi la condizione necessaria per ricevere il perdono del Signore. Alla fine proprio lui, così disprezzato, diventa un’icona del vero credente»[6].

L’atteggiamento del pubblicano è esattamente l’opposto di quella del fariseo: non si ritiene giusto né disprezza gli altri, anche se magari poteva averne qualche motivo, dato il trattamento che subiva dai suoi concittadini. Gesù sottolinea che: «tornò a casa sua giustificato». La preghiera di quest’uomo ricorda, per certi versi, quella della Vergine, sulla quale Dio ha volto lo sguardo per la sua umiltà (cfr. Lc 1, 48). Lei ci insegnerà a percorrere questo cammino in modo che il Signore compia nella nostra vita le grandezze cantate da nostra Madre.

[1] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2559.

[2] Álvaro del Portillo, Intervista sul Fondatore dell’Opus Dei, p. 245.

[3] Messale Romano, Preghiera Eucaristica I.

[4] San Josemaría, Vía Crucis, VII stazione, n.2.

[5] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 71.

[6] Francesco, Udienza, 1-6-2016.