Meditazioni: Mercoledì della 10ª settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel mercoledì della decima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Gesù svela la pienezza della legge; La libertà come cammino verso il cielo; Il Regno e le piccole cose.

- Gesù svela la pienezza della legge

- La libertà come cammino verso il cielo

- Il Regno e le piccole cose


Gesù venne accusato molte volte di voler distruggere la religione di Mosè e di Abramo. Il Signore, al contrario, proclama di essere venuto non per abolire la legge antica, ma a farci scoprire il suo pieno significato, a mostrarci il suo più profondo contenuto (cfr. Mt 5, 17). Gesù rivela ai suoi contemporanei – e la rivela anche a noi – la possibilità di trovare nei precetti divini una via di autentica libertà interiore. Dio si è rivelato e ci ha dato suo Figlio per farci liberi. «Cristo ci ha liberati per la libertà! – dirà san Paolo - State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù» (Gal 5, 1).

Alla luce del nuovo insegnamento di Gesù, «ogni precetto rivela il suo pieno significato come esigenza d’amore, e tutti si ricongiungono nel più grande comandamento: ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso»[1]. Persino «un solo iota o un solo trattino della Legge» (Mt 5, 18) della dottrina della Chiesa, sia in materia dogmatica, che morale, liturgica, ecc., ha l’obiettivo di spingerci ad amare il vero Dio e, per lui, le persone che ci stanno accanto. E l’amore, con tutte le sue ordinarie difficoltà, si dà soltanto nella libertà.

Per questo Gesù può dire che il suo alimento è fare la volontà del Padre. Gesù non si rassegna a questa Volontà, come potrebbe fare uno che desidera fare altro, ma la desidera ardentemente, vuole identificare a essa tutte le sue inclinazioni, perché in essa trova la sua libertà. Arriva perfino a ringraziare suo Padre prima ancora di compiere il gesto di donazione più grande, quando, alla vigilia della sua passione, dà liberamente la vita nell’Eucarestia. In Dio troviamo la libertà più grande che ci aiuta ad amare di più e meglio chi ci è intorno.


«Cerchiamo di immaginare quello che sarà il Cielo – proponeva san Josemaría – “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano” (1 Cor 2, 9). Lo immaginate cosa sarà giungere lì, e trovare Dio, e vedere tutta quella bellezza, quell’amore che viene riversato nel nostro cuore, che sazia senza saziare? Io molte volte al giorno mi chiedo: come sarà quando tutta la bellezza, tutta la bontà, tutta l’infinita meraviglia di Dio si riverserà in questo povero vaso di fango che sono io, che siamo tutti noi?»[2]. Anche san Tommaso d’Aquino ci invitava a sognare il cielo come «la perfetta soddisfazione dei nostri desideri, perché lì i beati avranno molto di più di quello che desideravano o speravano. La ragione di ciò – continuava ad esporre il santo – è nel fatto che in questa vita nulla può soddisfare i loro desideri, e nessuna cosa creata può saziare mai il desiderio dell’uomo»[3].

Inoltre, pensare al cielo ci aiuta a capire meglio la terra, a dare il giusto peso alle situazioni e ai problemi. «Poiché l'uomo rimane sempre libero e poiché la sua libertà è sempre anche fragile, non esisterà mai in questo mondo il regno del bene definitivamente consolidato. Chi promette il mondo migliore che durerebbe irrevocabilmente per sempre, fa una promessa falsa; egli ignora la libertà umana. La libertà deve sempre di nuovo essere conquistata per il bene»[4].

La lotta per essere sempre più liberi in questa terra, più pieni di Dio e meno dei nostri piccoli egoismi, è questo il cammino verso il cielo. «Per andare sulla santità bisogna essere liberi: la libertà di andare guardando la luce, di andare avanti (…) «quando noi torniamo, come dice qui, al modo di vivere che avevamo prima dell’incontro con Gesù Cristo o quando noi torniamo agli schemi del mondo, perdiamo la libertà (…)». Come il popolo di Dio nel deserto: quando guardavano avanti andavano bene; quando si lasciavano prendere dalla nostalgia, perché non avevano da mangiare le buone cose che lì gli davano, si sbandavano e dimenticavano che lì non erano liberi»[5]. È proprio in questa terra il luogo dove noi possiamo preparare, con l’aiuto della grazia, ciò che poi potremo vivere in cielo: preferire Dio sempre, liberi da ogni laccio o confusione.


«Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli» (Mt 5, 19). Cosa può legare i precetti più piccoli con il Regno dei Cieli? Gesù lega la lotta per la santità alla capacità di amare e di essere amati nella vita quotidiana. Il cielo, alla fine, consiste nel come consentiamo a Dio di essere nostro Padre amorevole in ogni momento della giornata, nel come ci sappiamo sostenuti anche nelle cose più piccole. Questi piccoli comandamenti li compie chi si solleva una volta e un’altra ancora, chi non si stanca di lottare, chi è sincero con se stesso e con Dio nel riconoscersi bisognoso. Compie questi piccoli comandamenti chi, sapendo dare priorità a ciò che più conta, si convince che all’amore non sfugge nulla.

«Qualcuno potrebbe immaginare che nella vita ordinaria ci sia poco da offrire a Dio: piccolezze, cose senza importanza. Un bimbo che vuole far contento il papà gli offre quel che possiede: un soldatino di piombo senza testa, un rocchetto senza filo, delle pietruzze, due bottoni: tutto ciò di prezioso che ha in tasca, i suoi tesori. Il padre non considera la puerilità del dono: ringrazia e si stringe il figlio al petto, con infinita tenerezza. Facciamo lo stesso con Dio e le bambinate, le piccolezze diventano grandi cose perché grande è l’amore: a noi spetta rendere eroiche per Amore le minuzie di ogni giorno, di ogni istante»[6]. Maria dice sempre di sì a tutto quello che le chiede suo figlio, perché sa che, così, Dio le dona la sua gioia e la sua felicità. Possiamo chiedere a nostra Madre che faccia crescere in noi la saggezza per vedere con i suoi stessi occhi la volontà di Dio.


[1] Francesco, Angelus, 16-II-2014.

[2] San Josemaría, Note da una riunione familiare, 22-X-1960.

[3] San Tommaso d’Aquino, Sul Credo, 1. c., III.

[4] Benedetto XVI, Spe salvi, n. 24.

[5] Francesco, Omelia, 29-V-2018.

[6] San Josemaría, Lettera 1, n. 19 d.