Meditazioni: Martirio di san Giovanni Battista

Riflessioni per meditare nella memoria del martirio di san Giovanni Battista. I temi proposti sono: Il martirio di Giovanni anticipa la morte di Cristo; Brilli solo il Signore; Difendere con gioia la verità.

Il martirio di Giovanni anticipa la morte di Cristo

Brilli solo il Signore

Difendere con gioia la verità


IL MARTIRIO di san Giovanni Battista, che oggi celebriamo, avvenne mentre Gesù predicava in Galilea. Giovanni aveva cercato di far sì che Erode si rendesse conto del suo peccato e del disordine che comportava vivere con Erodiade, la moglie di suo fratello. Anche se Giovanni lo avvertiva pubblicamente e ripetutamente della sua condotta, non sappiamo in che termini si sia espresso; ciò che sappiamo è che lo stesso Erode riteneva Giovanni un «uomo giusto e santo» e che «lo ascoltava volentieri» (Mc 6, 20). Comunque, egli era il re e aveva deciso di metterlo in carcere. Qualche tempo dopo, in occasione del compleanno del monarca, la figlia di Erodiade ballò davanti agli invitati. Erode si entusiasmò e le promise di concederle tutto ciò che lei gli avesse chiesto. La ragazza, istigata da sua madre, gli chiese la testa del Battista. Suo malgrado, perché lo riteneva un uomo degno di attenzione, Erode lo fece decapitare. Secondo la tradizione, Giovanni era prigioniero nella fortezza di Macheronte, nei pressi del mar Morto, ed è lì che fu decapitato. Successivamente i suoi discepoli lo seppellirono a Sebaste, in Samaria.

Un Padre della Chiesa, riferendosi al Battista, commenta: «Sta chiuso, nelle tenebre di una segreta, colui che era venuto a dare testimonianza della Luce, e aveva meritato dalla bocca dello stesso Cristo […] di essere denominato “una fiaccola ardente e luminosa”. Fu battezzato col proprio sangue colui al quale prima era stato concesso di battezzare il Redentore del mondo». Poi aggiunge: così «precedette Cristo nella nascita, nella predicazione e nel battesimo; inoltre annunciò col suo martirio, precedente a quello di Cristo, la passione futura del Signore»[1].

Giovanni è conosciuto come il Precursore, perché la sua testimonianza fedele alla verità (cfr Gv 5, 33) lo porta ad anticipare Gesù sia nella vita che nella morte. La missione di Giovanni è talmente unita a quella di Cristo che nel calendario romano è l’unico santo di cui si celebrano tanto la nascita, il 24 giugno, come la morte. In tal modo, emblematicamente, si mette in rilievo, come ha detto il Signore, che «fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista» (Mt 11, 11). Nel giorno del suo martirio possiamo chiedergli che ci aiuti ad essere anche noi precursori di Gesù, annunciando agli altri che non esiste gioia più grande che vivere e dare la vita stessa per Lui.

ALCUNI MESI prima del suo martirio, poco dopo il Battesimo del Signore, Giovanni aveva detto ai suoi discepoli che la sua missione poteva ritenersi conclusa: «Lui deve crescere; io, invece, diminuire» (Gv 3, 30). Era arrivato il momento di farsi da parte perché l’unico protagonista fosse Gesù. Il tono di questo discorso di Giovanni è pieno di pace; arriva addirittura ad affermare senza esitazione: «Ora questa mia gioia è piena» (Gv 3, 29). La sua gioia consisteva nell’ascoltare la parola dello sposo (cfr Gv 3, 29), nel vedere il Signore che predica il Regno e gli uomini inginocchiarsi davanti al Figlio di Dio.

Come al Battista, può accadere anche a noi che, in alcuni momenti della nostra vita, le persone sentano ammirazione per noi quando apriamo loro nuove prospettive nei rapporti con Dio. Si tratta di una cosa logica: se stiamo trasmettendo loro qualcosa che li aiuta a trovare la via per la felicità, è normale che ci guardino con stima. Del resto, è cosa buona ricordare con gratitudine tutti coloro che ci hanno aiutato a fare i nostri primi passi nella fede: genitori, fratelli, sacerdoti, amici, professori…

Tuttavia, non siamo noi i proprietari di questo tesoro che condividiamo. «Brilli solo il Signore»[2], era solito ripetere san Josemaría. Il fondamento dello zelo evangelizzatore è sempre quello di far conoscere il nome del Signore. L’apostolo non colloca sé stesso al centro, le sue opere sono preziose ma secondarie. Tutto è indirizzato a un unico obiettivo: che tutti «si sentano attratti da un ideale: cercare Cristo, trovare Cristo, frequentare Cristo da vicino, seguire Cristo, amare Cristo, rimanere con Cristo»[3]. Questo è ciò che ha fatto il Battista. Un po’ per volta egli è andato scomparendo, a mano a mano che i suoi seguaci scoprivano Gesù. E anche se, umanamente forse, la sua opera si potrebbe ritenere un insuccesso – dal suscitare lo stupore della moltitudine finì col morire solo in un carcere -, in realtà aveva vinto lui, perché aveva fatto in modo che molti uomini e donne vedessero in Gesù il Messia.

«CELEBRARE il martirio di san Giovanni Battista ricorda anche a noi, cristiani di questo nostro tempo, che non si può scendere a compromessi con l’amore per Cristo, per la sua Parola, per la Verità»[4]. Il vangelo di oggi ci presenta, da una parte, Erode, incapace di difendere le sue credenze; malgrado fosse sicuro che Giovanni era un uomo giusto, per timore di fare una brutta figura davanti agli invitati e alla figlia di Erodiade, tradì sé stesso e finì col compiere una cosa che in realtà non desiderava: far morire il Battista. Colui che non aveva saputo cambiare il proprio cuore quando lo ascoltava con piacere, neppure seppe cambiare il corso degli eventi quando gli chiesero la testa del Battista. Invece Giovanni si presenta a noi come uno che è disposto a morire per quello che realmente vale la pena. Se contempliamo la vita del Battista, e specialmente quella del Signore, scopriamo che la verità è legata alla croce. Spesso la verità ci provoca e «non è assolutamente a buon mercato. È esigente e scotta. Il messaggio di Gesù include anche la sfida che troviamo in questa lotta con i suoi contemporanei […]. Chi non ha voglia di lasciarsi scottare, chi non è disposto a questo, neppure si avvicinerà a lui»[5].

Verità, bene e bellezza sono uniti fra loro e vanno di pari passo con l’amore. Noi cristiani siamo chiamati a rendere amabile la verità, dando una coraggiosa testimonianza della nostra fede, dimostrando che si è più felici vivendo nella verità che cercando di schivarla. «Quando ti lanci nell’apostolato, convinciti che si tratta sempre di rendere felice, molto felice, la gente: la Verità è inseparabile dall’autentica gioia»[6]. Mostrare l’amabilità della verità è una buona definizione dell’apostolato, perché in esso si uniscono amore, verità e bene. Una verità nuda e senza amore è sgradevole, e molti potrebbero arrivare a considerarla irraggiungibile. Perciò san Josemaría diceva che l’esempio e lo zelo di un cristiano «non devono mai essere uno schiaffo morale, arrogante, nella faccia del prossimo»[7], ma «una brace ardente, che appicca fuoco ovunque si trovi»[8], seminando allo stesso tempo pace e gioia. Possiamo chiedere alla Madonna di mettere nei nostri cuori la stessa passione per la verità che permise a Giovanni di donare la sua vita con gioia.

[1] San Beda, Omelie, 2, 23.

[2] San Josemaría, Forgia, n. 624.

[3] San Josemaría, Lettera 7, n. 12a.

[4] Benedetto XVI, Udienza, 29-VIII-2012.

[5] J. Ratzinger, Dios y el mundo, Circulo de lectores, Barcellona 2011, 209-211.

[6] San Josemaría, Solco, n. 185.

[7] San JosemarÍa, Forgia, n. 578

[8] San Josemaría, Forgia, n. 570.