Meditazioni: Lunedì della 34a settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel lunedì della 34a settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Guardare Gesù, che è luce per la nostra vita; Dio ci chiede tutto per farci felici; La donazione a Dio si trasforma in una donazione agli altri.

- Guardare Gesù, che è luce per la nostra vita

- Dio ci chiede tutto per farci felici

- La donazione a Dio si trasforma in una donazione agli altri


L'ULTIMA SETTIMANA del tempo ordinario ci ricorda che la vita è breve a paragone di quel che vivremo dopo, tanto da incoraggiarci a profittare di ogni opportunità per trovare il Signore. Sant’Agostino diceva che gli causava dispiacere pensare che Gesù fosse passato vicino alla sua vita e che egli non se ne fosse accorto. Si tratta della incertezza, normale su questa terra, di non sapere se saremo capaci di accogliere abitualmente la presenza di Dio, luce per il nostro cammino.

«La confessione cristiana di Gesù, unico salvatore, afferma che tutta la luce di Dio si è concentrata in Lui, nella sua "vita luminosa", in cui si svela l’origine e la consumazione della storia. Non c’è nessuna esperienza umana, nessun itinerario dell’uomo verso Dio, che non possa essere accolto, illuminato e purificato da questa luce»[1]. La luce della fede conferisce pace e fiducia all’anima del cristiano. Cristo, luce da luce, Dio vero, è colui che dà pieno senso a tutto ciò che facciamo. Perciò ci interessa cercare il suo volto, senza riposo e senza perderci d’animo, presente nelle nostre azioni, nei nostri amori, nelle nostre aspirazioni.

Vogliamo cominciare quest’ultima settimana dell’anno liturgico con gli occhi fissi su Gesù, il quale, una volta risuscitato, ha detto: «Guardate le mie mani e i miei piedi» (Lc 24, 39). «Guardare non è solo vedere, è di più, comporta anche l’intenzione, la volontà. Per questo è uno dei verbi dell’amore. La mamma e il papà guardano il loro bambino, gli innamorati si guardano a vicenda; il bravo medico guarda il paziente con attenzione… Guardare è un primo passo contro l’indifferenza, contro la tentazione di girare la faccia da un’altra parte davanti alle difficoltà e alle sofferenze degli altri. Guardare. Io vedo o guardo Gesù?»[2].


PRIMA DEL DISCORSO in cui Cristo annuncia, in modo profetico, la fine di Gerusalemme e del mondo, ha luogo una scena nascosta, discreta, in mezzo alle tante attività del Tempio. Una donna senza troppe risorse dona tutto quello che possiede all’Altissimo. Anche se nessuno se ne è reso conto, Gesù invece se ne accorge. «Ha gettato più di tutti» (Lc 21, 3), riferisce il Vangelo di oggi, rivolgendosi a quelli che lo attorniavano. L’atteggiamento della vedova è rimasto come un ritratto, fatto da Cristo stesso, della relazione degli uomini con Dio: «Il Signore non guarda la quantità di ciò che gli si offre, ma l’affetto con cui lo si offre. L’elemosina non consiste nel dare un po’ del molto che si possiede, ma nel fare come quella vedova, che ha dato tutto quello che aveva»[3].

La relazione di amicizia con Dio, propria della chiamata cristiana, richiede una risposta che coinvolge l’esistenza intera. Non rimaniamo indifferenti una volta che lo abbiamo incontrato. «Il Signore sa che il dare è proprio degli innamorati, ed Egli stesso ci indica che cosa desidera da noi. Non gli importano le ricchezze, i frutti o gli animali della terra, del mare o dell’aria, perché tutto è suo; vuole qualcosa di intimo che gli dobbiamo offrire con libertà: Figlio mio, dammi il tuo cuore. Vedete? Non si accontenta di spartire: vuole tutto. Torno a ripetere che non cerca le nostre cose, cerca noi stessi. Solo da qui, da questo primo dono, acquistano senso tutti gli altri doni che possiamo offrire al Signore»[4].

Gesù ci invita a gettare tutte le nostre monete senza richiamare l’attenzione. Queste decisioni che prendiamo nella nostra intimità più profonda, questa apertura alla luce della fede, ci porteranno a una gioia senza pari. La vedova povera ha dato tutto, ma è andata via dal Tempio arricchita dallo sguardo di Dio; tanto felice da non avere neppure bisogno di sapere che sarebbe rimasta nella storia un esempio per tante persone.


LA VEDOVA che contempliamo oggi nel Vangelo, «a motivo della sua estrema povertà, avrebbe potuto offrire una sola moneta per il tempio e tenere l’altra per sé. Ma lei non vuole fare a metà con Dio: si priva di tutto. Nella sua povertà ha compreso che, avendo Dio, ha tutto; si sente amata totalmente da Lui e a sua volta Lo ama totalmente [...]. Gesù, oggi, dice anche a noi che il metro di giudizio non è la quantità, ma la pienezza [...]. Pensate, in questa settimana, alla differenza che c’è fra quantità e pienezza. Non è questione di portafoglio, ma di cuore»[5].

La pienezza con la quale vogliamo abbandonarci nel Signore, che non fa calcoli e che è quella che ci renderà veramente felici, trabocca sempre a beneficio degli altri. Ci colma dell’amore di Dio che cerca di essere condiviso. Le due monete che la vedova dà al Signore quando va al Tempio, si trasformano in una maniera abituale di darsi anche agli altri. Chi è veramente generoso con Dio è anche generoso con gli altri.

«Di fronte ai bisogni del prossimo, siamo chiamati a privarci [...] di qualcosa di indispensabile, non solo del superfluo; siamo chiamati a dare il tempo necessario, non solo quello che ci avanza; siamo chiamati a dare subito e senza riserve qualche nostro talento, non dopo averlo utilizzato per i nostri scopi personali o di gruppo. Chiediamo al Signore di ammetterci alla scuola di questa povera vedova, che Gesù, tra lo sconcerto dei discepoli, fa salire in cattedra e presenta come maestra di Vangelo vivo. Per l’intercessione di Maria, la donna povera che ha dato tutta la sua vita a Dio per noi, chiediamo il dono di un cuore povero, ma ricco di una generosità lieta e gratuita»[6].


[1] Papa Francesco, Enc. Lumen Fidei, n. 35.

[2] Papa Francesco, Regina Coeli, 18-IV-2021.

[3] San Giovanni Crisostomo, Omelie sulla Lettera agli Ebrei, 1, 4.

[4] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 35.

[5] Papa Francesco, Angelus, 8-XI-2015.

[6] Ibidem.