Meditazioni: Lunedì della 33a settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel lunedì della 33a settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Il grido del cieco di Gerico; La preghiera è manifestazione di fede; Crescere nel nostro desiderio di Dio.

- Il grido del cieco di Gerico

- La preghiera è manifestazione di fede

- Crescere nel nostro desiderio di Dio


IL CIECO DI GERICO compie tutti i giorni lo stesso tragitto, da casa sua fino al luogo dove si siede per chiedere l’elemosina. Ogni giorno ritorna a casa con alcune monete, quelle che ottiene da chi è commosso dalla sua miseria. Nessuno può fare nulla per mitigare la sua cecità. Però un giorno Gesù passa accanto a lui, circondato da una piccola folla. Il cieco interroga i passanti sul motivo della confusione e «gli annunciarono: passa Gesù, il Nazareno». Allora il cieco comincia a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!» (Lc 18, 37-39). Quella notizia inaspettata, piena di fede e di speranza, apre immediatamente il suo cuore.

Gesù passa anche nelle nostre vite quando siamo seduti accanto al camino, ben sapendo che, come il cieco, abbiamo bisogno di una fede e di una speranza che non sorgono dalle nostre sole forze. «Il Signore ci cerca ad ogni momento»[1], egli si fa presente nel nostro lavoro, nella nostra casa, nelle strade della nostra città, quando sentiamo di avere bisogno della compassione divina. Cristo è accanto a noi nelle persone che ci stanno attorno, specialmente nei malati, negli anziani o nei più deboli, nei quali possiamo contemplare Gesù. Il Signore passa servendosi anche delle nostre fragilità e dei nostri difetti.

San Josemaría ci incoraggiava a pregare con le parole del personaggio di Gerico: «Allora gli si accese tanto l’anima di fede in Cristo, che gridò: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Non viene voglia di gridare anche a te, che te ne stai immobile sul ciglio della strada, la strada della vita – così breve! –, a te che non hai luce; a te che hai bisogno di nuova grazia per deciderti a cercare la santità? Non ti senti spinto a gridare: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me”? Che bella giaculatoria, da ripetere frequentemente!»[2].


DOPO AVER SUPERATO un gran numero di difficoltà – la distanza, il rumore, i vicini che gli impongono di fare silenzio –, il cieco riuscì a farsi ascoltare da Gesù. È forse la prima volta che incontra Cristo, ma già in questo primo incontro ricaverà dalla misericordia di Dio il miracolo di riacquistare la vista. È un esempio di fede audace. Niente lo frena, perché è molta la sua necessità e il suo desiderio di luce. «Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli – ci dice il Vangelo – gridava ancora più forte... Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui» (Lc 18, 39-40). Così come il cieco, con le sue grida ardenti, fermò il Signore, noi possiamo «fermare» Gesù ogni giorno con la nostra orazione. Quanto più ci sentiamo bisognosi, tanto più dobbiamo insistere, perché allora il Signore starà già operando nel nostro intimo, saremo già sulla via di riacquistare la luce perduta.

«La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio [...]. La fede è un grido; la non-fede è soffocare quel grido, quell’atteggiamento che aveva la gente per farlo tacere. Soffocare quel grido è una specie di “omertà”. La fede è protesta contro una condizione penosa di cui non capiamo il motivo; la non-fede è limitarsi a subire una situazione a cui ci siamo adattati. La fede è speranza di essere salvati; la non-fede è abituarsi al male che ci opprime e continuare così [...]. Tutto invoca e supplica perché il mistero della misericordia trovi il suo compimento definitivo. Non pregano solo i cristiani: essi condividono il grido della preghiera con tutti gli uomini e le donne»[3].

Commentando lo stesso passo, san Gregorio Magno fa un’ipotesi: «Colui che ha il potere di restituire la vista, ignorava quel che voleva il cieco? Evidentemente, no. Però egli desidera che gli chiediamo le cose anche se lui già le sa e ce le concederà. Ci esorta a chiedere, anche fino ad essere molesti [...]. Se domanda, è perché glielo si chieda; se domanda, è per spingere il nostro cuore all’orazione»[4].


«QUELLO CHE CHIEDE IL CIECO al Signore non è oro, ma luce»[5]. «“Signore, che io veda di nuovo!” E Gesù gli disse: “Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato”. E subito ci vide di nuovo» (Lc 18, 41-43). Le muraglie della vecchia Gerico erano crollate quando l’Arca dell’Alleanza le girò attorno sette volte. Questa volta, quando Gesù stava attraversando la città, sono state sufficienti alcune grida piene di fede per ottenere la guarigione. «La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede», dice l’autore della Lettera agli Ebrei (Eb 11, 1).

Che cosa può sperare con più calore un povero cieco che riacquistare la vista, in modo da non essere costretto a mendicare più per la strada, per contemplare finalmente il volto delle persone che ama, per passeggiare liberamente per le vie della sua città o andare in pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme? Il suo desiderio è pari alla sua audacia. San Giovanni della Croce era solito ripetere con accenti diversi che quello che otteniamo è proporzionale a quello che speriamo[6]. San Giovanni Crisostomo, nello stesso senso, diceva che «così come portano via poca acqua da una sorgente quelli che vanno lì con piccoli recipienti e ne portano via molta quelli che vanno con recipienti più grandi [...], e come succede anche con la luce, che propaga più o meno il suo chiarore a seconda di come si aprono le finestre, così si riceve la grazia a seconda della misura dell’intenzione»[7].

Perciò «il Signore, che lo aveva udito fin dal primo momento, lo lasciò perseverare nella sua preghiera. Come fa con te. Gesù sente la prima invocazione della nostra anima, ma aspetta. Ci vuole convinti di aver bisogno di Lui; ci vuole insistenti nella preghiera, testardi, come quel cieco fermo lungo la via che usciva da Gerico»[8]. Nostra Madre, Maria, pur essendo piena di grazia, pregava incessantemente e continua a farlo. Possiamo chiedere a lei di scoprire nella nostra preghiera la dimensione della necessità e del desiderio di Dio.


[1] San Josemaría, Amici di Dio, n. 196.

[2] Ibidem, n. 195.

[3] Papa Francesco, Udienza, 6-V-2020.

[4] San Gregorio Magno, Omelie sul Vangelo, n. 2.

[5] Ibidem.

[6] «Perché la speranza del cielo / tanto ottiene quanto spera» (San Giovanni della Croce, Tras de un amoroso lance, strofa 4).

[7] San Giovanni Crisostomo, commento a questo passo in Catena aurea.

[8] San Josemaría, Amici di Dio, n. 195.