Meditazioni: Giovedì dopo le ceneri

Riflessioni per meditare nel martedì dell’ottava settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Una occasione per convertirci; La conversione è un dono che possiamo chiedere a Dio; Prendere la croce di ogni giorno.

- Una occasione per convertirci

- La conversione è un dono che possiamo chiedere a Dio

- Prendere la croce di ogni giorno


Nel primo giorno di Quaresima dopo il Mercoledì delle ceneri, la Chiesa ci propone di meditare il primo salmo della Sacra Scrittura. Lì ci vengono mostrate due immagini che rappresentano due possibili strade per la nostra vita. Se lo ascoltiamo, abbiamo l’impressione di trovarci di fronte a un bivio: da un lato, c’è la strada di chi si lascia giustificare da Dio, che è come un albero «che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono» (Sal 1, 3); dall’altro c’è la strada di quelli che non ascoltano il Signore, che sono «come pula che il vento disperde» (Sal 1, 4). In certo qual modo sono due situazioni vitali che dipendono da quanto apriamo la nostra anima a Dio: o rimaniamo radicati nella realtà, dando i frutti di santità che il Signore ci vorrà inviare, o andiamo alla deriva, portati dal vento di piccoli piaceri effimeri, che soffiano ora da un lato e poi dall’altro.

Quale delle due strade scegliamo? «Siamo entrati nel tempo di Quaresima, tempo di penitenza, di purificazione, di conversione. Non è un compito facile. Il cristianesimo non è un cammino comodo: non basta “stare” nella Chiesa e far passare gli anni»[1]. Dio ci regala alcune settimane per pensare con calma alla strada da prendere e per chiedere il dono della nostra conversione.

Siamo chiamati alla vita; è ciò che Mosè ricorda al popolo eletto quando si trova di fronte alla terra promessa: «Io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Oggi perciò io ti comando di amare il Signore, tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme perché tu viva» (Dt 30, 15-16). La nostra conversione non è una cieca negazione a noi stessi; al contrario, è una risposta al desiderio di pienezza che è inciso nelle profondità del nostro cuore. «Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre»[2].


Che cosa possiamo fare per raggiungere in questa Quaresima la splendida meta della nostra conversione? Quello che la Chiesa ci suggerisce nella preghiera colletta della Messa è per prima cosa chiedere questo dono al Signore: «Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostra attività abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento»[3]. Si tratta di una preghiera che, per desiderio di san Josemaría, i fedeli dell’Opus Dei recitano tutti i giorni. Riconosciamo che per intraprendere questo percorso di trasformazione abbiamo bisogno che sia Dio stesso ad ispirarci, a sostenerci e ad accompagnarci. La nostra conversione sarà soprattutto un dono del Signore, che noi accogliamo con umiltà e gratitudine.

Nell’Antico Testamento è stato Dio a prendere l’iniziativa di richiamare il suo popolo dall’Egitto e di farlo camminare verso la terra promessa. Egli li ha sostenuti durante quel lungo viaggio, rinnovando le loro forze quando le disposizioni d’animo cominciavano a cedere. È la stessa cosa che il Signore ora fa con noi. «È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore» (Fil 2, 13). Quanta speranza ci danno queste parole di san Paolo! Ma chiedere questo dono al Signore non significa rimanere a braccia conserte. Possiamo dimostrare in molti modi di aver gradito la sua grazia; per esempio, con determinati atti di penitenza o, soprattutto, pregando. «Senza la preghiera quotidiana vissuta con fedeltà, il nostro fare si svuota, perde l’anima profonda, si riduce ad un semplice attivismo che, alla fine, lascia insoddisfatti. C’è una bella invocazione della tradizione cristiana da recitarsi prima di ogni attività, che dice così: “Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostro parlare ed agire abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento”. Ogni passo della nostra vita, ogni azione, anche della Chiesa, deve essere fatta davanti a Dio, alla luce della sua Parola»[4].


«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9, 23). Gesù rivolge queste parole alla moltitudine dei suoi discepoli, tra i quali ci siamo anche noi. Per godere la gioia della risurrezione del Signore, dobbiamo scoprire e abbracciare la nostra croce di ogni giorno. Le pratiche penitenziali del tempo di Quaresima hanno questo senso: morire a quanto di peccato c’è in noi stessi per poter seguire più da vicino Gesù.

Il Signore ha paragonato la sua passione al cambiamento che il granello di frumento subisce quando viene piantato nel terreno: sembra che il seme vada perduto, ma in realtà si sta trasformando in una spiga piena di frutto (cfr. Gv 12, 24). La croce non ci parla di una sofferenza senza senso, ma di una trasformazione: ci annuncia l’arrivo di una nuova vita. Quando il Signore ci invita ad abbracciare la croce di ogni giorno, implicitamente ci sta promettendo che ogni giornata può essere l’occasione di una piccola trasformazione, di una nuova conversione.

San Josemaría ci incoraggiava a guardare con ottimismo le lotte quotidiane. «La vetta? Per un’anima donata, tutto si trasforma in vetta da raggiungere: ogni giorno scopre nuove mete, perché non sa e non vuole mettere limiti all’Amore di Dio»[5]. Vi sono tante occasioni di trasformazione quante sono le piccole vette in cui ci imbattiamo ogni giorno. In questo percorso che cominciamo, possiamo trovare un aiuto in nostra Madre, ricordando tante conversioni che sono state il frutto della devozione mariana.


[1] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 57.

[2] Papa Francesco, Gaudete et exsultate, n. 1.

[3] Messale Romano, Preghiera colletta del giovedì dopo le ceneri.

[4] Benedetto XVI, Udienza, 25-IV-2012.

[5] San Josemaría, Solco, n. 17.