- L’audacia di una donna
- Due sguardi su un unico gesto
- Cristo apprezza il nostro affetto per Lui
GESÙ si trova a casa di un fariseo. San Luca ci racconta che il padrone di casa sembra molto interessato a pranzare con quest’uomo che compie grandi prodigi. Finalmente può accoglierlo in casa sua. Ma proprio mentre si trovano attorno alla tavola, una donna irrompe sulla scena. E non si tratta di una persona qualunque: è una peccatrice. Probabilmente il fariseo si sarà scandalizzato. Non avrebbe tollerato che una persona simile entrasse nella sua casa, tanto meno in un momento così delicato come quel pranzo. L’apparizione di quella donna, tuttavia, è solo il primo dei motivi di sorpresa. Con grande audacia, ella si mise a piangere ai piedi di Gesù, «cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo» (Lc 7, 38) che aveva in un vaso di alabastro.
Quella donna non voleva che i suoi peccati determinassero la sua vita. Sapeva di aver sbagliato tante volte. Per questo volle dimostrare il suo pentimento con un gesto di amore umile e, allo stesso tempo, audace. Se le sue colpe l’avevano allontanata dal Signore e dagli altri, ora l’ammissione della sua colpa la spinge a cercare l’incontro con il Figlio di Dio, nonostante questi si trovi a casa di qualcun altro. E Cristo, che legge nel suo cuore il desiderio di cambiare vita, le concede ciò che tanto cercava: la pace interiore e il perdono dei peccati (cfr. Lc 7, 50). «Chiedi a Gesù – commentava san Josemaría – di concederti un Amore che sia un rogo di purificazione, nel quale la tua povera carne — il tuo povero cuore — si consumi, pulendosi di tutte le miserie terrene… E, vuoto di te stesso, si riempia di Lui. Chiedigli di concederti un’avversione radicale per ciò che è mondano: che ti sostenga soltanto l’Amore»[1].
IL RACCONTO evangelico ci offre almeno due modi di interpretare il gesto di quella donna. Da un lato, quello del fariseo. L’ospite riflette tra sé e sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!» (Lc 7, 39). Oltre a dubitare del potere di Gesù e a disprezzare la donna, possiamo dire che il fariseo commette un altro errore: ignora il proprio peccato. Etichettando quella persona come peccatrice, in un certo senso si considera giusto e, quindi, pensa di non avere bisogno del perdono divino.
Dall’altro lato, il vangelo ci propone la visione di Gesù, che è segnata dalla misericordia. Il Signore apprezza l’audacia di quella donna che non teme di entrare in una casa estranea. Ammira la sua umiltà nel gettarsi ai suoi piedi. Si commuove vedendola piangere. Non vede una peccatrice, ma una donna che cerca di conquistare il cuore di Dio con il suo amore. «Guarda che viscere di misericordia ha la giustizia di Dio! —Nei giudizi umani si castiga colui che confessa la propria colpa: nel giudizio divino, lo si perdona. Sia benedetto il santo Sacramento della Penitenza!»[2].
Questa scena mette in evidenza che «chi confida in sé stesso e nei propri meriti è come accecato dal suo io e il suo cuore si indurisce nel peccato. Chi invece si riconosce debole e peccatore, si affida a Dio e da Lui ottiene grazia e perdono»[3]. Per questo, possiamo chiedere al Signore che, come la donna di questo brano, sappiamo andare da Lui con umiltà quando sentiamo la presenza del peccato nella nostra vita. «Sì, hai ragione: come è profonda la tua miseria! Se fosse dipeso da te, dove saresti ora, fin dove saresti arrivato? “Soltanto un Amore pieno di misericordia può continuare ad amarmi”, riconoscevi. Consolati: Egli non ti negherà né il suo Amore, né la sua Misericordia, se lo cerchi»[4].
IL FARISEO è a disagio. Gesù ha colto che nel suo cuore ha disprezzato il gesto della donna. Per questo, il Signore gli fa notare che, in realtà, lei è stata una padrona di casa molto migliore di lui. In un certo senso, il cuore di quella donna è una casa più preparata per accogliere Gesù. «Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo» (Lc 7, 44-46).
Cristo apprezza i piccoli gesti di affetto che abbiamo per Lui: la devozione che dimostriamo quando siamo in chiesa, i sacrifici nascosti che facciamo per Lui ogni giorno, la preghiera breve e silenziosa nel nostro luogo di lavoro... Con ognuno di questi gesti manifestiamo, come la donna, l’amore che proviamo per il Signore. «Chi ama non si lascia sfuggire neppure un particolare. L’ho visto in tante anime; queste minuzie sono una cosa molto grande: Amore!»[5].
Possiamo supporre che Gesù non desideri rimproverarci se trascuriamo o omettiamo alcune di queste pratiche, così come inizialmente non ha fatto con il fariseo. Tuttavia, se il nostro sguardo giudica duramente gli altri e mostra indulgenza verso noi stessi, il Signore metterà in evidenza anche la nostra incoerenza. «Con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi» (Mt 7, 2). Per questo, possiamo chiedere alla Madonna di donarci uno sguardo materno verso i nostri fratelli, capace di relativizzare i loro errori e di apprezzarne le qualità.
[1] San Josemaría, Solco, n. 814.
[2] San Josemaría, Cammino, n. 309.
[3] Benedetto XVI, Discorso, 7-III-2008.
[4] San Josemaría, Forgia, n. 897.
[5] San Josemaría, Forgia, n. 443.