Meditazioni: Domenica 5ª del Tempo Ordinario (Ciclo C)

Riflessioni per meditare nella domenica della quinta settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Cristo può cambiare la nostra vita; Molti, come gli apostoli, hanno abbandonato la loro barca per Gesù; Amare Dio come Egli vuol essere amato.

- Cristo può cambiare la nostra vita

- Molti, come gli apostoli, hanno abbandonato la loro barca per Gesù

- Amare Dio come Egli vuol essere amato


Furono molte le persone che ebbero occasione di vedere il Signore, di ascoltarlo, di cibarsi della sua presenza. «La folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio» (Lc 5, 1), ci dice il Vangelo. L’espressione utilizzata - «faceva ressa» - ci permette di intuire la quantità di persone che si riunivano in riva al lago di Genesaret. Si dovevano pigiare per potersi avvicinare a Gesù. Tuttavia, considerando in prospettiva l’insieme del passaggio del Signore per la terra, ci potremmo chiedere: quante di quelle persone lasciarono che il messaggio di Cristo trasformasse veramente la loro vita? Forse in molti casi è successo quello che secoli dopo descriverà san Josemaría: che il messaggio di Gesù «passi come l’acqua sui sassi, senza lasciare traccia»[1].

Anche oggi possiamo assistere a scene simili: molte persone, anche non cristiane, si sentono attratte dal messaggio di Gesù; esistono un’infinità di mezzi che ci parlano della sua persona, della sua figura, del suo messaggio..., che attirano sempre un certo interesse. Eppure, quanti ogni giorno cambiano vita dopo quel contatto con Gesù? Quanti accolgono il dono della pietà, che trasforma la nostra relazione con Dio? Il Signore ci offre «un’amicizia che cambia la nostra vita e ci riempie di entusiasmo, di gioia. Per questo, il dono della pietà suscita in noi innanzitutto la gratitudine e la lode. È questo infatti il motivo e il senso più autentico del nostro culto e della nostra adorazione. Quando lo Spirito Santo ci fa percepire la presenza del Signore e tutto il suo amore per noi, ci riscalda il cuore e ci muove quasi naturalmente alla preghiera e alla celebrazione»[2].


In quel medesimo luogo, quel medesimo giorno, si produsse anche il fenomeno opposto al precedente. Tutto cominciò con una iniziativa di Gesù: «Salì in una barca, che era quella di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra» (Lc 5, 3), poiché in tal modo sarebbe stato più facile alla folla vederlo e ascoltarlo. Questo semplice gesto fu l’inizio di una storia in comune. All’inizio i pescatori pensarono che stavano facendo un favore a Gesù. Ma un po’ per volta si andavano rendendo conto che il governo della barca lo andava prendendo lui. Pochi minuti dopo capirono che avevano assistito a qualcosa di straordinario: una pesca miracolosa. Alla fine, quando tornarono a riva, erano convinti che, in futuro, nulla sarebbe stato uguale. Era come se avessero aperto gli occhi per la prima volta.

Quello che accadde a Genesaret quel giorno all’imbrunire si è ripetuto un’infinità di volte. Molti, purtroppo, non si sono accorti che era Gesù a chiedere loro la barca, e allora la loro vita forse è andata avanti come a una sola dimensione. Fortunatamente molti altri hanno man mano detto di sì nel corso della storia. Tanti cristiani che ci hanno preceduto nella fede dimostrano che Dio continua a chiamare. Con una particolare chiarezza brilla la risposta dei santi. Prima di Genesaret, Dio aveva chiamato Maria; secoli dopo a Milano avrebbe coinvolto Agostino, a Siena Caterina, a Pamplona Ignazio, in Uganda Carlos, o a Logroño un giovane chiamato Josemaría. Tutti questi hanno detto di sì e, come quei primi pescatori, oltre a scoprire tutte le dimensioni della loro vita, hanno cambiato anche il corso della storia.


Alcune parole di san Josemaría ci danno la chiave per capire perché le due possibili vie che ci descrive il Vangelo di oggi sono tanto diverse: «Mi lascerò penetrare, trasformare; mi convertirò, mi rivolgerò di nuovo al Signore, amandolo come Egli vuole essere amato»[3]. Può darsi che la differenza tra le persone che quel giorno si limitarono ad ascoltare il Signore e gli apostoli che videro la loro vita trasformata per sempre si trovi in questa intuizione: amare Dio «come Egli vuole essere amato». Mentre un gruppo si limitò ad ascoltare un messaggio fra i tanti, gli altri capirono che dietro le azioni di Gesù c’era un amore. E di fronte all’amore siamo liberi di tirare dritto, ma siamo anche liberi di mettere in gioco la vita e lanciarci in una avventura che promette la felicità più grande.

Ecco perché contemplare questa scena ci può aiutare, fra le altre cose, a ricordare la chiamata ad essere, anche secondo san Josemaría, «innamorati di Dio»[4]. Tuttavia, per aderire a questo invito può essere necessario farsi prima una domanda: il Signore, come vuole essere amato? Come vuole che io lo ami? La Sacra Scrittura ci offre molti esempi per trovare la risposta: «Amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6, 5), dice il Deuteronomio; «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 34), ci dice lo stesso Cristo. In definitiva, «il messaggio cristiano non è solo “informativo”, ma “performativo”. Ciò significa: il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita»[5].

L’esempio migliore di questo aspetto trasformatore che ha la presenza di Cristo è Maria Santissima, che ha detto: «Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1, 38). Queste parole, che ripetiamo nell’Angelus, sono la migliore espressione di docilità all’avventura di Dio. Si tratta di riconoscere che ogni giorno «Gesù passa accanto a noi e attende da noi – oggi, ora – un rinnovamento profondo»[6].


[1] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 59.

[2] Papa Francesco, Udienza, 4-VI-2014.

[3] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 59.

[4] Ibid., n. 60.

[5] Benedetto XVI, Spe Salvi, n. 2.

[6] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 59.