Meditazioni: Domenica 3ª del Tempo Ordinario (Ciclo C)

Riflessioni per meditare nella domenica della terza settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Dio ci è vicino nella Sacra Scrittura; Gesù è la Parola fatta carne; Aprire la nostra anima alla vita di Gesù.

- Dio ci è vicino nella Sacra Scrittura

- Gesù è la Parola fatta carne

- Aprire la nostra anima alla vita di Gesù


La Domenica della Parola di Dio, che celebriamo oggi, è stata istituita affinché cresca in noi «la religiosa e assidua familiarità con le Sacre Scritture»[1]. Per questo la Chiesa ci suggerisce «che nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede»[2].

L’origine di questo atto lo abbiamo in un brano del libro di Neemia. Il popolo di Israele è appena ritornato nella terra promessa dopo i lunghi anni di esilio in Babilonia. Una volta a Gerusalemme, il sacerdote e scriba Esdra convoca l’assemblea, uomini e donne, tutti quelli che erano capaci di intendere, e comincia a leggere il libro della legge da una tribuna di legno costruita per l’occasione. La lettura si prolunga dallo spuntare dell’alba fino a mezzogiorno. È commovente la disposizione di ascolto e di venerazione alle Scritture dei presenti. «Esdra, lo scriba, aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: “Amen, amen!”, alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore» (Ne 8, 5-6). Con la lettura e la spiegazione dei testi, il popolo poté trovare in quelle parole il significato più profondo delle vicende che avevano vissuto. Molti reagirono con emozione, fino alle lacrime.

Il popolo eletto sperimentò molte volte la vicinanza di Dio durante la sua storia di salvezza. Si tratta di un Dio che, attraverso le scritture, rivela agli uomini la verità più profonda della loro condizione di creature amate, oltre che la maniera di frequentare il loro creatore ed essere felici durante il loro transito sulla terra. Nel considerare la bontà e la vicinanza di Dio, il salmista dice, riconoscente: «I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi» (Sal 19, 9).


Gesù ritorna a Nazaret «dove era cresciuto» (Lc 4, 16). Lì, come era abituato a fare, il sabato si recò nella sinagoga. In quel giorno di riposo e di preghiera, i giudei si riunivano per ascoltare la Sacra Scrittura e ricevere gli insegnamenti dei maestri. Dopo alcune preghiere, colui che presiedeva invitava uno dei presenti che fosse ben preparato, a leggere e commentare le Scritture. Certe volte qualcuno si offriva volontariamente a farlo.

Probabilmente questo successe nel caso di Gesù, che si alzò, prese il rotolo che conteneva il testo e lo aprì per leggere queste parole del profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4, 18-19). Terminata la lettura, mentre Gesù riavvolge nuovamente il manoscritto, «nella sinagoga gli occhi di tutti erano fissi su di lui» (Lc 4, 20). Indubbiamente dovette essere un momento di intensa emozione. L’aspettativa era grande. I suoi concittadini, che lo conoscevano fin da piccolo, avevano molta voglia di verificare se era vero tutto quello che si raccontava dei miracoli e delle guarigioni, dei saggi insegnamenti pronunciati con autorità. Speravano, benché forse con un certo scetticismo, di ascoltare cose straordinarie. Però le parole che Gesù pronunciò per commentare il passo del profeta andarono ben oltre qualunque previsione: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4, 21).

La Scrittura si è compiuta. Quello che dice non sono solo promesse, ma ormai è diventato una realtà. La Parola si è incarnata in Cristo. Quelli che lo ascoltano – e noi con loro – sono quei prigionieri, ciechi e oppressi, che ora possono ricevere la grazia del Signore. Dio, che si era avvicinato nella Sacra Scrittura, ora si è avvicinato a noi in modo insperato e inaudito: assumendo la nostra condizione umana. La parola di Dio acquista un significato nuovo. Scopriamo che, in realtà, tutta quanta essa parla di Cristo. «Dobbiamo riprodurre la vita di Cristo nella nostra vita. Ma ciò non è possibile se non attraverso la conoscenza di Cristo che si acquista leggendo e rileggendo la Sacra Scrittura e meditandola»[3].


«Come cristiani siamo un solo popolo che cammina nella storia, forte della presenza del Signore in mezzo a noi che ci parla e ci nutre [...]. È necessario, in questo contesto, non dimenticare l’insegnamento che viene dal libro dell’Apocalisse. Qui si insegna che il Signore sta alla porta e bussa. Se qualcuno ascolta la sua voce e gli apre, Egli entra per cenare insieme a noi (cfr 3, 20). Cristo Gesù bussa alla nostra porta attraverso la Sacra Scrittura; se ascoltiamo e apriamo la porta della mente e del cuore, allora entra nella nostra vita e rimane con noi»[4].

Non sempre riusciamo ad ascoltare Dio. Viviamo in un mondo in cui molte sono le parole, i rumori, le distrazioni. Certe volte, magari, ci sentiamo oppressi. Questo non ci aiuta in una cosa apparentemente tanto semplice come l’ascolto, l’attenzione riflessiva, l’accoglienza delle parole che realmente contano. Probabilmente questo è un aspetto che possiamo stimolare: chiedere al Signore di aumentare il desiderio di ascoltarlo quando la sua Parola viene proclamata durante la santa Messa, quando leggiamo la Bibbia per conto nostro, quando facciamo qualche momento di orazione meditando i testi sacri.

«Quando si ama una persona si desidera sapere anche i minimi particolari della sua esistenza, del suo carattere, per avvicinarsi il più possibile a lei. Per questo dobbiamo meditare la storia di Cristo [...]. È necessario conoscerla bene, averla ben presente nella mente e nel cuore in modo che, in ogni momento, senza più bisogno di libri, chiudendo gli occhi, possiamo contemplarla come in un film»[5]. Su questa strada di ascolto della Sacra Scrittura ci accompagna la Madonna, che fu chiamata beata perché credette nel compimento di quello che il Signore le aveva detto (cfr. Lc 1, 45). Chiediamo a Maria che, come lei, sappiamo accogliere e custodire nel nostro cuore quello che il Signore vuole trasmetterci con la sua Parola.


[1] Papa Francesco, Aperuit illis, 30-IX-2019, n. 15.

[2] Ibid., n. 3.

[3] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 14.

[4] Papa Francesco, Aperuit illis, 30-IX-2019, n. 8.

[5] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 107.