Meditazioni: Domenica della 1ª settimana di Quaresima (Ciclo A)

Riflessioni per meditare nella domenica della prima settimana di Quaresima. I temi proposti sono: Gesù è con noi nelle nostre debolezze; Le tentazioni cercano di indebolire la nostra filiazione divina; Il demonio vuole farci dubitare di Dio.

- Gesù è con noi nelle nostre debolezze

- Le tentazioni cercano di indebolire la nostra filiazione divina

- Il demonio vuole farci dubitare di Dio


Ogni anno, nella prima domenica di Quaresima, la Chiesa ci propone di meditare le tentazioni alle quali è stato sottoposto Gesù. Forse la prima volta che abbiamo ascoltato questo racconto siamo rimasti sorpresi che lo stesso Dio fatto uomo fosse sottoposto a una prova del genere. Gesù lo accetta, fra gli altri motivi, perché anche noi, quando sentiamo una tentazione, possiamo essere sicuri che egli è con noi e ci comprende. È quel che accadde, per esempio, a Santa Caterina da Siena. Dopo una notte in cui aveva sofferto molto, domandò: «Signore mio, dove eri quando il mio cuore veniva tribolato da tante tentazioni?». E sentì: «Ero proprio nel tuo cuore»[1].

Gesù lotta dentro di noi, con noi e per noi. Che pace ci dà sapere che possiamo vivere nelle difficoltà insieme a Lui! «Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso» (Sal 51, 14), esclama il salmista. «Cristo era tentato dal diavolo e in Cristo eri tentato tu – scrive sant’Agostino –, perché Cristo ha preso la tua carne e ti ha dato la sua salvezza, ha preso la tua mortalità e ti ha dato la sua vita, ha preso da te le ingiurie e ti ha dato gli onori, e prende ora la tua tentazione per darti la vittoria»[2].

Certe volte, quando pensiamo alla nostra debolezza, diventiamo molto tristi. Tuttavia Cristo, che era perfetto Dio e perfetto uomo, ha voluto subire anche lui le tentazioni; ha voluto attraversare quella soglia per stare con noi. «Il Signore è il nostro modello e pertanto, pur essendo Dio, permise che lo tentassero, perché ci riempissimo di coraggio, perché potessimo essere certi, con Lui, di uscirne vittoriosi. Se provi trepidazione d’animo in quei momenti, parla con il tuo Dio e digli: pietà di me, Signore, tremano le mie ossa. Trema tutta l’anima mia (Sal 6, 3 e 4). Lui ti dirà: non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni (Is 43, 1)»[3].


«Se tu sei Figlio di Dio» (Mt 4, 3): così il diavolo tenta Gesù, due volte. Con le stesse parole lo insultavano quelli che lo portarono alla croce. Queste tentazioni sono collegate con la filiazione divina, vogliono farla traballare, metterla in dubbio. Il demonio attacca dove può fare più danno, mette in discussione le cose più profonde. Ovviamente, alcune tentazioni ci invitano alla pigrizia, all’ira, alla comodità... Ma dietro a queste cose da poco, è messa in discussione la nostra condizione di figli di Dio. «Schiavitù o filiazione divina: questo è il dilemma della nostra vita. O figli di Dio o schiavi della superbia, della sensualità, dell’egoismo angoscioso»[4].

«O l’inferno o la fuga, non ci sono alternative»[5], diceva anche il santo curato d’Ars. Il rimedio, dunque, è ritornare nuovamente alla nostra condizione di figli. La nostra consolazione è la fiducia in ciò che può fare Dio che, come ogni buon Padre, per noi vuole il meglio. Agli occhi di un figlio le difficoltà non sono altro che quei momenti nei quali è chiaro chi è il padre. Certamente, potranno esserci dei momenti meno piacevoli, ma il figlio sa che si tratta di qualcosa di passeggero, è sicuro che arriverà la pace. In realtà, le tentazioni possono aiutarci a tenere presente che abbiamo bisogno di Dio, che non siamo autosufficienti e che abbiamo bisogno di gridare al Signore che ci liberi dal male. In tal modo, per chi ricorre all’aiuto di Dio, «le tentazioni e gli ostacoli che frappone il demonio l’aiutano di più; perché è Sua Maestà che combatte al suo posto»[6].


«Come un generale competente che assedia un fortino, il demonio studia i punti deboli dell’uomo che vuole mandare in rovina»[7]. Tuttavia, certi che Dio è più forte, in questo tempo di Quaresima possiamo renderci conto delle sue manifestazioni di amore verso di noi, che ci ha lasciato nella persona di suo Figlio. Ci piacerebbe avvertire anche il gesto più insignificante di Cristo che va verso Gerusalemme per dare la propria vita per gli uomini. Il tentatore, da parte sua, cerca di mentire e di farci insospettire della sua bontà. Così ha fatto con i nostri progenitori e lo stesso fa con il nuovo Adamo. «Diffida di Dio – ci sussurra –. Se fosse veramente tuo Padre non soffrireste la fame, non avreste problemi, non stareste sulla croce».

Il demonio ha tentato il Signore dicendo: «Se sei Figlio di Dio di’ che questi sassi diventino pane» (Mt, 4, 3). E proprio Gesù è diventato pane perché non ci manchi mai il cibo che dà vita. Il demonio Lo provocò anche dicendo: «Se tu sei figlio di Dio, gettati giù» (Lc 4, 5). E Dio non ha voluto evitare la morte di suo Figlio pur di salvare noi. In realtà, in ogni tentazione il demonio tenta di persuaderci con l’inganno più grande della storia: convincerci che Dio non ci ama, che Dio ci sta ingannando.

A Maria possiamo chiedere, con parole di san Josemaría, il coraggio di sapere che siamo figli di Dio pur nella debolezza, perché vogliamo godere dell’amore di Dio. «Madre! – Chiamala forte, forte. – Ti ascolta, ti vede forse in pericolo e ti offre, santa Maria tua Madre, con la grazia di suo Figlio, la consolazione del suo grembo, la tenerezza delle sue carezze: e ti sentirai rinfrancato per la nuova lotta»[8].


[1] Santa Caterina da Siena, Il Dialogo, Parte II, cap. III.

[2] Sant’Agostino, Commento del Salmo 60.

[3] San Josemaría, Lettera, 2, 20a.

[4] San Josemaría, Amici di Dio, n. 38.

[5] Santo Curato d’Ars, Sermone sulla perseveranza.

[6] Santa Teresa d’Avila, Libro delle Fondazioni, 11, 7.

[7] San Tommaso d’Aquino, Sul Padrenostro.

[8] San Josemaría, Cammino, n. 516