Meditazioni: Domenica della 28ª settimana del Tempo Ordinario (ciclo A)

Riflessioni per meditare nella domenica della ventottesima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Il banchetto che ci attende; Invitare tutti alla festa; Gustare i beni del Signore.

- Il banchetto che ci attende

- Invitare tutti alla festa

- Gustare i beni del Signore


«Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano» (1Cor 2, 9). Non ci sono parole per esprimere la pienezza di felicità che il Signore vuole dare all’essere umano. Come spiegano le prime parole del Catechismo della Chiesa: «Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà, ha liberamente creato l'uomo per renderlo partecipe della sua vita beata»[1].

Non avendo parole con le quali esprimere questa beatitudine alla quale Dio ci chiama, la Sacra Scrittura ricorre a immagini che possono aiutarci a intravederla. Il profeta Isaia, nella prima lettura della Messa, ci parla di uno splendido banchetto che «preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l'ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato» (Is 25, 6-8).

Abbondanza, visione faccia a faccia, consolazione, pienezza di una vita senza fine. È questo il destino che ci attende, il «premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù» (Fl 3, 14). «Pensa all'Amore che ti attende in cielo, raccomandava san Josemaría, ravviva la virtù della speranza, che non è mancanza di generosità»[2]; vuol dire che «non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura» (Eb 13, 14), della nostra casa, dove ci attende nostro Padre Dio. «Il Cristianesimo non annuncia solo una qualche salvezza dell’anima in un impreciso al di là, nel quale tutto ciò che in questo mondo ci è stato prezioso e caro verrebbe cancellato, ma promette la vita eterna, “la vita del mondo che verrà”, niente di ciò che ci è prezioso e caro andrà in rovina, ma troverà pienezza in Dio»[3].


Gesù riprende l’immagine del banchetto preparato da Dio per tutti i popoli, ma aggiunge una sfumatura: il Signore vuole contare su di noi per far giungere a tutte le genti l’invito a questo grande banchetto. Desidera che condividiamo con tutti la nostra speranza, che arriviamo in cielo accompagnati da molta gente. Allo stesso tempo, ci avverte contro un ostacolo che magari potremo incontrare nel compiere questa missione: il rifiuto. «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire» (Mt 22, 2-3). Di fronte al primo rifiuto, il Signore dice ai suoi servi di avere pazienza, di esporre con maggiori dettagli agli invitati la meraviglia che li attende, e la gioia che ha il Signore per la loro partecipazione alla festa (cfr. Mt 22, 3-4); «ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero» (Mt 22, 5-6).

In questo racconto si percepisce l’amarezza del Signore di fronte all’esperienza del rifiuto da parte degli uomini, un rifiuto che va dalla fredda indifferenza sino all’opposizione violenta. Ma il Signore non si scoraggia nel suo desiderio di fare felice l’essere umano, e chiede anche a noi di non arrenderci: «Andate ora ai crocicchi delle strade e invitate alle nozze tutti quelli che troverete» (Mt 22, 9). Invece di annullare il banchetto o di limitarsi a ospitare soltanto i propri parenti o amici più intimi, estende la sua chiamata a tutti, senza eccezione alcuna, perchè «vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità» (1Tm 2, 4). «Sulla barca della Chiesa ci dev’essere spazio per tutti: tutti i battezzati sono chiamati a salirvi e a gettare le reti, impegnandosi in prima persona nell’annuncio del Vangelo. (...) A noi, come Chiesa, è affidato il compito di immergerci nelle acque di questo mare calando la rete del Vangelo, senza puntare il dito, senza accusare, ma portando alle persone del nostro tempo una proposta di vita, quella di Gesù: portare l’accoglienza del Vangelo, invitare alla festa»[4].


Alcuni degli invitati rifiutano l’invito al banchetto perché sono già impegnati in altri affari; preferiscono saziarsi a modo loro, con quello che gli viene da un relativo benessere. Altri, invece, partecipano al banchetto con il chiaro scopo di saziarsi, ma vengono cacciati per non essersi presentati con il vestito adatto; cioè, non sono pronti a gustare ciò che il Signore ha preparato.

«So vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza, dice san Paolo nella seconda lettura, sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza» (Fl 4, 12). Se l’apostolo può dire questo è perchè ha sperimentato il farsi alimentare da Dio, per questo, afferma che può tutto in colui che gli dà forza (cfr. Fl 4, 13) e può incoraggiare con sicura certezza i filippesi: «Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù» (Fl 4, 19).

Il cielo sarà un lasciarsi saziare da Dio in un banchetto che ci ha preparato. Ma, per poterne godere, è necessario imparare ad assaporare le cose del Signore, evitando le cose secondarie che atrofizzano il nostro desiderio. «Pensa quanto è gradito a Dio nostro Signore l'incenso che è bruciato in suo onore; pensa anche a quanto poco valgono le cose della terra, che appena cominciate sono già finite… Invece, un grande Amore ti aspetta in Cielo: senza tradimenti, senza inganni: tutto l'Amore, tutta la bellezza, tutta la grandezza, tutta la scienza…! E senza stancare: ti sazierà senza saziarti»[5].

La Madonna presedierà, accanto al suo Figlio, il banchetto finale. A lei possiamo chiedere di insegnarci a gustare il cibo che Dio ci dà e ci sostenga nella nostra missione di attrarre molte altre anime alla festa del cielo.


[1] Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1.

[2] San Josemaría, Cammino, n. 139.

[3] Benedetto XVI, Omelia, 15-VIII-2010.

[4] Francesco, Omelia, 2-VII-2023.

[5] San Josemaría, Forgia, n. 995.