Meditazioni: 12 maggio, beato Álvaro del Portillo

Una riflessione per meditare nella festa del beato Álvaro. I temi proposti sono: Fiducia nella grazia di Dio; Una lealtà umile e gioiosa al servizio degli altri; Il beato Álvaro è stato un buon pastore.

- Fiducia nella grazia di Dio

- Una lealtà umile e gioiosa al servizio degli altri

- Il beato Álvaro è stato un buon pastore


Oggi celebriamo la memoria liturgica del beato Álvaro del Portillo, che coincide con l’anniversario della sua prima comunione, e a quella di un centinaio di compagni del collegio nel quale studiava. Qualche tempo dopo quell’evento, don Álvaro ricordava che per prepararsi adeguatamente era andato a confessarsi e che «era uscito dal confessionale sereno e gioioso»[1]. Da quel giorno, si accostò periodicamente al sacramento del perdono. Poi, dopo aver ricevuto per la prima volta il Signore nell’Eucarestia, continuò ad andare diversi giorni della settimana alla Messa che era celebrata nel collegio del Pilar.

La devozione semplice di quel bambino riporta la nostra attenzione all’ambiente di allora, ma impressiona molto sapere che il beato Álvaro abbia mantenuto sempre nel suo cuore un amore vibrante, riconoscente e in crescita per i sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia. Nel 1983, per esempio, confidava a un gruppo di persone: «Sessantadue o sessantatré anni che continuo a comunicarmi ogni giorno ed è come una carezza di Dio»[2]. E nel settembre del 1993 nel corso di una riunione familiare, rispose così a una domanda su quale fosse stata la sua più grande gioia sino a quel momento: «La mia gioia più grande, figlio mio, è ricevere la grazia di Dio: ogni volta che il Signore mi perdona nella Confessione, ogni volta che viene in me nella Comunione»[3].

Anche se era un uomo di grandi qualità umane, il beato Álvaro «sapeva che la grazia di Dio poteva fare nella sua vita più di quello di cui era capace di immaginare»[4]. Per questo motivo, ripeteva frequentemente una giaculatoria che mostra la sua fiducia nel potere di Dio: “Grazie, perdono, aiutami di più”. «Sono parole che mostrano gratitudine di fronte a ciò che non meritiamo, riconoscimento della propria debolezza, e richiesta della forza necessaria per giungere alla felicità più grande, che è l’unione con Dio. Sono le prime parole che le madri insegnano ai loro figli piccoli. Chiediamo a Dio questo cuore di bambini che si sentono veramente incapaci senza l’aiuto del loro padre»[5].


Il 7 luglio del 1935 fu un giorno decisivo nella vita di don Álvaro. Quel giorno, dopo alcune ore di ritiro spirituale, decise di dedicarsi a Dio nell’Opus Dei. Cominciò subito un percorso di fedeltà: una «Fedeltà indiscussa a Dio, anzitutto, nel compimento pronto e generoso della sua volontà; fedeltà alla Chiesa e al Papa; fedeltà al sacerdozio; fedeltà alla vocazione cristiana in ogni istante e in ogni circostanza della vita»[6]. All’inizio il Signore premiò la prontezza della sua risposta facendogli sentire una gioia debordante e un entusiasmo interiore. Presto, assieme alla crescita spirituale, questa gioia si fece più riflessiva e profonda: l’entusiasmo iniziale lasciò il passo alla maturità e a una sicurezza ferma, fondata sulla fiducia in Dio. In pochi anni, acquisì la tempra adeguata per diventare un sostegno imprescindibile del fondatore dell’Opera e, poi, il suo primo successore.

«Se mi chiedete: è stato eroico qualche volta? – diceva san Josemaría riferendosi al beato Álvaro –, vi rispondo: sì, molte volte è stato eroico, molte; di un eroismo che sembra una cosa ordinaria. Vorrei che lo imitaste in molte cose, ma soprattutto nella lealtà. In questi tanti anni della sua vocazione, ci sono state molte occasioni, umanamente parlando, di arrabbiarsi, di infastidirsi, di non essere leale; e ha mantenuto sempre un sorriso e una fedeltà incomparabili»[7].

Il Signore da ciascuno di noi si aspetta che siamo fedeli al Vangelo, uomini e donne di fede che portino una visione soprannaturale in tutti gli ambiti dell’esistenza umana: nella famiglia, nell’amicizia, nel lavoro, o nella collaborazione con gli altri per portare avanti una iniziativa apostolica. Siamo chiamati a coltivare una fedeltà sorridente, frutto di una umiltà, semplicità, serenità e pace come quelle che riempivano il cuore del beato Álvaro che, anche senza volerlo, trasmetteva intorno a sé.

In questo giorno di festa possiamo chiedere a Dio, per intercessione di don Álvaro, di infondere nei nostri cuori «gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2, 5). In tal modo, la nostra fedeltà rifletterà un atteggiamento sempre accogliente e comprensivo, un servizio agli altri che, tra l’altro, ci porterà a condividere con molte persone i doni che abbiamo ricevuto dal Signore.


Il 15 settembre del 1975, don Álvaro venne eletto successore di san Josemaría. Il 28 novembre del 1982, il papa Giovanni Paolo II eresse l’Opus Dei a prelatura personale e lo nominò prelato. Nel 1991, gli conferì l’ordinazione episcopale. Nei quasi venti anni a capo dell’Opera, il beato Álvaro fu un «servo fedele e prudente» (Lc 12, 42) pienamente impegnato nella missione che Dio gli aveva affidato, vivendo le virtù del buon pastore. «Cercò sempre di guidare le anime alla vita eterna, mostrando – anche nella sua lotta spirituale e umana per camminare con il Maestro – la traccia che conduce alla santità; pensando non solo ai fedeli della Prelatura, ma anche alle tante persone che gli chiedevano consiglio o una parola di incoraggiamento per la loro vita spirituale, pensando al bene delle anime e della Chiesa (...). Quanto ha pregato, chiedendo luce al Signore per saper guidare il proprio gregge e le persone che andavano da lui!»[8].

Come è stato sottolineato in occasione della sua beatificazione: «Era notorio il suo amore per la Chiesa, sposa di Cristo, che servì con un cuore spoglio di interessi mondani, alieno alla discordia, accogliente con tutti e sempre alla ricerca del buono negli altri, di ciò che unisce, che edifica. Mai un lamento o una critica, nemmeno in momenti particolarmente difficili, piuttosto, come aveva imparato da san Josemaría, rispondeva sempre con la preghiera, il perdono, la comprensione, la carità sincera»[9].

Possiamo chiedere alla nostra Madre del cielo di ottenerci dal Signore un amore ogni giorno più intenso per le anime, per la Chiesa e per il Papa. Il desiderio di crescere sempre in questo amore era molto radicato nel cuore del beato Álvaro, che con semplicità e devozione pregava così durante un pellegrinaggio al santuario di Fatima: «So che ci ascolti sempre, ma siamo venuti ugualmente da Roma per dirti quello che già sai: che ti amiamo, ma che vogliamo amarti di più. Aiutaci a servire la Chiesa come vuole essere servita: con tutto il cuore, con impegno assoluto, lealmente e fedelmente»[10].


[1] Javier Medina Bayo, Álvaro del Portillo, Ares, Milano, 2014, p. 34.

[2] Ibíd.

[3] Beato Álvaro, Note da una riunione familiare, 15-IX-1993.

[4] Mons. Fernando Ocáriz, Omelia, 11-V-2019.

[5] Ibíd.

[6] Congregazione delle Cause dei Santi, Decreto sulle virtù eroiche del servo di Dio Álvaro del Portillo, 28-VI-2012.

[7] San Josemaría, Parole pronunciate nel corso di una riunione familiare, 11-III-1973.

[8] Javier Echevarría, Omelia, 13-V-2016.

[9] Francesco, Lettera al Prelato dell’Opus Dei in occasione della Beatificazione don Álvaro del Portillo, 16-VI-2014.

[10] Beato Álvaro, Preghiera davanti alla Vergine di Fatima, 25-I-1989.