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Il Catechismo della Chiesa, parlando di coloro che sono già in Paradiso, dice che «“sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono “così come egli è”» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1023). Spiega anche che questa contemplazione di Dio nella sua gloria è chiamata dalla Chiesa “visione beatifica”.

È difficile per noi sulla Terra immaginare la gioia che avremo nel guardare Dio faccia a faccia, in tutta la sua gloria e maestà. Anche se pensi al tramonto più bello, alla canzone che ti piace di più, al film che ti diverte di più... nulla si avvicina neanche lontanamente.

“Ho capito”, potresti dirmi. “Il Paradiso è qualcosa che non riesco a concepire. Allora perché me ne parli?”

Perché in questo articolo voglio spiegarti un po’ cosa sia la contemplazione in mezzo al mondo. In sostanza, è come un anticipo, uno spoiler di quello che sarà la vita in Paradiso, nella quale guarderemo Dio e - cosa ben più importante - saremo guardati da Lui.

Cos’è la contemplazione di Dio in mezzo al mondo?

Cosa significa “guardare” Dio? Per capirlo, dovremmo partire dalla definizione di questo verbo. Il Dizionario Devoto-Oli lo definisce come «soffermare lo sguardo su qualcosa o qualcuno». Ma non vorrei fermarmi a questa definizione. Guardare una persona va oltre il semplice vederla. Guardare implica prestare attenzione, riconoscere l’altro.

Cosa succede, quindi, quando guardi qualcuno che conosci molto bene? Pensa al tuo migliore amico, a tua madre, al tuo ragazzo. Solo guardandolo negli occhi ti rendi conto se è triste, emozionato o preoccupato. Guardare la persona amata è come scoprire la sua anima attraverso gli occhi.

Guardare Dio e saperti guardato, saperti osservato da Lui, è entrare in un’intimità così grande che non servono parole per dialogare. «Le parole vengono meno, la lingua non riesce ad esprimersi; anche l’intelletto si acquieta. Non si ragiona, si guarda!» (san Josemaría, Amici di Dio, n. 307). Si conosce perfettamente e si condivide persino il sentimento più profondo, la gioia più intima. Suona bene, vero?

Ora arriva la domanda da un milione di dollari: come posso farlo io? Penserai: “Va bene per i sacerdoti e i religiosi, che possono pensare a Dio tutto il giorno. A me tutto ciò sembra molto lontano”.

San Giovanni Paolo II afferma che le attività quotidiane sono un grande «mezzo di unione con Cristo» (2002), una grande opportunità per guardarlo e crescere in intimità con Lui. Riesci a immaginare quanto tutto ciò sia grande? Significa essere consapevoli che Dio ti accompagna in ogni momento, in qualunque attività, in qualsiasi pensiero o desiderio. Se la unisci a Lui e la fai per Lui, ogni realtà umana assume una “sfumatura divina”. Tutto si trasforma in un «dialogo d’amore che si compie nelle azioni» (san Giovanni Paolo II, 2002).

«La contemplazione non si limita allora ad alcuni momenti specifici durante il giorno (la Messa, la preghiera, la comunione), ma può abbracciare l’intera giornata, essere una preghiera continua» (Illanes, 2013). Fare sport, truccarti, bere un bicchier d’acqua, studiare, leggere un libro o guardare una serie... In ogni momento sei chiamato ad agire dal cuore di Dio, vivendo in intimità con Lui.

Possiamo dire quindi che la contemplazione è uno «sguardo fisso in Dio, senza soste e senza mai stancarsi» (Amici di Dio, n. 296). E non preoccuparti, «Dio concede la sua grazia affinché possa essere raggiunta in un’esistenza pienamente secolare e laicale» (Illanes, 2013), cioè nella tua vita normale. La contemplazione è pertanto un dono, che va chiesto a Dio con costanza.

Come posso essere unito a Dio durante la giornata?

Come farlo? Puoi iniziare offrendo a Dio la tua giornata ogni mattina. Digli che farai tutto per Lui, perché lo ami e vuoi fargli piacere. Ti può aiutare rinnovare questa offerta prima di iniziare ogni attività: “Signore, sto preparando la mia colazione per Te; studierò questa materia che non mi piace tanto, perché Ti amo”. Riempi la tua giornata di brevi frasi – giaculatorie - che ti servano per rimanere in un dialogo continuo con Dio e, con il tempo, arriverà il giorno in cui non avrai bisogno di parole: ti basterà lo sguardo per vivere in intimità con Lui.

Alcune possibili giaculatorie:

“Tu sei, o Dio, la mia forza”.

“Prega per noi, Santa Madre di Dio”.

“Oh Maria, madre mia! Sii la mia guida, notte e giorno”.

“Sono tuo, sono nato per te. Cosa vuoi Gesù da me?”

“Dolcissimo Cuore di Maria, preparaci una strada sicura”.

“Signora, che io veda! Signora, che sia!”.

“Giuseppe, sempre fedele, prega per noi”.

“Grazie, perdono, aiutami di più”.

“Gesù, aiutami a guidare quest’auto; che io non vada a urtare”.

«Questa è la contemplazione: un modo attivo di pregare, pur senza parole, intenso e sereno, profondo e semplice» (López, 2009). Significa “assaporare” l’amore di Dio in ogni momento, con la sicurezza di essere il suo figlio, il suo figlio prediletto. Perciò possiamo dire che «la vita contemplativa è la vita specifica dei figli di Dio» (López, 2009).

Saperti contemplato da Dio tutto il tempo diventa quindi una profonda fonte di sicurezza, poiché ti rende consapevole che il tuo valore risiede nel fatto che sai di essere amato così come sei. Questo non ti sprona a donare tutto per ideali grandi e universali?

San Josemaría diceva che «la felicità del Cielo è per coloro che sanno essere felici sulla terra» (Forgia, n. 1005). Ora hai una sfida: la sfida di trasformare tutte le tue attività, gli impegni, i sogni e le paure, le gioie e le tristezze, in opportunità per guardare Dio e per saperti contemplato da Lui. In questo modo, la tua vita diventerà uno spoiler del Paradiso, e inizierai a godere un po’ della felicità eterna già da ora.

Bibliografia

  • Giovanni Paolo II, Discorso al Congresso "La grandezza della vita ordinaria", nel centenario della nascita del Beato Josemaría, 12-I-2002, n. 2.
  • San Josemaría, Amici di Dio, n. 307.
  • San Josemaría, Forgia, n. 1005.
  • J. López, Lavorare bene, lavorare per amore, 2009
  • Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1023
  • José Luis Illanes, Contemplativos en medio del mundo, en AA.VV., Diccionario de San Josemaría Escrivá de Balaguer, 2013.