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Elena ha 21 anni, Francesco 25. Entrambi provengono da famiglie cristiane e hanno sempre partecipato attivamente alla vita delle rispettive comunità. Ma sia Elena che Francesco, a un certo punto della loro vita e in modi diversi, si sono accorti che erano alla ricerca di qualcosa di diverso da quello che avevano vissuto fino a quel momento.

Fraternità è una community come tante altre, ma che vuole rendere concreto nella vita dei giovani il messaggio di Gesù, tramite soprattutto la comunicazione e gli eventi in presenza.
Francesco, Social Media Manager di Fraternità

Elena e Francesco sono una Sorella e un Fratello “custode” di Fraternità: una quarantina di ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia che hanno pronunciato delle promesse («che non sono dei “voti”», ci tiene a precisare Elena). Queste sono alcune delle “promesse”: andare a Messa anche un giorno feriale, confessarsi almeno una volta al mese, recitare una decina di rosario al giorno e un rosario a settimana, leggere il Vangelo tutti i giorni e condividerlo, prendersi cura dei fratelli e delle sorelle, pregare la compieta (una parte della liturgia delle ore).

Elena, al centro, con due amiche alla GMG di Lisbona

Francesco, da PR in discoteca a presentatore del raduno di Loreto

«Nell’estate del 2020 uno dei miei migliori amici entrò in seminario - racconta Francesco, che oltre a occuparsi dei social media di Fraternità è anche Social Media Manager per Holyart -. Mi diede la notizia prima che entrassimo in campo per una partita di calcetto. Lo sguardo innamorato con cui lo disse mi spiazzò

Io ero convinto di essere la persona più felice del mondo: una famiglia unita, attivo in oratorio, dei bei voti a scuola e all’università, una fidanzata storica, facevo il PR in discoteca e organizzavo le feste più cool della città

Come fa a voler fare il prete e a essere così sicuro e felice per il suo futuro?” Mi mise in crisi».

Dopo la fine della triennale di economia aziendale in una prestigiosa università italiana, Francesco decide di non proseguire lì con la magistrale e inizia un periodo di ricerca aiutato dal suo direttore spirituale. Nel dicembre del 2021 incontra don Alberto Ravagnani alla presentazione di un suo libro, e lo ringrazia perché i contenuti che produceva sui social in quel periodo lo stavano sostenendo: «Don Alberto mi invitò ad andarlo a trovare a casa sua, nell’oratorio di Busto Arsizio. Arrivato lì, qualche tempo dopo, non feci in tempo a suonare il campanello che mi ritrovai in macchina con don Alberto e due ragazzi dell’oratorio di Busto, in direzione di un monastero vicino Firenze. Dentro al monastero c’erano sessanta ragazzi provenienti da varie parti d’Italia, tutti contenti di trovarsi lì per pregare insieme. Non ci capivo molto, scoprii più tardi che era la festa dei diciott’anni di due ragazzi di quel gruppo. Il giorno dopo tornammo a Busto, dove mi fermai per una settimana».

Ad agosto 2022, a Loreto, ci fu il primo raduno dei ragazzi e delle ragazze che negli anni precedenti avevano conosciuto don Alberto ed erano diventati amici tra di loro: iniziò “ufficialmente” Fraternità: «Io finii a fare il presentatore - racconta Francesco -, non so bene perché, forse per il mio passato di PR che mi aiutava a essere spigliato sul palco. La pagina di Instagram, aperta in quell’occasione, ci “scoppiò” in mano, e iniziai a occuparmene da subito insieme agli altri».

Per trovare la propria vocazione bisogna cercarla

Dopo quel primo raduno, Francesco si sentì chiamato in causa nel fare in modo che quell’esperienza di amicizia fosse disponibile a un numero sempre più grande di persone, mettendosi in gioco e andando a vivere per alcuni mesi nell’oratorio di Busto Arsizio. «A volte c’è il rischio di fare delle bellissime esperienze però manca la progettualità, manca il discernimento per la propria vocazione. Io volevo prendermi sul serio, ma sapevo che non poteva essere una soluzione definitiva. Per questo dopo alcuni mesi con don Alberto tornai a vivere nella mia città, continuando a impegnarmi nel servizio per Fraternità e a coltivare le mie amicizie».

«Il fatto che il primo grande evento del Giubileo 2025 sia dedicato alla comunicazione - termina Francesco - è un segno. Mi rendo conto sempre di più che la Chiesa si sta chiedendo, con i suoi tempi, quale sia il ruolo della comunicazione, per esempio con il progetto “La Chiesa ti ascolta”. Con il mio impegno professionale nel mondo della comunicazione vorrei portare a più persone possibili dei buoni valori condivisibili da tutti».

Elena: l’amicizia salva

Elena, originaria di Firenze, studia a Verona Comunicazione e marketing: «Quello che faccio per Fraternità sui social mi fa mettere in pratica quello che imparo all’università. Partecipai al primo raduno di Fraternità nell’estate della maturità, e decisi di rimandare l’università, lavorando in un asilo nido. Stavo vivendo una crisi: avevo concluso il percorso con gli Scout, prendendo la “partenza”, ma non sapevo bene dove mettermi al servizio. Andai a vivere nell’oratorio di Busto Arsizio, aiutando nell’accoglienza dei tanti giovani che passavano di lì e nella comunicazione delle attività di Fraternità».

Invece di iscriversi all’università in un corso regolare, Elena si è iscritta a un master in Comunicazione sociale per le imprese, tramite uno dei due posti riservati a diplomati, proprio perché quello che aveva fatto con Fraternità le è stato riconosciuto come esperienza lavorativa.

«Iniziai a fare direzione spirituale con suor Chiara, una sorella salesiana di Busto che sostiene con la propria preghiera e con le proprie forze le attività dell’oratorio. Capii che per me era giunto il momento di staccarmi da casa e andai a vivere a Milano con altre tre ragazze di Fraternità, trovando provvidenzialmente un appartamento vicinissimo alla parrocchia di san Gottardo, dove don Alberto è andato a vivere dopo Busto».

«Fraternità è la mia casa. Qui ho trovato dei fratelli e delle sorelle che mi hanno salvato, ho fatto l’esperienza di questo amore gratuito senza volere niente indietro. Quando io penso a queste amicizie le riconosco veramente come il dono più grande della mia vita. L’esperienza di Fraternità è spontanea, perché è una storia di amicizia tra tre ragazzi di Busto, che hanno contagiato altri ragazzi e ragazze con questo stile».

Ne vale la pena?

«Sto scoprendo chi sono, quali sono i miei talenti, cosa mi piace fare a livello di studio e professionale e sento che questo mondo della comunicazione mi piace e mi appassiona. Sento che c’è il bisogno di raccontarlo e dare al mondo questo messaggio di speranza. Sogno che in qualche modo la mia vita si incastrerà ancora e ancora con Fraternità».

Sto imparando che la felicità è una questione di scelta. Cerco di chiedermi sempre: «Ne vale la pena?»

«Mi sembra una cosa molto bella che la comunicazione venga presa in così grande considerazione - conclude Elena -. La Chiesa ha la notizia più bella che ci sia, e tutti noi che ne facciamo parte siamo chiamati a imparare a comunicarla. Il desiderio della Chiesa di dare spazio a chi nella sua vita professionale lavora nella comunicazione mi dà speranza».