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Ciò che veramente ci renderà belli agli occhi di Dio sarà solo il modo in cui lo abbiamo amato e come abbiamo amato i nostri fratelli.
  

In un’epoca in cui comandano i filtri, in cui l’autostima si misura con le visualizzazioni e l’amore sembra avere una data di scadenza, Carlo ci lancia questa frase come una bomba di verità. Senza giri di parole: «Ciò che veramente ci renderà belli agli occhi di Dio sarà solo il modo in cui lo abbiamo amato e come abbiamo amato i nostri fratelli».

Per Carlo, ciò che ti rende davvero attraente non sta nel tuo fisico, nel tuo stile o nei tuoi like, ma in come ami. Dio. Gli altri. E - spoiler - anche te stesso.

Viviamo circondati da specchi. Letteralmente e metaforicamente. Lo specchio del bagno. Lo specchio dei social. Lo specchio dell’opinione altrui. E tutti ci rimandano versioni diverse di noi. Alcuni ci distorcono, altri ci opprimono, altri ci ingannano.

Ma Carlo guardava in un altro specchio: quello di Dio. E in quello specchio, ciò che conta non è quanto sei alto, né cosa indossi, né chi impressioni. Ma chi ami. E come lo fai.

Perché Dio non guarda l’involucro. Guarda il cuore.

Come si ama “bene”?

Amare non sempre viene bene. Non sempre è facile. Non sempre viene naturale. Amare non è solo avere un buon rapporto con tutti, né mettere una faccia gentile per fare bella figura. Non si tratta nemmeno di costringersi a sentire cose che non si sentono. Il vero amore, quello che trasforma e lascia traccia, non riguarda le emozioni. Riguarda le decisioni. Amare è una forma concreta di vivere. Un modo di guardare. Di agire. Di esserci per gli altri.

Carlo Acutis lo capì così. Non aspettò di avere “feeling” con qualcuno per trattarlo bene. Non aveva bisogno che l’altro fosse simpatico, o che tutto gli andasse a favore. Lui aveva deciso di amare. Per questo era gentile con quelli che nessuno salutava, si alzava dal posto senza che glielo chiedessero, difendeva chi tutti lasciavano solo, regalava il suo tempo, la sua attenzione, il suo ascolto. Non perché gli avanzassero. Ma perché sapeva che in quei piccoli gesti si giocava qualcosa di grande.

Carlo amava nel concreto. Scomodamente. Nel quotidiano.
  

 E questo - più di qualsiasi filtro - lo rendeva bellissimo agli occhi di Dio.

Una sera, mentre andava a Messa con i suoi genitori, Carlo vide un senzatetto che dormiva su un cartone in mezzo alla strada. Rimase paralizzato. Non riuscì ad andare avanti. Si chinò, lo guardò con profonda pena e gli si riempirono gli occhi di lacrime. Arrivato a casa, insistette con i suoi genitori perché gli comprassero un sacco a pelo e glielo portassero. Da allora, gli portò del cibo ogni notte, per settimane. Anche in pieno inverno, Carlo arrivò a togliersi le proprie scarpe per darle a quell’uomo, tornando a casa scalzo, con solo le calze ai piedi. Non lo fece per eroismo. Lo fece perché non poteva non farlo. Perché amare, per lui, era questione di coerenza.

Forse oggi è un buon momento per chiederti: e io, come sono messo a bellezza interiore? Non si tratta di fare un esame con la lente d’ingrandimento, né di sentirsi schiacciati. Si tratta di fermarsi, respirare, guardarsi dentro. Amo solo quando mi è comodo, o anche quando mi costa? Sono disposto a servire, o mi accontento che siano gli altri a servire me? Giudico più di quanto ascolto? Mi interesso agli altri solo quando ne ho voglia? Come tratto le persone che non mi stanno simpatiche o che faccio fatica a capire?

Sono domande che danno un po’ fastidio, ma aprono. Domande che anche Carlo si poneva e che viveva con sincerità e con speranza. Perché sapeva che non si tratta di essere perfetti, ma di lasciarsi trasformare dall’amore. Giorno dopo giorno. Relazione dopo relazione.

Amare davvero non fa rumore. È una rivoluzione silenziosa.


La cosa più forte della sua vita non fu qualcosa di spettacolare. Non fece miracoli in vita né fondò nulla. Ma rivoluzionò il suo ambiente con qualcosa di più potente: gesti piccoli, costanti, reali. Amare davvero non fa rumore. È una rivoluzione silenziosa. È sostenere lo sguardo di chi è sempre solo. È non ridere alla battuta che ferisce. È salutare con gioia chi non si aspetta nulla. È ascoltare senza guardare il cellulare. È condividere ciò che hai. È perdonare, persino prima che ti chiedano perdono.

Tutto questo Carlo lo viveva con una profondità disarmante. Come se in ogni gesto, in ogni persona, in ogni minuto… si giocasse la sua eternità. E, in un certo senso, era proprio così. Perché alla fine della vita non ci verrà chiesto quanto abbiamo brillato sui social, ma quanto abbiamo amato davvero.

Forse questa è la grande sfida: amare oggi. Quelli che hai davanti. I difficili. Quelli che ti interrompono i piani. Amare senza scuse, senza rimandare, senza aspettare che l’altro lo meriti. Perché la bellezza che Dio vede in te non sta in ciò che appari, ma in come ami. E amare, come Carlo ci ha insegnato, è l’unica cosa che vale davvero la pena.

💡Consigli per allenare l’amore vero

Attiva la “modalità sguardo di Dio”
Prima di parlare con qualcuno, pensa: come lo vede Dio? Spoiler: non come lo vedi tu nei tuoi giorni più cinici.

Fai un gesto gratuito al giorno
Un messaggio di incoraggiamento, un favore non richiesto, un “come stai?” sincero. Uno al giorno. Vale molto più di quanto immagini!

Pulisci spesso il tuo cuore
L’odio, il rancore, il giudizio… sporcano. Vai a confessarti come chi lava il parabrezza: per vedere con chiarezza.

Ama anche te stesso
Sì, conta anche questo. Carlo si accettava, con i suoi difetti, perché sapeva che Dio non aveva sbagliato a crearlo. Neanche tu dovresti dubitarne.

La bellezza, per Dio, non si ritocca né si trucca. Si dona. Non serve che tu rientri in un canone, né che ti sforzi di sembrare interessante, né che viva come se ogni momento fosse una story da pubblicare. Quello che serve —davvero— è che tu ami. Che ti doni. Che viva dal cuore, senza nasconderti né proteggerti troppo. San Giovanni della Croce lo disse chiaramente: saremo giudicati sull’amore. E Carlo lo viveva come se quello fosse l’esame più importante della sua vita. Non per paura di essere bocciato, ma perché sapeva che amare ti cambia dentro, ti allarga l’anima, ti rende più te stesso.

Amare non è sdolcinato. È eroico. Carlo non fu un sentimentale con frasi carine. Fu un guerriero dell’amore vero. Di quell’amore che non si arrende, che si sporca le mani, che chiede perdono, che serve senza aspettarsi nulla, che si spende per gli altri. Per lui era chiarissimo: “Non mi interessa se vengo bene in foto, quanto se vengo bene al giudizio di Dio.” E questo lo rese un’icona senza bisogno di filtri. E tu? Forse oggi puoi iniziare da qualcosa di piccolo: amare qualcuno che non ti aspettavi di amare. Forse lì, senza accorgertene, comincia il tuo personale cammino verso il cielo.